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Cammino sinodale 2021-2023 | Relazione


DIOCESI DI TRIESTE


Cammino sinodale 2021-2023


Relazione



PREMESSA

Nei primi due anni di fase narrativa, si è proceduto a coinvolgere realtà sia ad intra che ad extra: dalle parrocchie alla scuola, dagli uffici pastorali alle realtà del lavoro, dall’ecumenismo al vasto mondo scientifico cittadino. Cercando, in particolare, di sottolineare ed evidenziare le specificità di una città di confine, crocevia di culture e religioni.
L’ascolto ha permesso di far emergere la vitalità della Chiesa triestina ed il desiderio di dialogo da parte di chi viene superficialmente indicato come “lontano” o poco coinvolto nelle attività pastorali.
Sono stati presi in considerazione tutte e tre i Cantieri proposti dalla CEI (Strada e Villaggio; Ospitalità a Casa; Diaconie e Formazione spirituale), a cui ne è stato aggiunto un quarto meglio aderente alle caratteristiche della città di Trieste e che ha riguardato, in particolare, il rapporto con il mondo della scienza ed il dialogo interreligioso.
Vista, quindi, l’analisi svolta, l’attenzione è stata focalizzata essenzialmente su: giovani ed ambiente scuola; dialogo con i non credenti ed il mondo scientifico; formazione di laici e presbiteri.
Ovviamente sono emersi anche punti più deboli o da incrementare, ma anche in questo caso tutto è stato raccolto e discusso tramite scambi sinceri e privi di preconcetti, con alla base il desiderio di poter camminare insieme, in vero stile sinodale.

SINTESI DEI CANTIERI

Si propongono di seguito, sinteticamente, i principali elementi raccolti nella fase di ascolto e confronto con le diverse realtà coinvolte, in merito ai quattro cantieri analizzati.

1. Strada e Villaggio
A partire dalla Parola del Vangelo, il cantiere della strada e del villaggio ha rappresentato lo spazio per incontrare i “mondi” in cui i cristiani vivono e lavorano, dove camminano insieme con le varie espressioni della società. Particolare attenzione è stata dedicata all’ascolto dei giovani sia quelli che frequentano le parrocchie sia quelli che non frequentano e che sono stati coinvolti attraverso il mondo della scuola (quasi esclusivamente scuola secondaria di secondo grado, sia di lingua italiana che slovena, e ambiente universitario). Nella fase di ascolto, sono state sottolineate diverse priorità tra le quali la necessità di incrementare e favorire il dialogo intergenerazionale tra giovani e anziani, attraverso specifiche iniziative di confronto. In particolare per quanto riguarda la realtà giovanile, emerge la necessità di una testimonianza coerente e concreta, nonché di luoghi (in primis l’oratorio) inclusivi per tutti che consentano ad ognuno di esprimersi, riflettere e confrontarsi con gli altri alla luce della Parola. Anche l’uso dei social e del loro relativo linguaggio è stato spesso oggetto di confronto, mettendo in evidenza da una parte l’importanza di utilizzare i social per comunicare la fede, a partire dalla fraternità e con un linguaggio semplice e diretto, ma dall’altra la necessità di organizzare dei corsi per gli operatori, sulla creazione di contenuti da condividere per evitarne un uso scorretto ed esagerato.
I giovani, infine, sono spesso sensibili ai temi sociali, per cui potrebbero essere coinvolti maggiormente nelle attività caritative svolte nelle realtà parrocchiali.
In un tempo ossessionato dalla velocità e che prevede un continuo innalzamento dell’età pensionistica, inoltre, l’attenzione è stata posta anche sul mondo anziano, per il quale sarebbe auspicabile creare spazi di maggior coinvolgimento nelle parrocchie, nonché rapporti con le realtà aziendali, al fine supportare anche l’ultimo periodo lavorativo prima della pensione. Non di minor importanza, è stata la riflessione sulla necessità di seguire le persone anziane nelle numerose case di riposo esistenti nel nostro territorio. Si tratta di un’attività preziosa sia dal punto di vista del malato che da quello di chi aiuta. Se il paziente è il soggetto, la chiave della cura è la relazione.
Si avverte, infine, la mancanza in generale di una vera e propria “Pastorale della sofferenza” che possa affrontare le problematiche di vecchiaia, malattia e morte alla luce della fede, in modo tale da poter dare un senso cristiano a questi avvenimenti.

2. Ospitalità a Casa
Le parole chiave di gran lunga più ricorrenti, nei diversi interventi, sono state “ascoltare”, “accogliere”, “testimoniare”, “camminare assieme”. Solo così, come esplicitamente riportato in una citazione virgolettata, “potrà essere superata la non credibilità della Chiesa.” A volte le medesime quattro parole vengono declinate come bisogno di dialogo, come richiesta di non venir giudicati, di prendersi del tempo per la presenza, intesa come relazione reale, di farsi vicini nella vita quotidiana delle persone, di instaurare relazioni autentiche e non superficiali.
Per poter far sentire la Chiesa come una vera casa accogliente, appare prioritario l’impegno dell’evangelizzazione e della rievangelizzazione che possa affermare e testimoniare la centralità di Gesù Cristo. Gli uomini e le donne del nostro tempo chiedono innanzitutto di essere accolti, valorizzati ed ascoltati, di non sentirsi giudicati, di ricevere una testimonianza seria e coerente con il Vangelo. Si chiede una relazione che non sia anonima. Ciò sembra di più facile realizzazione in piccoli gruppi dove le persone possano conoscersi personalmente.
Infine, in questo contesto, che vede la Chiesa immagine della casa e della vita familiare, le strutture (Consiglio Pastorale, Affari economici, ecc.) devono rimanere sempre un mezzo, diventando un luogo per il discernimento, volto al fine della maggior comunione ecclesiale, la testimonianza e l’evangelizzazione.

3. Diaconie e Formazione spirituale
Immagine simbolica di quanto emerso dal terzo cantiere è quella del mosaico, ossia la capacità di ritrovare ognuno il suo specifico sia dal punto di vista umano sia vocazionale, per contribuire, con la propria parte unica e irripetibile, alla creazione del Regno come le tessere di un mosaico.
L’attenzione è stata posta, in particolare, sulla formazione dei presbiteri e dei laici impegnati nelle parrocchie. Nel primo caso, si ritiene che i presbiteri possano ricevere un aiuto, nella propria formazione, dalla testimonianza di vita cristiana di laici (uomini, donne e coppie sposate) che sono immersi nella quotidianità e nell’esempio di accoglienza, di servizio e di attenzione agli altri, vissuta nel mondo secolare.
Per quanto riguarda, invece, i laici viene richiesto un maggior coraggio nel proporre temi “impegnativi”, aderenti alle problematiche attuali, ed una maggiore creatività per suscitare domande di senso e darvi risposta, pensando anche a persone con scarsa o nulla formazione cristiana. Necessario, inoltre, saper sempre valorizzare il senso di appartenenza ed il sentirsi Chiesa. Infine, dalla fase di ascolto, è emersa la necessità di un'alleanza educativa tra scuole, ricreatori, parrocchie in modo tale da poter raggiungere persone che ora restano ai margini.
In entrambi i casi, un rischio ricorrente è quello dell’efficientismo a cui si può ovviare facendo in modo che l’operatività sia conseguenza della contemplazione e della propria vita di fede. Importante, allora, appare saper valorizzare celebrazioni e momenti di preghiera comunitari.

4. Rapporto tra Chiesa e città di Trieste
I lavori relativi al quarto cantiere sono quelli più caratterizzanti il contesto specifico di Trieste ed hanno riguardato sia il dialogo interreligioso e con i non credenti sia quello con le realtà scientifiche che operano in città.
Partendo dal presupposto che sono imprescindibili le domande interiori (“Signore, cosa devo fare?” o “chi sono io per giudicare?”), occorre aver chiaro che il perno per avvicinare i non credenti è l’oblatività assieme alla coerenza, che danno concretezza al Vangelo nella vita, accanto alla ragionevolezza, che argomenta la fede e la Chiesa nel mondo dominato dall’informazione. In questo caso, così come nel dialogo ecumenico e interreligioso, è necessario coltivare la conoscenza e stimolare la messa a fattor comune delle rispettive esperienze, e la cultura, primo ponte tra le persone.
Nella Trieste città della scienza, invece, la Chiesa può proporsi come punto di incontro con le comunità scientifica e accademica, basato sulla conoscenza approfondita, che parte dalla persona e ad essa ritorna.

ESPERIENZE DA VALORIZZARE

Tra le piacevoli sorprese scaturite da questi primi due anni di cammino, c’è l’evidenza delle tante iniziative e proposte che già attualmente vengono realizzate in Diocesi. A volte, infatti, si registra una certa difficoltà nel far circolare le informazioni e questi due anni sono stati anche occasione per condividere il positivo presente nelle diverse realtà.
Si è scelto di sottolineare in particolare tre iniziative, su tre differenti tematiche:

● Verso i giovani: in questo caso, è stata posta attenzione alle due emergenze sottolineate nella fase narrativa ed in particolare alla necessità di interazione con la realtà più anziana e sulla formazione. In alcune parrocchie, vengono già proposti momenti di scambio tra realtà anziana e giovanile, come ad es. corsi di cucina, nei quali i più anziani possano portare e concretamente condividere la loro esperienza. Altrettanto importante la formazione che sappia mettere al centro il Vangelo. I giovani chiedono alla Chiesa di essere se stessa, per cui vengono apprezzati e ben frequentati gli incontri che, partendo dalla Parola di Dio, permettano sia la condivisione di vita sia la conoscenza del Magistero su temi attuali (dall’aborto all’eutanasia).

● Nelle parrocchie: oltre alla classica apertura degli oratori nella fascia pomeridiana, nei periodi estivi, viene proposta la celebrazione di alcune Messe nei giardini rionali, in modo che sia la stessa comunità parrocchiale a testimoniare Dio con la propria presenza. Per evitare però che questi momenti siano semplicemente dei singoli spot isolati, è necessario affiancarli ad altri atteggiamenti concreti di accoglienza, come ad esempio cercare di assicurare, almeno in alcune fasce della giornata o nelle festività, la presenza in chiesa del sacerdote o di un laico, disponibili ad accogliere chi entra per pregare o desideri semplicemente consigliarsi o confrontarsi. Mantenere vivo il desiderio di voler bene agli altri, infatti, scoprendo Dio in loro, consente di impiegare il tempo, anche poco, in modo qualitativamente significativo.

● Ad extra, a Trieste: il dialogo ecumenico ed interreligioso è da tempo un punto di forza della città, grazie alle costanti iniziative comuni che si sono sempre caratterizzate per coltivare la conoscenza e puntare sugli elementi condivisi (la preghiera comune con le confessioni cristiane, il confronto e la reciproca condivisione con le altre religioni). Tutto questo ovviamente viene reso possibile dall’impegno nel creare relazioni e rapporti tra i singoli membri ed a livello di responsabili. Dal punto di vista metodologico generale, vengono create occasioni di approfondimento, preghiera, incontro che siano itineranti, nelle parrocchie o nelle chiese, ma anche nei luoghi significativi della città, dove le persone amano radunarsi. Analoga esperienza viene vissuta grazie al Laboratorio Scienza e Fede della Diocesi che permette di mantenere i contatti ed il confronto con le diverse dimensioni scientifiche della città (SISSA, Elettra-Sincrotrone, ICGEB, Osservatorio Astronomico, OGS…), coinvolgendo anche il mondo della scuola (come avvenuto per ESOF 2020).

SINODALITÀ E CORRESPONSABILITÀ

Spesso uno dei rischi che si verifica nell’avviare un dialogo o un confronto è quello di far emergere solo l’apporto di quelle persone, che per caratteristiche ed esperienze, sono più propense a prendere la parola ed esprimere la loro opinione, oscurando in qualche modo chi, invece, ha più difficoltà nel farlo. La modalità di ascolto, proposta nella fase narrativa del cammino sinodale, ha permesso a tutti di esprimersi dando ad ognuno il medesimo tempo per condividere le proprie idee, proposte o difficoltà. In questo modo, il dialogo e l’ascolto sono stati davvero autentici e vissuti in un’ottica di corresponsabilità. Questo è avvenuto sia ad intra, negli ambienti ecclesiali, soprattutto le parrocchie, sia ad extra con le realtà sociali o interreligiose.
Si è dimostrato un vero punto di forza, perché in ogni realtà è stato visto come segno concreto di accoglienza e valorizzazione della persona, come primo passo per un dialogo privo di pregiudizi.