DIOCESI DI TRIESTE
San Josemaría Escrivà de Balaguer
✠ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 26 giugno 2021
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!
1. Celebriamo oggi, con gioiosa e intima partecipazione, la memoria liturgica di San Josemaría Escrivà, il fondatore e l'iniziatore dell'Opus Dei. Egli è conosciuto come il santo della vita ordinaria perché, con straordinaria ed efficace intelligenza spirituale, propose una nuova strada di santificazione agli uomini e alle donne, invitandoli a raggiungere la santità compiendo il loro lavoro e i loro impegni quotidiani con spirito cristiano. Scrisse: "Troviamo Dio invisibile nelle cose più visibili e materiali" (Colloqui n. 114). Tale fondamentale convinzione era tema ricorrente della sua predicazione, dei suoi scritti e del suo ministero sacerdotale. Egli invitava a camminare ogni giorno alla sequela del Signore, sulla via di una santità, non frutto di un momento folgorante, ma espressione di un ardore che accende la vita intera; sulla via di una santità che fa sì che la vita interiore, la vita cioè di relazione con Dio, e la vita familiare, professionale e sociale, fatta di realtà terrene, non fossero separate, ma costituissero una sola esistenza santa e piena di Dio. Questo suo insegnamento possiede i tratti dell'attualità e dell'urgenza per noi cristiani chiamati, in virtù del Battesimo che ci incorpora a Cristo, a stringere con il Signore un'ininterrotta e vitale relazione, ad essere santi e collaboratori nella salvezza dell'umanità.
2. Carissimi fratelli e sorelle, scorrendo le pagine avvincenti degli scritti di san Josemaria ne ho trovato alcune ricche di consolanti e illuminanti riflessioni, perfino preziose se le rapportiamo alle dolorose e disperanti esperienze collegate alla pandemia da Covid-19. Scrisse con paradossale e provocatorio intento: “Ti voglio felice sulla terra. – Non lo sarai se non perdi quella tua paura del dolore. Perché, mentre “camminiamo”, la felicità consiste proprio nel dolore” (Cammino, n. 217). E ancora: “L’amore che dà gusto, che rende felice l’anima, si fonda sul dolore” (Forgia, n. 760). In lui la percezione acutissima del dolore di Cristo era saldamente unita all’indefettibile certezza nell'evento pasquale della risurrezione. Scrisse: “Cristo vive: Cristo non è un uomo del passato, che visse un tempo e poi se ne andò lasciandoci un ricordo e un esempio meravigliosi. No: Cristo vive” (E’ Gesù che passa, n. 102). Per questo confidava ai suoi figli spirituali: “vi amo tanto perché vedo scorrere nelle vostre vene il sangue del Risorto”. La vittoria pasquale di Cristo sul peccato e sulla morte era così forte da imprimere alla sua vita la connotazione di una speranza pronta e attiva, anche nelle più grandi prove e sofferenze. Scrisse: “Quando noi cristiani ce la passiamo male è perché non diamo a questa vita tutto il suo significato divino. Dove la mano sente la puntura delle spine, gli occhi scoprono un mazzo di splendide rose, piene di profumo” (Via Crucis, VI stazione, n. 5). Carissimi fratelli e sorelle, così sia per voi e per tutti i cristiani di Trieste!