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IV Giornata mondiale dei Poveri

 
 

DIOCESI DI TRIESTE


IV Giornata mondiale dei Poveri




Carissimi fratelli nel sacerdozio!

1. Domenica 15 novembre ricorre la IV Giornata Mondiale dei Poveri. Il titolo di quest’anno è: “Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32). “La scelta di dedicare attenzione ai poveri – scrive Papa Francesco – non può essere condizionata dal tempo a disposizione o da interessi privati, né da progetti pastorali o sociali disincarnati. Non si può soffocare – sottolinea – la forza della grazia di Dio per la tendenza narcisistica di mettere sempre sé stessi al primo posto” (Messaggio GMP, 3). Il Papa focalizza la questione su un trinomio inscindibile: preghiera, affidamento a Dio, gesti concreti di carità. È con lo sguardo verso i poveri che la vita cambia direzione perché l’impegno concreto, guidato dalla carità divina, rende l’esistenza “pienamente umana”. Significa vivere la povertà evangelica in prima persona, perché “non possiamo sentirci a posto – scrive Francesco – quando un membro della famiglia umana è relegato nelle retrovie e diventa un’ombra”. Il richiamo del Santo Padre alla Chiesa è di lasciarsi interrogare dai poveri, ascoltando il loro “grido silenzioso” al quale il Popolo di Dio è chiamato a rispondere con la testimonianza, la solidarietà perché il bene comune, afferma, è “un impegno di vita, che si attua nel tentativo di non dimenticare nessuno di coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali” (Messaggio GMP, 4). “Tendi la mano al povero”, scrive Papa Francesco al numero 8 del Messaggio, dunque, è un invito alla responsabilità come impegno diretto di chiunque si sente partecipe della stessa sorte. È un incitamento a farsi carico dei pesi dei più deboli, come ricorda San Paolo: "Mediante l’amore siate a servizio gli uni degli altri”.

2. La Chiesa di Trieste cerca sempre nuove strade per essere al servizio del prossimo, specialmente in questo periodo così problematico quando, a causa della pandemia in corso, si sono acuite difficoltà di ogni tipo, soprattutto per quelle categorie di persone che già facevano molta fatica nella quotidianità. Il segno che la Chiesa tergestina vuole dare quest’anno si concretizza in un progetto al quale ha aderito la Caritas Diocesana attraverso l’opera della Fondazione Diocesana Caritas Trieste ONLUS: il progetto Housing First – Prima la Casa. Il progetto parte a Trieste nel 2017 dalla constatazione che i servizi Caritas intercettano molte persone che si sono impoverite a causa della crisi e si trovano a subire uno sfratto perché non riescono a lavorare, perché sono disoccupate o perché, se guardiamo ai piccoli imprenditori, non hanno più commesse e le loro attività entrano in crisi, trascinandoli in una spirale di debito ed impoverimento. Tale situazione si sta aggravando con le complicazioni collegate all’emergenza Covid-19. La Fondazione diocesana Caritas Trieste ha scelto il modello Housing First, nato negli Stati Uniti e sviluppatosi in diversi Paesi europei, perché è un approccio innovativo per il contrasto di fenomeni reiterati di problematiche abitative, così come evidenziato dalle Linee di Indirizzo per il contrasto della Grave Emarginazione adulta in Italia del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociale. Tale progetto prevede l’inserimento diretto delle persone che vivono una problematica abitativa persistente in appartamenti indipendenti, sicuri e confortevoli. Le persone vengono prese in carico da un’equipe di accompagnamento per garantire prossimità e aiuto. Grazie al supporto della Regione Friuli Venezia Giulia e con il coinvolgimento del Comune di Trieste, la Fondazione Caritas ha completato la ristrutturazione di 5 appartamenti dai 76 ai 95 mq in uno stabile di via Vasari, per accogliere 5 nuclei familiari monoreddito con minori, per un totale di 20 persone. Le famiglie inserite nel progetto hanno già sperimentato l’insuccesso in altre situazioni di accoglienza e/o diversi tentativi di autonomia abitativa.

3. Affidiamo questo nostro segno a Maria santissima, la quale “…conosce da vicino le difficoltà e le sofferenze di quanti sono emarginati, perché lei stessa si è trovata a dare alla luce il Figlio di Dio in una stalla. Per la minaccia di Erode, con Giuseppe suo sposo e il piccolo Gesù è fuggita in un altro paese, e la condizione di profughi ha segnato per alcuni anni la santa Famiglia. Possa la preghiera alla Madre dei poveri accomunare questi suoi figli prediletti e quanti li servono nel nome di Cristo. E la preghiera trasformi la mano tesa in un abbraccio di condivisione e di fraternità ritrovata” (Messaggio GMP, 10).

Di cuore, assicuro la mia preghiera e benedizione.

✠ Giampaolo Crepaldi


Trieste, 4 novembre 2020, memoria San Carlo Borromeo