DIOCESI DI TRIESTE
SANTA MESSA NELLA 60a GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI
✠ Enrico Trevisi
Parrocchia di San Giacomo Apostolo, 30 aprile 2023
Riprendiamo il messaggio del Papa per questa giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Sullo sfondo abbiamo la fedeltà di questi nostri fratelli e sorelle consacrati che oggi festeggiamo e gli altri che sono malati e non possono essere qui, ma che ricordiamo con stima e affetto. E anche tutte le coppie che festeggiano il loro anniversario di matrimonio.
Sullo sfondo teniamo anche il Salmo 22: Il Signore è il mio pastore che abbiamo appena pregato. Se c’è lui, il Signore, non mi manca niente. Se anche sono chiamato a percorrere valli oscure – e noi sappiamo tutti di averne attraversate e non sappiamo quelle che ancora ci aspettano – sappiamo anche che Dio è con noi: “non temo alcun male perché tu sei con me!”. Sentiamo la potenza di questa parola. Ricordo che in seminario me l’ero scritta sulla scrivania: Tu sei con me!
Anzi con lui c’è anche un ristoro, siamo rinfrancati. Lui ci imbandisce una mensa: e ad essa ora ci sentiamo invitati. Ci rigenera. Ci dona energie nuove, anche se l’età avanza.
Noi siamo «Scelti prima della creazione del mondo». Afferma il Papa: “Nel corso della nostra vita, questa chiamata, inscritta dentro le fibre del nostro essere e portatrice del segreto della felicità, ci raggiunge, per l’azione dello Spirito Santo, in maniera sempre nuova, illumina la nostra intelligenza, infonde vigore alla volontà, ci riempie di stupore e fa ardere il nostro cuore. A volte addirittura irrompe in modo inaspettato. È stato così per me il 21 settembre 1953 quando, mentre andavo all’annuale festa dello studente, ho sentito la spinta ad entrare in chiesa e a confessarmi. Quel giorno ha cambiato la mia vita e le ha dato un’impronta che dura fino a oggi”.
Ciascuno di noi… ha una sua unica e irripetibile storia di vocazione. Ringraziamo per come Dio è venuto a chiamarci, ha fatto irruzione nella nostra vita, ci ha dato conferme nel periodo di discernimento e di formazione e per come ora siamo qui. Cioè abbiamo risposto alla sua chiamata e abbiamo cercato di restarvi fedeli. Lui ha preso l’iniziativa e noi la risposta.
Il Papa afferma ancora: “Non c’è vocazione senza missione. E non c’è felicità e piena realizzazione di sé senza offrire agli altri la vita nuova che abbiamo trovato. La chiamata divina all’amore è un’esperienza che non si può tacere. «Guai a me se non annuncio il Vangelo!», esclamava san Paolo (1Cor 9,16). E la Prima Lettera di Giovanni inizia così: “Quello che abbiamo udito, veduto, contemplato e toccato – cioè il Verbo fatto carne – noi lo annunciamo anche a voi perché la nostra gioia sia piena” (cfr 1,1-4). … «Anche tu hai bisogno di concepire la totalità della tua vita come una missione» (n. 23). Sì, perché ognuno di noi, nessuno escluso, può dire: «Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 273). La missione comune a tutti noi cristiani è quella di testimoniare con gioia, in ogni situazione, con atteggiamenti e parole, ciò che sperimentiamo stando con Gesù e nella sua comunità che è la Chiesa. E si traduce in opere di misericordia materiale e spirituale, in uno stile di vita accogliente e mite, capace di vicinanza, compassione e tenerezza, controcorrente rispetto alla cultura dello scarto e dell’indifferenza”.
Si tratta di parole potenti che ci invitano ad uscire dalle nostre comodità. È il pastore che nel Vangelo, dopo aver radunato nell’ovile apre il recinto e spinge fuori. Dopo esserci rinfrancati, dissetati tramite la sua parola e la mensa che prepara per noi, poi siamo spinti fuori, in mezzo agli altri. Io sono una missione: questa è la ragione della mia vita.
A volte la missione ci può spaventare. Se io dovessi pensare a tutto quello che potrebbe capitarmi nel mio venire a Trieste, resterei paralizzato, ingabbiato in pensieri tristi prima ancora di attraversare le valli oscure che certamente ci saranno. Ma vorrebbe dire che conto solo su di me. Che non ho fede in quel Pastore che mi assicura di essere con me. Che mi dà ristoro e per me prepara una mensa. Certo che possiamo essere pecore erranti, come afferma la seconda lettura, ma possiamo divenire pecore itineranti dietro il buon pastore. Cioè ritrovare la gioia di seguirlo nelle sue vie.
Così afferma il Papa: “Quest’azione missionaria non nasce semplicemente dalle nostre capacità, intenzioni o progetti, né dalla nostra volontà e neppure dal nostro sforzo di praticare le virtù, ma da una profonda esperienza con Gesù. Solo allora possiamo diventare testimoni di Qualcuno, di una Vita, e questo ci rende “apostoli”. Allora riconosciamo noi stessi «come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 273)”.
La fedeltà di questi fratelli e sorelle è consolante. Ognuno così diverso. Ognuno ci ha provato e ci sta provando. E questa è la chiesa. Il meraviglioso poliedro di testimonianze differenti, di vite originalissime, di scelte incarnate nelle vicende irripetibili di un periodo storico ma tutti accomunati dal desiderio di vivere nell’amore del risorto e di coinvolgere altri. Così afferma il Papa:
“La Chiesa è appunto Ekklesía, termine greco che significa: assemblea di persone chiamate, convocate, per formare la comunità dei discepoli e delle discepole missionari di Gesù Cristo, impegnati a vivere il suo amore tra loro (cfr Gv 13,34; 15,12) e a diffonderlo tra tutti, perché venga il Regno di Dio”.
Invito a pregare per la fedeltà della vocazione ricevuta, a coltivarla con gioia e affidamento, con adeguate strategie. Ma anche a pregare per i ragazzi e i giovani. Siano illuminati dalla nostra testimonianza. E nella varietà delle sfaccettature del meraviglioso poliedro sappiano decidere: non si può far tutto, ma ci si può innamorare del Signore e testimoniarlo in una forma che ci attrae, nonostante tutte siano belle.
Preghiamo perché i giovani chiamati al matrimonio siano gioiosi nel decidersi di coltivare il loro amore per costruire la famiglia piccola chiesa domestica.
Preghiamo per i giovani chiamati alla vita consacrata: colgano l’ebrezza di essere profezia del Regno di Dio, di una fratellanza/sororità che fa ardere i cuori, che alimenta l’impegno a trasformare i sogni in realtà.
Preghiamo per i giovani chiamati al ministero ordinato, ad essere preti e diaconi: siano gioiosi nel servire la Parola, adoratori del mistero eucaristico che alimenta la vita di tutti, ministri di riconciliazione, capaci di edificare la Chiesa come mistero di comunione di carismi e vocazioni diverse. In una parola siano autentici pastori secondo il cuore di Cristo.
E da ultimo anche altre vocazioni. Ce ne sono altre da rispettare e stimare. Ricordo la mia maestra Zina, bravissima, tutta dedita alla scuola, al catechismo, ai poveri. Venerdì dopo la veglia, una giovane donna mi si accosta e mi dice: vescovo Enrico non si dimentichi di noi single. Astenendoci da ogni giudizio sulle persone, certo, anche in questa nostra preghiera ricordiamo chi sta vivendo in modo appassionato la sua fede da single. Come potremmo non amarli e incoraggiarli ad essere costruttori della chiesa e del mondo.
A tutti ripeto. Admirantes Iesum. Con gli occhi fissi e meravigliati guardiamo a Gesù e che ciascuno abbia la gioia e il coraggio di fare le sue scelte di fede e di testimonianza.