DIOCESI DI TRIESTE
Santa Messa in Coena Domini
✠ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 18 aprile 2019 – Giovedì santo
Carissimi fratelli e sorelle,
1. Con questa santa celebrazione iniziamo il Triduo pasquale, facendo memoria dell’istituzione dell’Eucaristia. Questo sacramento non è il ricordo di un evento passato. Al contrario, il pane ed il vino, presenti sull’altare, diventano realmente, veramente, sostanzialmente il Corpo ed il Sangue del Signore. L’Eucaristia è Cristo stesso che, attraverso il ministero del sacerdote, ci consegna il suo proprio Corpo da mangiare ed il suo proprio Sangue da bere, per renderci partecipi di quell’avvenimento di salvezza definitivo che è la sua morte gloriosa. A questo riguardo, san Cirillo di Gerusalemme scrisse una pagina illuminante: “È con somma certezza di fede, quindi, che partecipiamo al Corpo e al Sangue di Cristo. Sotto le specie del pane ti è dato il suo corpo e sotto le specie del vino ti è dato il suo sangue, perché partecipando al corpo e al sangue di Cristo tu diventi un solo corpo e un solo sangue con Lui. Noi diventiamo portatori del Cristo. Mentre il suo corpo e il suo sangue si espandono per le nostre membra, diveniamo quel che dice S. Pietro, partecipi della natura divina” (Le catechesi, XXII, ed. Città Nuova, Roma 1993, pag. 456).
2. Carissimi fratelli e sorelle, in questa mirabile prospettiva, ci è possibile cogliere il significato profondo del rito della lavanda dei piedi. Gesù, compiendo questo incredibile gesto, si abbassa fino a raggiungere i piedi dell’uomo, piedi sporchi di peccato per aver percorso le strade della lontananza da Dio. In quel contesto, Gesù ci dona un comandamento nuovo: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. …che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13, 14-15, 34). È il nuovo comandamento dell’amore reciproco che Gesù spinge fino al servizio totale degli altri, in un rinnegamento ed espropriazione radicale di se stessi. Ed è proprio attraverso l’Eucaristia – onorata, amata e vissuta – che noi diveniamo partecipi dello stesso amore di Cristo, il quale inscrive nel nostro cuore il suo comandamento nuovo.
3. Carissimi fratelli e sorelle, noi presbiteri, religiosi e religiose, fedeli laici, tutti abbiamo bisogno di ritrovare la strada dell’Eucaristia se vogliamo superare i tempi bui e tempestosi che stiamo vivendo. L’Eucaristia ci consente di essere oggi presenti al sacrificio di Cristo compiuto una volta per sempre sulla Croce. Il nostro oggi e l’oggi di Cristo morto e risorto non restano confinati nei loro rispettivi momenti: nella celebrazione eucaristica, i duemila anni che ci separano dalla Croce sono aboliti. Charles Peguy scrisse: “Egli è qui. È qui come il primo giorno. È qui tra di noi come il giorno della sua morte … Per sempre. Tutti i giorni”. Il corpo glorioso di Cristo è presente veramente e realmente in questo luogo in cui noi ci troviamo, offrendo a ciascuno di noi la possibilità di poter partecipare alla sua donazione sulla Croce e divenire partecipe della sua vita divina di Signore Risorto. L’Eucaristia è veramente pienezza di amore, di libertà, di vita.