50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia
Visita del Santo Padre
Incontro con i congressisti
Saluto del Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI
Caro Padre Santo,
per prima cosa Le vogliamo dire che abbiamo tanta gioia nel cuore e siamo felici di questo incontro. Grazie perché la sua presenza è una benedizione e ci aiuterà a vivere non una settimana, ma tutti i giorni come sociali e condivisi. Come fa un cristiano a non essere sociale? Penso che il primo poeta sociale sia Lei e lo è perché spirituale! E grazie, Padre Santo, perché non si stanca di cercare la pace e chiede a tutti di non stancarsi di essere artigiani di pace. Oggi uso il “noi” certo non per trionfalismo, ma con orgoglio per tanta comunione che qui abbiamo vissuto. Nessun vittimismo e nessun lamento, tanta gioia e tanti problemi. La Chiesa in Italia al centro ha sempre e solo Gesù e, per questo, il nostro prossimo, ad iniziare dai suoi e nostri fratelli più piccoli.
Grazie al Comitato Scientifico e Organizzatore per il lavoro di preparazione, grazie al Vescovo Luigi Renna e a quanti hanno contribuito a vario titolo, tutti importanti. Grazie al Vescovo Enrico Trevisi, alla sua Chiesa, alla città di Trieste e alla Regione del Friuli Venezia Giulia: ci siamo sentiti a casa, in una vera Piazza Unità d’Italia. Questa è una terra che unisce Est e Ovest, Nord e Sud, un punto di incontro e di conoscenza. Abbiamo trovato tanta cultura del vivere insieme, frutto dei famosi due polmoni di cui abbiamo bisogno per respirare bene. Abbiamo trovato anche alcune ferite, eredità di dolori terribili da tutte le parti. Oggi capiamo come le differenze siano ricchezza per tutti.
In questi giorni non abbiamo parlato della partecipazione: l’abbiamo vissuta, come in questi anni nel Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Siamo venuti qui pieni di voglia, carichi di esperienze sociali, di realtà, non di studi o laboratori. Le debbo dire: la voglia è cresciuta, voglia di partecipazione, di aiutare la democrazia viva del nostro Paese e dell’Europa, non quella del benessere individuale, ma del bene comune, che è stare bene tutti. I problemi terribili, come la guerra o le povertà, ci interrogano. Vogliamo rispondere da cristiani con l’umanesimo che scaturisce dalle radici profonde, a cominciare da quelle cristiane. Vogliamo dare frutti di democrazia, cioè di uguaglianza, di diritti e doveri per tutti. Al cuore della democrazia ci sono le persone e c’è un atteggiamento di fiducia e speranza.
La democrazia inizia da noi, se il nostro limite incontra quello del prossimo. Il pane è la solidarietà e il pane è la presenza di Cristo e l’uno aiuta a spezzare l’altro. I cattolici in Italia non sono una lobby in difesa di interessi particolari, e non diventeranno mai di parte, perché l’unica parte che vivono e indicano liberamente a tutti è quella della persona, ogni persona, dall’inizio alla fine naturale della vita. L’altra sera abbiamo ascoltato un’orchestra. Tanti strumenti. Ogni musicista si era preparato, come deve essere, per dare il meglio di sé. Ogni strumento è importante, ma tutti hanno bisogno dell’orchestra. Un’armonia e una sinfonia meravigliosa. Ecco come pensiamo la democrazia.
Dio ci insegna a pensarci gli uni per gli altri, a servire il prossimo per capire chi siamo. Grazie perché, unendo lo spirituale e il sociale, come ci chiede Gesù, possiamo aiutare il mondo a essere ciò che Dio vuole: la casa comune di fratelli tutti, sinfonia di amore e differenze che cantano la gloria di Dio e dell’uomo di cui Lui si prende cura.
Indirizzo di saluto del Presidente del Comitato Organizzatore delle Settimane Sociali
S.E. Mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania
Padre Santo,
al termine di questa cinquantesima edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia, ho la gioia di affidarLe il lavoro di mesi di preparazione e di queste quattro giornate di riflessione e confronto. Abbiamo attinto all’inchiostro della democrazia per rinsaldare il legame “tra storia e futuro”: risaltano due parole – traduzione concreta della dottrina sociale della Chiesa e del Suo magistero – partecipazione e persona. Entrambe con la lettera P… non è un caso: P come Politica, espressione alta della carità, servizio al bene comune.
In questi giorni ci siamo incontrati con oltre mille delegati delle Diocesi italiane; con rappresentanti di associazioni e movimenti che vivono la loro testimonianza nella società civile; con numerosi partecipanti di questa città accogliente… tutti insieme abbiamo trovato qui il luogo per riscoprirci popolo che è pronto a ripartire.
Si apre ora il tempo della responsabilità per far sì che la vita democratica non lasci indietro nessuno e non smetta di essere inclusiva e rispettosa della dignità di ciascuno.
Abbiamo raccontato, con parole e attraverso le tante buone prassi in atto nel nostro Paese, che l’alfabeto della democrazia è già presente nella nostra quotidianità e che anima l’amicizia sociale attraverso il dialogo. Abbiamo anche sperimentato che «essere parte del popolo è far parte di una identità comune fatta di legami sociali e culturali» (Fratelli tutti, 158), oltre che di fede.
Tutto questo condividiamo con Lei, Padre Santo: illumini con la sua parola il nostro desiderio di partecipazione, il sogno, per alcuni ancora lontano, di creare le condizioni del bene comune, affinché i semi che Dio ha posto in ciascuno germoglino nel terreno della democrazia. Grazie, Santità!