DIOCESI DI TRIESTE
SANT’ANTONIO DA PADOVA
✠ Giampaolo Crepaldi
Parrocchia sant’Antonio Taumaturgo, 13 giugno 2019
Carissimi fratelli e sorelle,
1. Sono particolarmente lieto di celebrare la memoria sant’Antonio, patrono della vostra parrocchia, che la pietà popolare identifica come il santo dei miracoli, come documenta il commovente testo di un’antica preghiera, la popolarissima Si quaeris: «Se chiedi miracoli, subito fuggono la morte, gli errori e le disgrazie. Gli ammalati si levano guariti, il mare si calma, le catene si rompono. I giovani e i vecchi sono esauditi: riacquistano l’uso delle membra, ritrovano le cose perdute. Svaniscono i pericoli, finisce ogni miseria. Raccontino queste cose quelli che le sanno…» (traduzione del Si quaeris, Preghiera in onore di Sant’Antonio, composta nel 1233). Papa Leone XIII affermò che il linguaggio dei miracoli è quello più familiare al Santo che tutto il mondo venera e prega. La fonte degli innumerevoli miracoli di Sant’Antonio, è Cristo con la sua morte e risurrezione. Nel mistero pasquale del Signore Gesù trova soddisfazione il più profondo desiderio del nostro cuore: essere amati e poter amare.
2. Carissimi fratelli e sorelle, il grande papa Pio XII insignì Sant’Antonio con il titolo di Dottore della Chiesa. Antonio, uomo dotto e primo maestro di teologia nell’ordine francescano, ebbe da san Francesco stesso precise indicazioni di come insegnare. Questo il testo brevissimo della lettera inviata da Francesco ad Antonio: “Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in tale occupazione, tu non estingua lo spirito della santa orazione e devozione, come è scritto nella Regola. Stai bene”. Orazione e devozione che impegnarono sant’Antonio a porre sempre Gesù Cristo al centro di tutto. “Il centro” egli scrive “è il posto che compete a Gesù: in cielo, nel grembo della Vergine, nella mangiatoia del gregge e sul patibolo della Croce … Sta al centro di ogni cuore; sta al centro perché da Lui, come dal centro, tutti i raggi della grazia si irradino verso di noi che camminiamo all’intorno e ci agitiamo alla periferia” (Sermone dell’Ottava di Pasqua 6; in S. Antonio da Padova. I Sermoni, ed. Messaggero, Padova 1996, pag. 229-230). Quello che è il sole nel mondo fisico, è Cristo nel mondo delle persone: Lui è la luce che dona la vita; Lui è il fuoco che riscalda la freddezza del nostro cuore.
3. Carissimi fratelli e sorelle, sant’Antonio dedicò la sua breve – 36 anni – e intensissima esistenza – i primi biografi riferirono che “morì per sfinimento di eccesso di lavoro e per scarso nutrimento e riposo” – fu tutta un atto d’amore a Dio e ai fratelli. Come Francesco ebbe una particolare predilezione per i poveri, ma, prima ancora che dalla povertà di beni economici e di potere politico, fu colpito dalla povertà di sapere circa il senso della vita e il destino dell’uomo. E per combattere questa forma di povertà impiegò l’ultimo decennio della sua vita, attirando l’attenzione dei suoi interlocutori su questa verità di fede: l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio. “Considera” egli scrive “che l’immagine è triplice: l’immagine della creazione, nella quale l’uomo è stato creato, cioè la ragione: l’immagine della ri-creazione (nuova creazione), con la quale viene ricostruita l’immagine creata, cioè la grazia di Dio che viene infusa nella mente da rinnovare; l’immagine della somiglianza, per la quale l’uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di tutta la Trinità” (Sermone della Domenica XXIII dopo Pentecoste 10; ivi, pag. 853). Alla scuola di Antonio poniamoci alla sequela di Cristo, nella quale solamente possiamo raggiungere la pienezza della nostra vita: “Su dunque” ci esorta sant’Antonio “supplichiamo e imploriamo il nostro Salvatore, il Signore Gesù Cristo, perché voglia illuminare … la nostra anima con la sua effigie e con la sua luce, affinché, trasformati nell’anima e nel corpo, meritiamo di essere resi conformi alla sua luce nella gloria della risurrezione” (Ivi, pag. 862).