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Giubileo degli Artisti | La bellezza via di speranza


DIOCESI DI TRIESTE


Giubileo degli Artisti


La bellezza via di speranza


✠ Enrico Trevisi


Cattedrale di San Giusto, 4 febbraio 2025


Nella notte la luce risplende.
Le prime avvisaglie della notte: Gesù ha preannunciato le incomprensioni e la sua condanna a morte.
La luce risplende: il volto di Gesù cambia, la sua veste diventa candida e sfolgorante. E c’è una bellezza che invade, come un profumo che inebria: “Maestro è bello per noi stare qui”.
Poi la notte è arrivata: l’ora delle tenebre. La morte ha il sopravvento. Il Figlio di Dio è il Crocifisso.

In ogni innocente torturato e schiacciato
In ogni vita scartata e svilita
In ogni solitudine che imprigiona nell’angoscia
Quando un popolo diventa nemico di un altro popolo
Quando gli umili sono schiacciati dai prepotenti
Quando l’essere poveri diventa una colpa
Nel disabile additato a capro espiatorio
Nel lavoratore sgretolato dagli ingranaggi di un’economia che ha smarrito l’identità
Nella paura che abbruttisce e rende indifferenti di fronte al dolore dell’altro.

Abbiamo ucciso il Figlio di Dio. “Dio è morto” hanno proclamato i filosofi.
Abbiamo ridotto la fede in Gesù (il Dio che salva) a una tradizione anacronistica.
Abbiamo eretto l’utile, il profitto, il self-interest, il self-seeking, il self-serving, l’egoismo, il benessere individuale a vitello d’oro, a idolo a cui sacrificare tutto.

Ma non siamo abbandonati.

Il Figlio dell’Uomo anche oggi si fa a noi vicino.
Non sopporta di lasciarci nella tristezza e nella disperazione.
Ci conduce in alto. In un’esperienza mistica che unisce il cielo e la terra. Nell’incontro con i nostri Padri, quel Mosè e quell’Elia che tracciano la nostra storia, la nostra origine, il divino progetto.
Nella personale vicenda estetica ed estatica, vinta la tentazione del sonno
(della mente e del cuore, non solo del corpo)
Dio irrompe con la sua luce.

È ancora Lui, il Nazareno, Gesù. Ma cambia il suo volto, la veste è sfolgorante.
È il Dio con noi, l’Emmanuele, il Messia. Il Messia: l’Atteso.

Occorre uscire dalla folla.
Accettare la fatica del peregrinare, protesi ad una speranza che sta nell’oltre. Ma si dà a vedere, a sentire.
Cogliere che la realtà è simbolica, che l’essenza va oltre la forma ma che non si dà senza la concretezza delle sagome, anzi della carne. O nella precarietà della voce che svanisce.
E il nostro spirito attende. Il nostro cuore palpita. La nostra mente intuisce.
E giunge anche la PAROLA, la voce dall’Alto. È il Padre che non ci ha abbandonati.
Ricondotti siamo a guardare a quel FIGLIO, l’Eletto. E a restare in ascolto di Lui.
Assorti. In silenzio.
E con ogni ARTE celebrare lo spirito che si eleva, alla ricerca di quella bellezza che salva dall’angoscia, di quella comunione che riscatta dalla solitudine, di quella tenerezza che ci ricorda l’abbraccio di nostra madre.
Abbiamo bisogno di Arte che ci redima dalla prepotenza del denaro e dell’egoismo.
Abbiamo bisogno di Arte che esprima la nostra ansia di fronte alla morte e la nostra sete di Vita.
Abbiamo bisogno di Arte che ci elevi a pregustare la luce dell’Altissimo.
Abbiamo bisogno di Arte che trasfiguri la realtà marchiata dal peccato per farla brillare, trasfigurata, e tornare ad essere barlume di speranza, linguaggio di Dio.
Abbiamo bisogno di Arte che nell’umano rintracci la presenza dello Spirito.