DIOCESI DI TRIESTE
Santa Messa Crismale
✠ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 30 maggio 2020
Dragi sobratje v Duhovništvu, carissimi Sacerdoti, Diaconi, Religiosi!
1. “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore… Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (Lc 4,18-19; 21). Queste parole del profeta Isaia ci presentano i tratti, inconfondibili e innovativi, del sacerdozio di Cristo. Esso è tale perché si realizza nella cura dell’uomo ferito nella sua dignità e nella condivisione ricca di compassione con ogni miseria umana. Cristo esercita il suo sacerdozio non sacrificando qualcosa, ma donando se stesso, divenendo in questo modo redentore pieno di misericordia dell’uomo ferito, umiliato ed oppresso. Tutta la lettera agli Ebrei è lì a testimoniarci questa incomparabile novità del sacerdozio di Cristo.
2. Carissimi sacerdoti, anche il nostro sacerdozio è generato dall’unzione dello Spirito Santo: consustanziale al Padre e al Figlio, lo Spirito Santo è “nell’assoluto mistero di Dio uno e trino, la Persona-amore” (Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem 50). Inabitati dalla Persona-amore, tutta la nostra esistenza sacerdotale si realizza nel dono di noi stessi. Lo Spirito Santo, la Persona-amore, che ha orientato Cristo a donare se stesso sulla Croce, desidera riprodurre in ciascuno di noi l’autodonazione di Cristo. I segni espressivi di tutto questo sono due e corrispondono alle fondamentali promesse che, al momento dell’ordinazione, abbiamo fatto davanti al Vescovo e al popolo di Dio, e che fra poco rinnoveremo: la promessa dell’obbedienza e la promessa della verginità perpetua. Non c’è altra vera autorealizzazione sacerdotale che quella di vivere, in Cristo, il dono totale di noi stessi.
3. Dragi sobratje v Duhovništvu, siamo ancora dentro il tempo della pandemia da COVID-19 che continua ad affliggerci sul piano personale e su quello pastorale. Credo che tutti noi, in maniera più o meno riflessa, avvertiamo forte l’esigenza interiore di una risposta di fede a questa domanda: cosa ci sta dicendo il Signore? Non si può sfuggire a questa domanda di fede, derubricando questa epidemia come un semplice fenomeno dell’esistenza o della natura. Il primo sguardo da assumere è allora quello spirituale, cioè quello nello Spirito del Signore Risorto. È l’indicazione che ci è pervenuta da Papa Francesco il 27 marzo scorso, in una Piazza San Pietro completamente vuota, ma resa piena e ricca dalla presenza dell’icona della Madonna, del Crocifisso e del Santissimo Sacramento dell’Eucarestia. Se questa epidemia la consideriamo nell’orizzonte della Provvidenza divina, che tutto guida con il fine della carità, allora dobbiamo leggervi un monito per noi tutti, l’invito ad un esame di coscienza anche collettivo, ad un ripensamento, ad una conversione. Mi sembra debba essere questo oggi il primo compito della nostra Chiesa diocesana.
4. Carissimi sacerdoti, la tradizione presbiterale della nostra Chiesa ha espresso figure esemplari di sacerdoti. La memoria va soprattutto ad un sacerdote del nostro presbiterio, il Beato don Francesco Bonifacio, la cui esemplare testimonianza sacerdotale usque ad effusionem sanguinis, offerta in tempi non meno tribolati dei nostri, onoriamo in questa Messa Crismale con l’esposizione, per la prima volta, della sua stola, di altre sue reliquie e con la pubblicazione del testo inedito di una sua intensa e profonda preghiera, trovata tra le pagine del suo Breviario, che recitava prima di esercitare il ministero della Confessione. Chiamati a custodire questa splendida tradizione sacerdotale, rinnovandola nel nostro quotidiano servizio ministeriale, sono ad invitarvi a pregare per nostri confratelli che ci hanno lasciato dal Giovedì Santo dell’anno scorso: Don Pietro Girotto che viveva a Monza, mons. Mario Cosulich, Preposito del Capitolo della Cattedrale, don Giorgio Giurissi e S.E. Mons. Eugenio Ravignani che, nel suo testamento spirituale, ha scritto: “”Ho amato ed amo questa Santa Chiesa che è in Trieste. L’ho amata e l’amo nei suoi sacerdoti…. L’ho amata nei religiosi…”.
5. Dragi sobratje v Duhovništvu, in occasione di questa Messa Crismale vi faccio dono di un libretto che raccoglie le riflessioni proposte da S.E. Mons. Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine, in occasione del nostro Corso di aggiornamento di febbraio. È un piccolo segno della mia profonda gratitudine per il dono di avere voi come cooperatori del mio ministero episcopale. In questi dieci anni ho conosciuto il vostro umile e quotidiano eroismo; l’amore che portate verso la porzione del popolo cristiano che la Chiesa vi ha affidato, per le famiglie, i bambini, i giovani, gli anziani, i poveri, i malati, gli sfiduciati…; la vostra costanza nelle difficoltà, la vostra perseveranza nelle tribolazioni del ministero. Vi ringrazio di cuore. Nei tempi tribolati che viviamo fissiamo sempre di nuovo lo sguardo su Cristo Risorto e stendiamo le nostre mani verso di Lui. Lasciamo che la sua mano ci prenda, e allora non affonderemo, ma serviremo la vita che è più forte della morte e l’amore che è più forte dell’odio ed il mondo sentirà attraverso il nostro sacerdozio la compassione di Dio per i nostri fratelli e le nostre sorelle. Vi affido tutti alla materna protezione della Madonna della Salute, Madre tenerissima del nostro sacerdozio.