In una nota inviata ai membri della Conferenza Episcopale Italiana, il Segretario Generale mons. Stefano Russo dà una lettura interpretativa degli effetti prodotti dal DPCM del 18 ottobre 2020 sull’attività delle Parrocchie e degli organismi collegiali ecclesiali. Di seguito riportiamo uno stralcio della nota.
«L’andamento epidemiologico continua a destare preoccupazione nelle nostre comunità. È quanto emerge anche dai continui contatti telefonici che la Segreteria Generale sta ricevendo in queste ore. All’indomani della pubblicazione del nuovo DPCM (18 ottobre 2020), ci si chiede quale sia l’impatto sulle parrocchie delle nuove misure di contenimento della diffusione del virus COVID-19.
Per quanto riguarda la vita liturgico-sacramentale – come da precedente comunicazione del 14 ottobre 2020 – resta invariato quanto previsto nel Protocollo del 7 maggio circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo. Esso rimane altresì integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico, già trasmesse nel corso dell’estate. Anche per la catechesi e gli incontri formativi nulla è cambiato, si segua il protocollo che prevede l’uso della mascherina sempre, anche quando si è seduti e l’adeguatezza degli spazi che consentano il distanziamento fisico come previsto. Occorre nella valutazione complessiva tenere in debito conto le normative regionali e locali.
Le riunioni di organismi di governo sono consentite (ad esempio: Consiglio episcopale, Consiglio presbiterale, Cda di Enti, Consiglio affari economici, Collegio consultori…) perché a numero chiuso, anche se il DPCM “raccomanda fortemente” la modalità a distanza (on line).
Per gli altri organismi di partecipazione si consiglia massima prudenza, evitando la compresenza fisica e “raccomandando fortemente” la modalità a distanza (on line)».