DIOCESI DI TRIESTE
INFERMIERI: COMPASSIONE E CONDIVISIONE
✠ Giampaolo Crepaldi
Sant'Antonio Taumaturgo, 1 novembre 2021
Carissimi infermieri e infermiere
1. Sono particolarmente onorato di accogliervi nella chiesa dedicata a Sant'Antonio Taumaturgo nel giorno in cui la Chiesa celebra solennemente Tutti i Santi. In questa circostanza, il vostro Ordine di Trieste ha voluto che venga celebrata una Santa Messa per ricordare nella preghiera al Signore i vostri defunti e, insieme ai loro familiari, quanti sono morti a causa della pandemia. È un gesto che vi fa onore e che manifesta la vostra sensibilità umana e cristiana. In questo momento vogliamo innalzare il nostro sguardo a Gesù, il quale ebbe un'attenzione piena di amore verso i malati (Mt 9,12) e gli afflitti (Mt 11,28), guarendo quelli che gli venivano presentati (Mt 4,23; 21,14; Lc 9,11) e inviando i discepoli a fare altrettanto (Mt 10,1; Lc 9,1). Nei suoi incontri Gesù vide le ferite del corpo e raggiunse i bisogni dell’anima, si accostò all’uomo segnato dalla malattia con compassione e ne condivise la sorte. La compassione e la condivisione di Gesù con gli ammalati sono un esempio da imitare e una fonte di speranza, soprattutto in questo nostro tempo segnato dalle sofferenze e dai laceranti interrogativi conseguenti alla pandemia da coronavirus. Ed è proprio in questo doloroso scenario che la fede cristiana ci dice che proprio l’uomo sofferente può divenire soggetto attivo e responsabile nell’opera di evangelizzazione e di salvezza (Cf. Giovanni Paolo II, Es. ap. Christifideles laici, n. 54). Ricordiamoci che il Signore Gesù "proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova" (Eb 2,18).
2. Carissimi infermieri e infermiere, la parola ospedale richiama la parola ospitalità, mentre la parola infermiere richiama la parola infermo: questo plesso di significati delinea il perimetro della vostra professione in termini di compassione e di condivisone, come fu per Gesù. Papa Benedetto XVI scrisse: "La misura dell’umanità si calcola in relazione alla capacità di stare di fronte alla sofferenza". È sul rapporto con i malati e i sofferenti che abbiamo la possibilità di valutare il livello di umanità o di disumanità della nostra convivenza sociale e civile e di misurarne il grado di civiltà o di inciviltà. La vostra capacità di accogliere, di curare, di piegarsi sui malati, di infondere coraggio, speranza, di contribuire a guarire, nel limite del possibile, le ferite del corpo e, al tempo stesso, di preoccuparsi della dignità, della sorte degli uomini, tutto questo costituisce un contributo essenziale a rendere migliore la nostra società. A voi il grazie della Chiesa di Trieste per il vostro contributo alla grande impresa che è l’amore per i malati, testimoniando con coraggio e fedeltà la vocazione di prossimità ai sofferenti! Chi di voi è sostenuto dalla fede cristiana, sappia di esser come le braccia della Chiesa, che di Cristo presente negli ammalati è umile serva, desiderando solo manifestare l’amore del Buon Samaritano. Vi pongo tutti sotto la materna protezione della Madonna, la Salus infirmorum, e la prego di proteggervi e di sostenervi.