Diocesi di Trieste
Ordinazione presbiterale
di don Željko Babić, don Nicolas Bulian, don Nikola Cingel
✠ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 30 agosto 2020
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!
1. Nonostante i tanti e dolorosi contrattempi provocati da un’insidiosa pandemia come quella da COVID-19 che ha travolto i ritmi ordinari che scandiscono la vita della nostra Chiesa diocesana, questa domenica ci vede comunque gioiosamente riuniti per ringraziare il Signore di rinnovarci la grazia di ordinare tre nuovi presbiteri – don Željko Babić, don Nicolas Bulian e don Nikola Cingel – i quali, dopo un lungo e impegnativo periodo di formazione, sono pronti per il ministero presbiterale. Le gravose e mortificanti condizioni dovute al rispetto delle norme igienico-sanitarie che hanno fortemente condizionato la partecipazione al rito dell’ordinazione non ci devono impedire di manifestare la nostra gratitudine ai genitori e ai familiari degli ordinandi che, in questi lunghi anni di preparazione, li hanno seguiti con affetto e con la preghiera. Un grazie particolare va anche al Seminario di Castellerio e ai suoi Superiori per il compito educativo svolto con esemplare dedizione. Non possiamo dimenticare le aggregazioni associative di riferimento dei nostri tre candidati come Comunione e Liberazione e la Fraternità dell’Amore Trinitario e le comunità cristiane che, in un modo o in un altro, si sono prestate ad accoglierli, accompagnandoli con amicizia e introducendoli alle loro prime esperienze pastorali. La vocazione al presbiterato è un mistero insondabile che ha la sua fonte nel cuore stesso di Gesù, ma matura e cresce con il fattivo concorso di tanti cristiani – sacerdoti, familiari, amici, comunità cristiane –: un prete viene generato anche dalle viscere materne della Chiesa.
2. Carissimi don Željko, don Nicolas, don Nikola il rito dell’ordinazione è scandito da alcune significative parole che rivelano l’identità del sacerdozio. La prima parola è Eccomi, che voi stessi avete già pronunciato, facendo risuonare in essa l’Eccomi di Abramo, nostro padre nella fede, e l’Eccomi di Maria di Nazareth con il quale spalancò il suo cuore di Serva del Signore alla realizzazione del progetto di salvezza dell’umanità. Con il vostro Eccomi è risultata manifesta e pubblica la vostra decisione di diventare anche voi servi del Signore. La seconda parola è Noi scegliamo, detta dal Vescovo a nome della Chiesa, madre e maestra, che, in questo modo, si rende garante del cammino formativo percorso e nella quale la vostra vocazione trova una pienezza di senso e di compimento. La terza parola è Sì, lo voglio, con la quale voi stessi confermerete il vostro libero impegno a diventare presbiteri, collaboratori del Vescovo, pronti a dedicarvi alla Chiesa per sempre e totalmente con il ministero della Parola e della celebrazione dei sacramenti, soprattutto di quello eucaristico.
3. Carissimi don Željko, don Nicolas, don Nikola a un certo punto il rito – proprio nel suo momento più alto e più denso – continua nel silenzio. Infatti, con l’imposizione delle mani – splendido gesto giunto fino a noi da un’antichissima tradizione apostolica – le parole – le mie e le vostre – vengono meno, incapaci come sono a dare consistenza al mistero che stiamo celebrando. A parlare sarà lo Spirito e la Sua sarà una parola potente e creatrice. Lo Spirito del Padre e del Figlio, trasfuso nelle vostre menti e nei vostri cuori, come un soprannaturale alito di vita, farà di voi dei presbiteri, vi consegnerà a Cristo chiamandovi nuovi apostoli, vi confermerà nella verità e ricomporrà in Ordine il popolo di Dio, popolo tutto sacerdotale per la grazia del Battesimo. È dentro questo mirabile agire dello Spirito Santo che risulta importante capire che, con l’ordinazione presbiterale, sarete, in maniera speciale, uomini di preghiera, come Gesù che ha scandito le proprie ore terrene in un’incessante preghiera al Padre, dal Battesimo al Tabor, dal Getsemani al Golgota; uomini consacrati perché, con l’ordinazione non vi verrà concesso un ministero, ma vi sarà impresso il sigillo indelebile che segnerà per sempre tutta la vostra vita; uomini obbedienti, come lo fu Cristo obbediente al Padre fino al punto di donare tutto se stesso nella Croce; uomini concittadini dei santi: quando vi prostrerete a terra l’assemblea canterà le litanie dei santi, dei viventi in Dio e voi, umiliati con la fronte a terra, capirete che la vostra grandezza dovrà essere solo quella della santità e del martirio.
4. Carissimi don Željko, don Nicolas, don Nikola, in una maniera o in un’altra la vostra ordinazione ha dovuto fare i conti con la pandemia da COVID-19 che continua ad affliggerci sul piano personale e su quello pastorale. Di fronte a questa inedita e complicata situazione, credo che anche voi avvertiate forte l’esigenza interiore di una risposta di fede a questa domanda: cosa ci sta dicendo il Signore? Non si può sfuggire a questa domanda di fede, derubricando questa epidemia come un semplice fenomeno dell’esistenza o della natura. Il primo sguardo da assumere dovrà essere quello spirituale, cioè quello nello Spirito del Signore Risorto. È l’indicazione che ci è pervenuta da Papa Francesco il 27 marzo scorso, in una Piazza San Pietro completamente vuota, ma resa piena e ricca dalla presenza dell’icona della Madonna, del Crocifisso e del Santissimo Sacramento dell’Eucaristia. Se questa epidemia la consideriamo nell’orizzonte della Provvidenza divina, che tutto guida con il fine della carità, allora dovete leggervi un monito ad una profonda conversione personale e collettiva che ponga Gesù Cristo, professato come il Signore e il Salvatore, al centro di tutto. Nei tempi tribolati che viviamo sono ad invitarvi pertanto a fissare il vostro sguardo su Cristo e a stendere le vostre mani verso di Lui. Lasciate che la sua mano vi prenda, e allora non affonderete, ma servirete la vita che è più forte della morte e l’amore che è più forte dell’odio ed il mondo sentirà attraverso il vostro sacerdozio la compassione e la misericordia di Dio. Invoco su di voi la benedizione dei nostri Santi protettori da san Giusto fino al beato don Francesco Bonifacio e vi affido alla materna protezione della Madonna, Madre tenerissima dei sacerdoti.