Diocesi di Trieste
XVI Domenica per annum
✠ Giampaolo Crepaldi
Parrocchia San Giacomo, 19 luglio 2020
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!
1. In questa domenica la Chiesa ci fa leggere un brano del Vangelo di Matteo che contiene tre parabole con le quali Gesù descrive il Regno dei Cieli. La prima, quella del grano e della zizzania, ci pone di fronte alla questione della compresenza del male e del bene nella nostra vita e in quella del mondo. La domanda, seria e complessa, che dobbiamo porci è la seguente: se Dio vuole solo e sempre il bene, come spiegare la presenza del male? Per dare una risposta a questa domanda, che evidentemente angustiava anche i suoi ascoltatori, Gesù ricorre al paragone della zizzania seminata dal nemico di notte, mentre tutti dormivano, offrendo alcuni preziosi insegnamenti. Il primo ci dice che dove semina Dio, semina anche satana, ed è importante che ognuno sappia che la lotta contro il male è continua. Dobbiamo dunque vigilare e non lasciarci sorprendere dal sonno della nostra indolenza. Il secondo ci dice che, tante volte, è difficile distinguere il bene dal male, perché le tentazioni del maligno sono molto sottili e ingannevoli. Esse vanno smascherate con la grazia del discernimento spirituale. Il terzo ci insegna che il male continuerà ad operare nel mondo sino alla fine dei tempi e che la sua estirpazione avverrà non su questa terra, ma dopo la morte, con il Giudizio, quando i buoni andranno in paradiso e i cattivi all’inferno.
2. Carissimi fratelli e sorelle, anche le altre due parabole sono ricche di preziosi insegnamenti. Quella del granello di senape – il più piccolo di tutti i semi, che, una volta cresciuto, diventa un albero – ci insegna che le opere di Dio seguono le logiche tipiche della semplicità e della minorità. Il mondo è meravigliato dal baccano che procura un albero che cade, mentre il cristiano dal silenzio operoso di un albero che cresce. Fanno più notizia i cattivi che operano il male, che i buoni che, giorno dopo giorno, operano il bene. È così anche a Trieste. L’ultima parabola – quella del lievito che fa fermentare l’impasto – chiama in causa direttamente la nostra testimonianza pubblica di cristiani. Ripetutamente il Signore Gesù ci ha ricordato che siamo nel mondo, ma non siamo del mondo, siamo chiamati cioè a non perdere mai la nostra identità cristiana e, nello stesso tempo, a testimoniare Gesù Cristo nella società che ci circonda. Siamo chiamati a essere lievito, cioè autentici cristiani, fedeli al Vangelo e agli insegnamenti della Chiesa, pronti a portare Gesù Cristo al mondo. È questo l’esempio di San Giacomo, amato e venerato patrono di questa comunità parrocchiale, che giunge fino a noi dai primi anni di storia del cristianesimo. Un Apostolo che, insieme agli altri Apostoli, fu come un lievito evangelico capace di fermentare una società pagana e lontana dal Dio vero e di estendere il Regno dei Cieli nel mondo intero. Riuscì nell’impresa perché animato da un grande amore per Gesù e per i fratelli da salvare. Così sarà anche per noi, se nel nostro cuore arde il fuoco dell’amor di Dio. Chiediamo alla Madonna la grazia della carità che ci renda lievito pronto a far crescere il Regno di Dio.