DIOCESI DI TRIESTE
SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI
✠ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 1 novembre 2019
Carissimi fratelli e sorelle,
1. La Chiesa celebra, in maniera solenne, Tutti i Santi, invitandoci a guardare a loro che già possiedono l’eredità della gloria eterna. Essi sono “coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello”, ricevendo quindi la grazia della santità da Cristo stesso. Già giunti in Paradiso, adorano, gettano le loro corone davanti al trono e gridano: “Lode, onore, benedizione, azione di grazia…”, realizzando in questo modo la vera vocazione umana che è quella di essere “lode della gloria di Dio” (Ef 1,14). La voce più bella e squillante del loro coro è quella di Maria che in cielo continua il suo cantico di lode: “L’anima mia magnifica il Signore”. Da sempre la Chiesa festeggia i Santi e, con sapienza e lungimiranza spirituali, ce li propone come modelli di vita. Pur provati dal peccato e dalla fragilità come ognuno di noi, sono stati pronti a incontrare Gesù e a lasciarsi plasmare dallo Spirito Santo che ha convertito i desideri, le debolezze, le sofferenze e le tristezze della loro umanità. I santi, cioè i salvati, non sono soltanto quelli canonicamente proclamati. La maggioranza di essi resta ignota. Sono molti, anche oggi, anche qui a Trieste. Sono quelli che pregano con fervore e assiduità; sono gli angeli operosi e silenziosi della carità; sono quelli che offrono le loro sofferenze a Cristo Crocifisso per il bene dei fratelli. Sono i tanti cristiani nel mondo che, al giorno d’oggi – le stime parlano di 300 milioni -, subiscono persecuzione, angherie e soprusi di ogni genere per la loro fede in Cristo. Anche loro lavano le loro vesti nel sangue dell’Agnello, nel sangue del Signore Crocifisso.
2. Carissimi fratelli e sorelle, la contemplazione della festosa schiera dei Santi che la Chiesa ci invita a festeggiare ha un risvolto piuttosto serio ed impegnativo che ci riguarda personalmente. Questo: ognuno di noi è chiamato a farsi e ad essere santo. Come? A questo riguardo, nel brano della Prima Lettera di san Giovanni che è stato letto ci viene comunicata una mirabile verità che riguarda la nostra esistenza, presentandoci la santità come partecipazione alla vita stessa di Dio. Queste le parole usate dall’Apostolo: “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1Gv 3,1). La strada della santità è già stata tracciata dal Signore Gesù, Lui che è la via, la vita e la verità (Gv 14,6), che ci chiede di vivere le Beatitudini che sono state proclamate con la lettura del santo Vangelo. È una strada percorsa dai poveri, dagli afflitti, dai miti, dagli affamati e assetati di giustizia, dai misericordiosi, dai puri, dai pacifici, dai perseguitati, da coloro cioè che presso l’opinione del mondo non sono tenuti in grande considerazione. Eppure Gesù ci ha assicurato che essi possederanno la terra! Tocchiamo qui uno dei paradossi cristiani, che ha proprio nel Signore Gesù e nella sua vicenda terrena la sua massima espressione: Lui, sulla croce, ha sperimentato la povertà, l’afflizione e la mitezza; è finito in croce perché affamato e assetato di giustizia; lì si è rivelato misericordioso perdonando tutto e puro di cuore amando tutti fino al dono di sé; crocifisso, pur sperimentando un’ingiusta persecuzione, ha operato la pace (cf Ef 2,15). Invochiamo Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità: Lei, la Tutta Santa, ci faccia fedeli discepoli del suo figlio Gesù Cristo!