parallax background

Celebrazione di apertura dell’Anno Pastorale


DIOCESI DI TRIESTE


Celebrazione di apertura dell'Anno Pastorale


✠ Enrico Trevisi


Sant'Antonio Taumaturgo, 22 settembre 2024



Cari fratelli e sorelle,
Amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre
“Io sono con te”, “Jaz sem s teboj”. È la promessa che Giacobbe si sente rivolgere da Dio, nella sua travagliata vicenda, fatta anche di imbrogli, di paure, di prepotenza, di desideri santi. Quando ho fatto tradurre il testo in sloveno ci siamo trovati in imbarazzo. In italiano è stato tradotto al presente: “io sono con te”, in sloveno al futuro: “Io sarò con te”. Ed ecco la verifica: in ebraico ci troviamo di fronte ad una frase nominale, cioè ad una frase in cui manca il verbo. Letteralmente andrebbe tradotto: “Io con te”. I traduttori dal conteso inseriscono il verbo che legittimamente potrebbe essere al presente o al futuro.

E in tantissimo passi della bibbia noi troviamo l’affermazione: “Io con te”, tradotta “io sarò con te” oppure “io sono con te”. Mi piace pensare che sta a noi accorgerci di questa presenza misteriosa, ma reale, di Dio, nel presente e nel futuro. Sempre sarà con me; mai mi abbandonerà.

“Io sono con te”, “Jaz sem s teboj”. La lettera pastorale inizia con questa professione di fede: io ci credo che il Signore è con me e non mi abbandona mai. E che sempre sarà, resterà con me, anche nei momenti bui. Anche in quelli della prova. Anche in quelli in cui ingiustamente siamo accusati e calunniati.

Con questa lettera pastorale ho voluto invitare tutti a questo atto di fede, premessa per il cammino di speranza che è il Giubileo del 2025. Possiamo camminare con speranza, essere pellegrini di speranza perché continuamente sperimentiamo la vicinanza, la presenza del Signore e crediamo che anche nel nostro futuro il Signore ci accompagnerà con la ricchezza, l’abbondanza straripante dei doni dello Spirito. “Il Signore è con te / sarà con te”. Il Signore risorto lo ha detto chiaramente. Leggo la parte finale del primo capitolo della lettera pastorale:

Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Sono le ultime parole del Vangelo di Matteo che rimandano al suo inizio: al Dio con noi, all’Emanuele, il nome con il quale i profeti avevano annunciato il Messia (Mt 1,22-23).

Il Dio in cui noi cristiani crediamo non è lontano, non sta in un angolo nascosto del cielo, non vive come se i nostri problemi, le nostre gioie e le nostre angosce non lo toccassero. Egli è il “Dio con noi”, il Dio che sta al nostro fianco ogni giorno, fino a quando ci avrà accolto tutti nella sua casa, per sempre.

“Avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo” (Ef 1,13). Gesù lo aveva promesso: “15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi” (Gv 14, 15-17). Gesù non ci lascia orfani, cioè soli, nell’affrontare i nostri giorni complicati. Dal Padre e dal Figlio, per il tramite del Figlio ci è dato lo Spirito Paraclito: dove “Paraclito” (che ora la nuova edizione della Scrittura non traduce) richiama una presenza amica. È Dio (la terza persona della Trinità) chiamato ad esserci sempre vicino, ad esserci sempre a fianco: a difenderci in ogni difficoltà (è l’Avvocato difensore), a consolarci nei nostri fallimenti (è il Consolatore). È con noi per rafforzarci quando siamo deboli (è il Medico celeste, è Fortezza) e per illuminare le nostre menti (è Sapienza, Intelletto, Consiglio, Scienza per quando siamo frastornati e rischiamo l’errore). Purifica la nostra relazione con Dio, purtroppo tentata da presunzioni che necessitano Pietà e Timor di Dio.

Se non rinnoviamo questa fede facciamo della chiesa il nostro personale piedestallo, ci attacchiamo al potere, ce ne serviamo per il prestigio personale. Ci serviamo dei poveri per farne l’occasione di autorealizzazione o di conflitto politico, dimenticandoci delle loro sofferenze. Diventiamo mestieranti.

Umili, ora insieme, vogliamo aprire il cuore allo Spirito, aprirci a cammini di riconciliazione per i quali tutti, veramente tutti, siamo chiamati a prenderci la nostra personale responsabilità. E poi partire perché c’è una missione grande.

Il cammino sinodale (della Chiesa Universale e della Chiesa italiana); le indicazioni che La settimana sociale dei Cattolici e il Papa ci hanno consegnato; l’avventura del Giubileo 2025 che si sta affacciando; e poi i diversi cantieri sinodali aperti sono riferimenti concreti che ci sosterranno nel cammino.

Non lasciamoci distrarre dai pettegolezzi o dalle mode consumistiche; non lasciamoci prendere dai risentimenti personali per la nostra storia (che porta le cicatrici di una comunità o di un Dio che talvolta non abbiamo sentito all’altezza delle nostre attese), non restiamo prigionieri dei nostri peccati e risentimenti perché c’è un Dio che vuole la nostra vita e dunque lasciamoli disinfettare e curare dalla misericordia di Dio.

Nella Prima lettera di Giovanni, troviamo: “In questo si è manifestato l'amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”.


I cantieri sinodali non sono atti volontaristici e nemmeno la presunzione che basti migliorare l’organizzazione ecclesiale per adempiere la nostra missione. Che ci porta a guardare con responsabilità e affetto alla città, ai giovani, alle famiglie, ai poveri.

I cantieri sinodali sono l’esigenza del cuore di incarnare l’amore di Dio che in Cristo ci dà vita, dentro la carne della città, dentro la vita degli uomini e donne che abbiamo a fianco, con le speranze e le fatiche, addirittura i lutti, che li attraversano.

Questi cantieri sinodali non sono novità, ma la ripresa, che vorremmo vigorosa, di cammini già iniziati e che devono vederci tutti entusiasti protagonisti, mediante lo Spirito Santo. Perché il Signore lo ha promesso: “Io sono con te / con voi”.

“Io sono con te”, continuamente ci dice Dio nella Scrittura.
E ci è rivelato che lo Spirito Santo è la presenza continua di Dio
in ciascuno di noi, nella Chiesa, nel mondo.
Camminiamo dunque con fiducia:
il rinnovamento che lo Spirito da protagonista sta promuovendo con il Sinodo
ci trovi tutti attenti e accoglienti,
capaci di vincere le tristezze nostalgiche e la vergogna per le nostre inadempienze,
come gli Apostoli, nel Cenacolo, con Maria.


Camminiamo insieme alla scuola di Maria. C’è bisogno dell’apporto di tutti, anche di Te! Invochiamo la protezione di Maria su noi e su tutta la nostra Chiesa.

Con Te, Maria di Betlemme,
nell’accogliere tuo Figlio, l’Emmanuele.
Con Te, Maria di Nazaret,
nella carità che ha acceso il cammino di Cristo.
Con Te, Madre degli Apostoli,
nell’ascolto del Maestro, Parola che si è fatta carne.
Con Te, Madre del Popolo di Dio,
nella trama di costruire una comunità di fratelli e sorelle.
Con Te, Pellegrina sul Golgota,
accanto ad ogni cuore trafitto e spezzato.
Con Te, Pellegrina nel Cenacolo,
in docile accoglienza dello Spirito.
Con Te, l’Umile in cui tracima il disegno divino,
nella storia ma in attesa dell’abbraccio compiuto della Pasqua.

Amen