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Te Deum a conclusione dell’anno civile

DIOCESI DI TRIESTE


TE DEUM


✠ Giampaolo Crepaldi


Chiesa Beata Vergine del Rosario, 31 dicembre 2018



Distinte Autorità, carissimi fratelli e sorelle,
1. Riuniti nella chiesa dedicata alla Madonna del Rosario, con la celebrazione del Te Deum desideriamo ringraziare il Signore per le grazie ricevute nel 2018 che sta per terminare e invocarLo di benedire il 2019 con il suo amore provvidente. Cantiamo il Te Deum perché crediamo fermamente che Cristo è il Signore del tempo. Come ci ha istruito il brano della Lettera ai Galati dell’Apostolo Paolo che abbiamo ascoltato, con Cristo è giunta a noi la pienezza dei tempi. Che cosa significa pienezza dei tempi? Significa che Cristo, con la sua incarnazione e risurrezione, si è posto al cuore del tempo, dando ad esso un senso nuovo. Significa anche vivere la nostra vita per Cristo, con Cristo e in Cristo; significa vivere della sua presenza nella Parola di Dio pregata, ascoltata, meditata; significa vivere della sua presenza nell’Eucaristia, cioè in comunione con la Trinità Santa e in comunione tra noi come fratelli e sorelle; significa vivere della sua presenza nell’incontro con il povero, con chi soffre. In questa ottica, tutto il tempo è tempo del Signore e il tempo va vissuto per Cristo, con Cristo e in Cristo.

2. Carissimi fratelli e sorelle, nel fare memoria di alcuni eventi che hanno caratterizzato la vita della nostra Chiesa tergestina nel 2018 desidero ringraziare il Signore per averci fatto la grazia di celebrare il 10° anniversario della beatificazione di Don Francesco Bonifacio, avvenuta nella Cattedrale di San Giusto il 4 ottobre del 2008. Fu un giorno memorabile per la nostra Chiesa perché venivano riconosciute le virtù di un suo figlio che aveva testimoniato la fede in Cristo fino all’effusione del sangue; fu un giorno memorabile anche per la città di Trieste perché il martirio di quel prete, buono e integerrimo, era avvenuto in un quadro di odio e di violenza. Ora, dopo dieci anni, quel giorno deve essere tenuto a memoria prima di tutto da noi cristiani per la vigorosa testimonianza di fede che continua ad offrire e anche da tutti i cittadini di Trieste, ammoniti a percorrere sempre la strada maestra della riconciliazione e della pace.


3. Carissimi fratelli e sorelle, desidero ringraziare il Signore per le innumerevoli grazie con le quali ha impreziosito nel 2018 la quotidianità della nostra vita ecclesiale. Ricordo, in primo luogo, la Visita pastorale che sto conducendo presso le parrocchie della Diocesi. Essa si presenta come una singolare opportunità di crescita nella comunione ecclesiale e di promozione di un rinnovato slancio missionario per far giungere a tutti la gioia del Vangelo, come indicatoci dal Santo Padre Francesco. In secondo luogo, ringrazio il Signore per averci concesso di prestare la nostra attenzione al mondo dei ragazzi e dei giovani con la promozione della prima giornata diocesana dello scautismo organizzata da tutte le aggregazioni scoutistiche cattoliche di Trieste – AGESCI, FSE, SCOUT SLOVENI, MASCI – che si sono proposte alla nostra città come una delle più significative realtà educative. In terzo luogo, ringrazio il Signore per l’aiuto che ci sta fornendo nel portare avanti la pastorale universitaria, dotata ormai di un suo profilo e proposta ben delineati, in un ambiente – quello dell’Università – che sappiamo tutti essere piuttosto allergico al messaggio cristiano. In quarto luogo, ringrazio il Signore perché la nostra Chiesa diocesana si sta muovendo con sempre maggiore convinzione verso il mondo degli anziani – vastissimo e articolato qui a Trieste -, con un’azione pastorale alimentata dalla convinzione che gli anziani sono prima di tutto un’enorme risorsa. Per ultimo, ringrazio il Signore per la testimonianza di carità offerta dalla nostra Chiesa, tramite la Caritas diocesana, le Caritas parrocchiali, la San Vincenzo, la Comunità di Sant’Egidio e tante altre realtà, con i loro generosissimi operatori e volontari, nel venire incontro alle pressanti situazioni di povertà e di bisogno. Ricordo, in particolare, di aver istituito i nuovi centri di ascolto Caritas presso la parrocchia di San Giacomo e di Roiano, dedicati alle nuove forme di povertà causate dalle dipendenze da gioco, da droga… che lacerano i tessuti familiare e sociale.


4. Carissimi fratelli e sorelle, vogliamo cantare il nostro Te Deum di ringraziamento per le tante grazie concesse dal Signore alla nostra Città che, anche tramite l’azione oculata e qualificata della sua Amministrazione comunale, vive un tempo di pace e di sviluppo. Desidero soprattutto ringraziare il Signore perché mi pare che, sia da parte dei responsabili comunali sia da parte di quelli regionali, si intenda trattare il tema della famiglia in modo più consono alla sua struttura naturale e alle sue autentiche necessità. Sappiamo bene che, al giorno d’oggi, la famiglia viene combattuta da molte iniziative legislative e politiche nonché da una diffusa cultura individualistica. La stessa possibilità della famiglia viene messa in questione alla radice mediante la sistematica separazione tra sessualità e procreazione da un lato e l’ideologia del gender dall’altro. Papa Francesco ha scritto: “Nessuna unione precaria e chiusa alla trasmissione della vita ci assicura il futuro della società” (Amoris laetitia, 52). Questa pregnante affermazione del Santo Padre ci dice che la famiglia naturale è all’origine della società, in quanto società vera e propria e precedente ogni altro consorzio umano, la quale, con la sua apertura alla vita proseguita nella formazione dei figli, assicura il futuro della società stessa. Ci dice anche che la famiglia è all’origine della socialità, ossia dell’accoglienza reciproca e della solidarietà tra i cittadini. Infatti l’accoglienza primordiale è quella nella coppia di sposi ed è in famiglia che si imparano le virtù sociali. Della famiglia bisogna fidarsi, alla famiglia bisogna affidarsi per il ruolo attivo e non passivo che può giocare nella società, ruolo che ha riflessi importanti e significativi sulle grandi questioni sociali del nostro territorio come le politiche del lavoro, della giustizia economica, della casa, dell’istruzione.


5. Carissimi fratelli e sorelle, il 21 maggio di quest’anno ho intitolato alla Beata Vergine Maria Madre della Chiesa, il primo altare a destra per chi entra nel santuario diocesano di Santa Maria Maggiore, dove la Madonna la si contempla mentre tiene in braccio Gesù Bambino. A conclusione di questo 2018 e in attesa del nuovo anno, a Maria affidiamo in particolare la nostra Chiesa diocesana: che sia una Chiesa unita nella testimonianza della fede; santa nei cammini di vita dei suoi membri; cattolica nell’annuncio missionario del Vangelo; apostolica nella fedeltà al Credo. A conclusione di questo 2018 e in attesa del nuovo anno, a Maria affidiamo la nostra città di Trieste: che sia una città operosa nel bene; che sia bella nell’anima; che sia generosa e di cuore.