parallax background

Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo


DIOCESI DI TRIESTE


Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo


✠ Enrico Trevisi


Cattedrale di San Giusto, 2 giugno 2024



Cari fratelli e sorelle,
Amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

Se guardo il mondo vedo una fraternità ferita e sanguinante.
Se guardo il cenacolo vedo in Cristo una fraternità offerta.
Se guardo il futuro vedo gli spiragli per una fraternità testimoniata.


Guardo il mondo e mi rattristo per la mancanza di fraternità, per una fraternità ferita e sanguinante. Ovunque si giri il mio sguardo vedo fratelli che soffrono e si uccidono. La storia di Caino e Abele rivive ogni giorno. Con l’aggravante che spesso il Caino e l’Abele si confondono, e si scambiano i ruoli, e tutti si è vittime di quest’odio profondo che acceca il fratello e che rischia di accecare la vittima che non sa dominare l’irruenza del male. Ucraina e Russia; Israele e Palestina; e poi i conflitti dimenticati in Siria, Yemen, e in tante parti del mondo come in Congo: qualche giorno fa, nel Nord Kivu al confine con lturi, 14 cristiani (molti di questi giovanissimi) sono stati uccisi perché non hanno voluto rinnegare la loro fede, uccisi da estremisti dell’Adf, una milizia jihadista che strumentalizza la religione per il controllo economico delle risorse di quella terra. Se guardo il nostro Paese e le nostre città vedo una divaricazione sempre maggiore e preoccupante tra ricchi e poveri. Tante persone che non ce la fanno, anziani soli, persone che faticano a farsi curare, violenze che feriscono le famiglie fino alla piaga dei femminicidi. E poi la tragedia dei migranti sulle varie rotte (del Mediterraneo o balcanica), e il rischio della paura che ci porta a vedere come nemici coloro che cercano speranza. E invece sono solo persone in cerca di speranza.

Un mondo senza fraternità è un mondo che fa paura, che genera diffidenza, che costruisce muri e confini, che un po’alla volta porta i cuori ad indurirsi e a calcolare tutto con prassi burocratiche dove non c’è più spazio per l’incontro, per le responsabilità personali, per una libertà che rischia la fraternità. Rimaniamo ingabbiati in procedure, in burocrazie che impediscono di vedere l’altro con il suo dolore, con la sua fatica. Anche la giustizia si ritrae per divenire ostaggio delle rivendicazioni individualistiche, per le pressioni delle lobby, per un mondo in preda all’idolo di un economicismo dove i super-ricchi sono quelli che continuamente arricchiscono e non pagano le tasse. Con super-profitti con la vendita di armi e poi la povera gente che con le sue tasse deve provvedere agli aiuti umanitari là dove qualcuno ha guadagnato vendendo armi.

Guardo il cenacolo e vedo Gesù che si offre per noi. E ripenso al mistero dell’Eucaristia che è sacramento che porta nella storia il desiderio di Dio che in Gesù si attua. Per quei fratelli che lo stanno per tradire, rinnegare, abbandonare Gesù – il Figlio Amato, l’Unigenito del Padre che è da sempre, della stessa sostanza del Padre – si dona per amore. Nulla lo può fermare dalla ferma volontà di essere segno e offerta di un amore per me e per questa umanità ferita e che ha perso la strada della fraternità. Non è una scelta l’essere figli e fratelli: è un dato di fatto che uno scopre crescendo. Noi siamo figli di Dio e fratelli tra di noi, anche se le nostre storie ci hanno portato a distanziarci, a guardarci con sospetto e diffidenza, a farci la guerra. Se nel cenacolo io vedo il culmine della rivelazione di Dio che ritualmente istituisce l’offerta di Amore che si attua sulla croce, io comprendo che anche per noi oggi rimane il compito di riscoprirci figli di Dio amati e fratelli tutti. Fratelli e sorelle, tutti. Cristiani, Ebrei, Palestinesi. Russi, Ucraini. Anche se molte cose ci rendono unici, differenti gli uni dagli altri e dunque con un compito peculiare di Dio Padre, sull’esempio di Gesù (il Figlio unigenito) e per mezzo dello Spirito, il Dio con noi. E allora io so di avere la missione di benedire tutti, e dico a tutti che Dio vuole un mondo diverso da come lo abbiamo decostruito.

Nell’Eucaristia scopro che oggi per me e per questa città si aprono spiragli nuovi di amore e di fraternità. Come una luce che mi invita a percorrere sicuro i sentieri che mi portano ad andare incontro all’altro con l’offerta di un Amore che è quello di Dio, non il semplice e banale compromesso buonista. Ma l’ardire dell’Amore di Dio, che è Padre di tutti, che invita tutti a dismettere il cuore di pietra e a farsi nuove creature in Cristo. Con l’Eucaristia ogni giorno alimentiamo il dono dello Spirito, che già ci è dato in pienezza ma che continuamente ci chiede il rischio della nostra libertà: camminare nello Spirito, desiderare nello Spirito, amarci gli uni gli altri con quella carità che viene da Dio e ci porta ad accogliere la Pace come primo dono del Cristo Risorto.

Guardo il futuro e vedo spiragli di luce. Vengono da Dio. E per la forza che ci viene da questo Pane benedetto, l’Eucaristia, intraprendiamo il nostro cammino di testimonianza.
Benedico il nostro popolo e le nostre Istituzioni che in questa giornata celebrano la festa della Repubblica. Come cattolici sappiamo di essere chiamati a dare il nostro contributo e per questo invito tutti a partecipare alla Settimana Sociale dei Cattolici (3-7 luglio) e alle 5 piazze tematiche che animeranno la città sul tema della partecipazione e democrazia. Non abbiamo facili ricette per la complessità dei problemi del mondo ma abbiamo la libertà (e questo è uno spiraglio di Dio fenomenale: la nostra libertà di dare la vita), abbiamo la libertà di metterci in gioco nel nome dell’Amore di Cristo, che ci viene dall’Eucaristia. Vi chiedo di animare queste piazze, di partecipare e condividere perché l’incontro con il Presidente della Repubblica e poi la Messa con il Papa siano davvero espressione di un popolo che non dismette le proprie responsabilità civili e proprio a partire da ciò che ci rende originali: l’aver accolto l’amore di Dio.

Benedico i nostri giovani. Questa sera tanti riempiranno lo Stadio per un concerto. Spesso li vediamo affaticati nella ricerca di motivazioni di fraternità perché siamo tutti immersi in una cultura individualistica che condiziona e ingabbia in autoreferenzialità, in fragilità che spaventano. “Essere giovani oggi è tremendo perché sei senza punti di riferimento” ha detto Ultimo, il cantante che stasera si esibisce a Trieste. Ci dice che i social spesso anestetizzano, che si è stanchi di questa contrapposizione tra destra e sinistra, di questo mondo che garantisce i super ricchi dei paradisi fiscali. Io benedico Ultimo e tutti i giovani che sono in ricerca di ciò che è vero, essenziale, autentico e vedo in questa loro ricerca uno spiraglio di fraternità e dunque di un amore di Dio che si fa strada dentro le nostre mondane ipocrisie e burocrazie. Ci sappiamo fragili e anche con le nostre contraddizioni: ma saperci benedetti da Dio (cioè da un Amore che ci precede e che ci stima) ci ridà energia.

Benedico le nostre famiglie. Tutte, anche quelle in cammino, non ancora giunte a cogliere in pieno la bellezza del desiderio di Dio. Quanto sono belle e fragili. In esse si respira il desiderio di vita e di un reciproco sostegno, che è uno spiraglio dove Dio vuole entrare. Guardate alla Trinità, ad un Amore che si spende senza calcoli. Gustate l’Amore che vi viene offerto nell’Eucaristia. Non abbiate vergogna, non fatevi prendere da calcoli comodi: partecipate all’Eucaristia con gioia e insieme ai vostri figli. Rendete gioiose le Messe con il vostro cuore, con il vostro canto, con la vostra presenza rumorosa che sale come una lode a Dio. Rendete la Chiesa feconda con i vostri fremiti, le vostre domande, con la vostra generatività indomita nell’accompagnare i figli. Partecipate alla Messa e rendete vive le Messe e accompagnatevi i figli almeno con la stessa passione e frequenza con cui li portate agli allenamenti… e così qualche punto di riferimento lo troveranno: l’essere amati da Dio nella verità di quel che sono, anche se fragili e impauriti; l’essere incoraggiati a camminare insieme e nella ricerca affascinante di dare la propria risposta di amore all’Amore che si è scoperto. Ne hanno bisogno di punti di riferimento, perché è tremendo vivere senza punti di riferimento. La nostra processione è stato un indicare l’Eucaristia, nostro punto di riferimento.