DIOCESI DI TRIESTE
BEATO DON FRANCESCO BONIFACIO: 75° ANNIVERSARIO DEL SUO MARTIRIO
✠ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 12 settembre 2021
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo Signore!
1. "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuol salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Mc 8,34-35). Queste impegnative parole di Gesù, presenti nel brano del Vangelo di Marco che è stato appena proclamato, costituiscono la cornice di questa nostra celebrazione eucaristica tutta dedicata a fare grata memoria del martirio del Beato don Francesco Bonifacio, avvenuto 75 anni fa. Il suo martirio fu l'atto finale e testimoniale di una vita che si era dispiegata tutta all'insegna di un discepolato fatto di un amore incondizionato a Cristo. Con il suo martirio, infatti, egli giunse alla totale perdita di sé per fedeltà al Signore, assimilando l’intera propria esistenza a Cristo, fino a seguirlo nel dono della vita, come Egli fece nella croce per salvare l’umanità. Il beato don Bonifacio, pastore semplice ed esemplare, visse tutto questo, totalmente proteso nella cessione della propria persona per accogliere in se stesso quella di Cristo. Egli considerò che la propria persona fosse un bene da donare e non da trattenere egoisticamente per sé; Egli volle diventare una cosa sola con Lui. Fu questo il tratto più luminoso della sua biografia cristiana e sacerdotale, difficilissimo da accettare da noi contemporanei, prede come siamo dell’ebbrezza dell’affermazione di noi stessi ad ogni costo, sedotti dal pensiero che il nostro io, sempre più dimentico di Dio, sia tutto e il centro di tutto.
2. Carissimi fratelli e sorelle, nella significativa occasione del 75° anniversario del martirio del Beato don Francesco Bonifacio, sono state pubblicate - per merito della ricerca intelligente e diuturna di Mario Ravalico e con il sostegno degli amici dell'Azione Cattolica Diocesana - le sue catechesi sul Credo, cioè sulle principali verità rivelate raccolte nel Simbolo della fede, considerato come il segno di riconoscimento del cristiano, di comunione tra i credenti e di appartenenza alla Chiesa. Scaturite dal cuore appassionato di un pastore chiamato a rispondere alle esigenze credenti del suo popolo, esse ci invitano a riscoprire il dono incommensurabile della fede, del credit Deo, Deum et in Deum, come diceva Sant’Agostino. La fede non è solo atto dell’intelligenza, ma è l’aprirsi di tutta la vita al disegno e all’azione di Dio. Non si tratta di un’adesione astratta ad alcune verità, ma è un entrare nella grande corrente di vita e di luce che scaturisce dal cuore stesso di Dio. È atto e atteggiamento che riguarda il nostro cuore; è decisione del nostro spirito in quelle profondità in cui conoscenza di sé e libertà di amare coinvolgono, in maniera unitaria, l’intelletto, la volontà, la memoria e anche l’affettività. La fede è la prima virtù cristiana, è inizio della nostra salvezza, è chiamata alla conversione per cui, staccati dal peccato, veniamo introdotti nel mistero dell’amore di Dio, che ci chiama a stringere in Cristo una relazione personale.
3. Carissimi fratelli e sorelle, il richiamo del Beato don Francesco Bonifacio ad una riscoperta della fede - richiamo attualissimo e con i tratti dell'urgenza pastorale - si declina anche con l'esercizio di una operosità pastorale che deve vedere coinvolti in prima linea noi sacerdoti, religiosi e religiosi, ma anche tutto il popolo di Dio nella varietà dei suoi carismi. A questo riguardo consentitemi di proporvi una riflessione del Beato elaborata a margine di un ritiro spirituale: "La catechesi domenicale è come una mini teologia presentata da popolano a popolani, che deve lasciare un segno. Poco o nulla vale predicare se io non dimostro di praticare la Parola di Dio. L’attività non sempre significa apostolato santo, la predicazione richiede sacrificio, va preparata bene senza ricopiarla da testi o riviste; si è troppo miseri se si dimostra di non voler faticare. La Parola di Dio va studiata, assimilata prima di proclamarla; io sono chiamato ad essere uomo di Dio, come uomo, come cristiano, come sacerdote sono prediletto da Dio per poter essere ostensorio della Sua santità". Abbiamo qui delle parole che hanno la carica dirompente della profezia che interpella e inquieta perché e indica la strada da percorrere. Alla domanda insistente - spesso angosciante - di come far giungere il Vangelo di Cristo a un mondo che pensa di andare avanti senza di Lui, il nostro Beato ci dice che il modo migliore di fare evangelizzazione è questo: essere ostensori della santità di Dio, essere cioè, con la nostra vita credente, testimoni credibili della santità di Dio. Chiediamo al nostro Beato questa grazia speciale e alla Vergine Maria, Madre della Riconciliazione, di accompagnarci sulle strade della santità cristiana!