DIOCESI DI TRIESTE
SESTA DOMENICA DI PASQUA
✠ Giampaolo Crepaldi
Trieste, Beata Vergine del Rosario, 17 maggio 2020
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!
1. In questa sesta domenica di Pasqua la Chiesa ci fa leggere un brano del Vangelo di Giovanni (Gv 14,15-21) che illustra il rapporto tra il discepolo e Gesù con due parole fondamentali: amare/osservare i suoi comandamenti. L’amore per Cristo sospinge ad osservare i suoi comandamenti: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21). Saremo in grado di osservare e custodire i comandamenti di Gesù se, nella fede, riconosceremo in Lui l’amore del Padre, l’amore di Dio che si è fatto visibile. Molti di noi pensano al cristianesimo come ad un insieme di atti che si devono compiere in determinate circostanze, come battesimi, cresime, funerali. Si tratta di una visione riduttiva: il cristianesimo è soprattutto rapporto con una Persona viva, è incontro, è compagnia, è comunione di amore con Gesù risorto e vivo. L’amore per Cristo ci introduce nell’amore del Padre e nella speciale comunione con le persone divine. In questa comunione troviamo alimento per la nostra fede e per le opere da compiere nel nome di Cristo.
2. Carissimi fratelli e sorelle, nel brano del Vangelo che è stato proclamato troviamo anche questa singolare assicurazione di Gesù: “Non vi lascerò orfani” (Gv 14,18). Poi continua: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi” (Gv 14, 16-17). Queste parole di Gesù sono motivo di profonda consolazione per noi tutti, soprattutto nel tempo tribolato che viviamo a causa del coronavirus che vede tante persone, famiglie, la società intera cadute inaspettatamente in una stagione di diffusa e acuta sofferenza. Il Signore Gesù ha qualcosa da dirci? La sera di Pasqua, Gesù mostra ai discepoli le piaghe e il costato aperto. Soffrendo per tutti noi, Egli ha conferito alla nostra sofferenza un significato nuovo: essa viene trasformata in una partecipazione alle Sue sofferenze. È questa la grande consolazione che ci dona lo Spirito del Risorto: l’intima certezza che le nostre sofferenze sono di Cristo. Da questa chiesa tanto amata dal popolo di Trieste ci rivolgiamo alla Madonna del Rosario invocandola come la consolatrice degli afflitti e la salute degli infermi: Lei invoca con noi lo Spirito consolatore, perché nessuno di noi si senta orfano.