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Panegirico di San Giuseppe

 
 

DIOCESI DI TRIESTE


PANEGIRICO DI SAN GIUSEPPE


✠ Giampaolo Crepaldi


Parrocchia Beata Vergine del Rosario, 11 maggio 2019




Fratelli e sorelle,
1. Sono onorato di offrire qualche spunto di meditazione sulla figura di san Giuseppe, santo a me particolarmente caro poiché sono stato ordinato vescovo da san Giovanni Paolo II il 19 marzo del 2001, giorno solenne che la Chiesa dedica alla sua memoria. Le pagine dei Vangeli sono piuttosto sobrie nel tratteggiarne la figura e non registrano sue parole, eppure, ad una considerazione più attenta e approfondita dei testi evangelici, san Giuseppe si rivela come un gigante nella storia della salvezza per essere stato scelto dal Padre celeste quale custode dei suoi tesori più preziosi: Gesù e Maria. Unico e irripetibile il suo rapporto con Gesù. Lo scaldò quando, appena nato, fu posto nella povera mangiatoia della stalla di Betlemme; lo mise in salvo in Egitto quando Erode lo cercava per ucciderlo; si preoccupò quando dodicenne si era fermato nel tempio a discutere con i dottori della legge; gli insegnò il lavoro di falegname; lo aiutò con Maria a crescere in sapienza, età e grazia. Morì probabilmente poco prima che Gesù iniziasse la sua missione pubblica, spirando santamente tra le sue braccia. Papa Francesco lo ha descritto come uomo forte, coraggioso, lavoratore e, nello stesso tempo, tenero e pieno di amore. È in questa singolare e stimolante prospettiva che la Chiesa propone san Giuseppe come modello di santità per ogni cristiano e ha posto la Chiesa sotto la sua potente protezione.
2. Fratelli e sorelle, l’evangelista san Matteo, riferendosi a san Giuseppe, ripete due volte le seguenti parole: “…fecit sicut praecepit ei angelus Domini” (“…fece come gli aveva ordinato l’angelo”). Le parole riguardano l’annuncio dell’angelo sul concepimento di Maria e poi, di nuovo, quando l’angelo chiede loro di rifugiarsi in Egitto per fuggire alla persecuzione di Erode. In queste parole è racchiuso tutto il mistero della vita di S. Giuseppe e la sua vera grandezza. Esse indicano che Giuseppe fece dell’obbedienza al Signore la spina dorsale della sua esistenza. Non vi fu altra ambizione, altra felicità, altra ricerca, che quella di obbedire come aveva ordinato l’angelo del Signore. É per questa strada e solo per questa, che anche noi possiamo diventare collaboratori del disegno di fedeltà e di amore del Padre celeste. Che ne sarebbe stato di questo disegno se Maria non avesse pronunciato il suo ? Che ne sarebbe stato della promessa del Signore se Giuseppe non avesse fatto tutto ciò che gli aveva ordinato il Signore? Allo stesso modo, il disegno del Signore richiede la nostra collaborazione e la nostra disponibilità a mettere da parte i nostri progetti per accogliere quello che liberamente il Signore ci propone.
3. Fratelli e sorelle, nella devota considerazione della figura di san Giuseppe c’è un ulteriore aspetto che va opportunamente sottolineato: Giuseppe è parte di una comunità di persone che è unica per il rapporto interpersonale che Egli ha con Gesù e con Maria. Di Gesù è padre legale e putativo, di Maria è sposo in senso vero e proprio. In questa comunità di persone – la santa Famiglia di Nazareth – come si comporta Giuseppe? Leggendo attentamente le pagine del Vangelo, vediamo che il suo è un comportamento di totale e gratuito servizio verso Gesù e verso Maria. A san Giuseppe possiamo applicare le seguenti parole di san Paolo: “Ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma anche quello degli altri”; ed ancora: “Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo”. La Chiesa è prefigurata in questa comunione di persone – la santa Famiglia di Nazareth – custodita da san Giuseppe. Fratelli e sorelle, manteniamo viva la memoria di questo incomparabile santo. Egli ci insegna il segreto della santità: essa è obbedienza alla missione per cui Dio ci ha creato, essa è servizio reciproco nella comune appartenenza alla Chiesa di Cristo. È questa la nostra vera realizzazione.