DIOCESI DI TRIESTE
XXX GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
✠ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 13 febbraio 2022
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!
1. In unione con tutte le parrocchie della nostra Diocesi, celebriamo qui nella Cattedrale di San Giusto, a causa delle restrizioni previste per contrastare il diffondersi della pandemia da Covid-19, la 30ª Giornata Mondiale del Malato, con il proposito condiviso di crescere nella vicinanza e nel servizio alle persone inferme e alle loro famiglie. Anche per questa occasione il Santo Padre Francesco ci ha fatto dono di un suo ricco e articolato Messaggio intitolato Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso (Lc 6,36), che ci sollecita a volgere il nostro sguardo a Gesù Cristo che “percorreva tutta la Galilea…, guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo” (Mt 4,23). L’attenzione particolare di Gesù verso i malati si tradusse poi nella missione degli apostoli, mandati dal Maestro ad annunciare il Vangelo e a curare gli infermi (cf. Lc 9,2). A partire da questa importante premessa il Papa ci offre un’illuminante considerazione: “Come non ricordare, a questo proposito, i numerosi ammalati che, durante questo tempo di pandemia, hanno vissuto nella solitudine di un reparto di terapia intensiva l’ultimo tratto della loro esistenza, certamente curati da generosi operatori sanitari, ma lontani dagli affetti più cari e dalle persone più importanti della loro vita terrena? Ecco, allora, l’importanza di avere accanto dei testimoni della carità di Dio che, sull’esempio di Gesù, misericordia del Padre, versino sulle ferite dei malati l’olio della consolazione e il vino della speranza”.
2. Carissimi fratelli e sorelle, l’attenzione amorosa al malato deve trovare la sua più efficace manifestazione soprattutto quando giunge il momento della morte. Anche su questo punto, tanto controverso quanto dibattuto al giorno d’oggi, il Santo Padre Francesco nel discorso tenuto nell’Udienza del 9 c.m. ci ha offerto alcuni istruttivi e preziosi insegnamenti, che partono da questa significativa precisazione: “la fede cristiana non è un modo per esorcizzare la paura della morte, piuttosto ci aiuta ad affrontarla”. Questi i punti più rilevanti dell'’intervento papale. In primo luogo, la giusta condanna contro l’accanimento terapeutico: “non possiamo evitare la morte, e proprio per questo, dopo aver fatto tutto quanto è umanamente possibile per curare la persona malata, risulta immorale l’accanimento terapeutico”. In secondo luogo, l’elogio delle cure palliative: “dobbiamo essere grati per tutto l’aiuto che la medicina si sta sforzando di dare, affinché attraverso le cosiddette ‘cure palliative’, ogni persona che si appresta a vivere l’ultimo tratto di strada della propria vita, possa farlo nella maniera più umana possibile”. In terzo luogo, una netta condanna di ogni forma di eutanasia: “Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio. […] La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata”. Un divieto, quello riguardante l’eutanasia, di morale naturale che quindi riguarda i credenti e i non credenti. Un monito rivolto soprattutto a chi tenta di confessionalizzare l’eutanasia quasi che sia un illecito morale solo per chi crede.
3. Carissimi fratelli e sorelle, nel suo Messaggio per questa 30ª Giornata Mondiale del Malato il Santo Padre Francesco rivolge un pensiero pieno di ammirazione e gratitudine agli operatori sanitari: “Penso ai medici, agli infermieri, ai tecnici di laboratorio, agli addetti all’assistenza e alla cura dei malati, come pure ai numerosi volontari che donano tempo prezioso a chi soffre. Cari operatori sanitari, il vostro servizio accanto ai malati, svolto con amore e competenza, trascende i limiti della professione per diventare una missione. Le vostre mani che toccano la carne sofferente di Cristo possono essere segno delle mani misericordiose del Padre. Siate consapevoli della grande dignità della vostra professione, come pure della responsabilità che essa comporta”. Particolarmente significativo il richiamo a umanizzare la professione medica. Queste le parole del Papa: “Il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia”. Cari fratelli e sorelle, affidiamo all’intercessione di Maria, salute degli infermi, tutti i malati e le loro famiglie e preghiamo per gli operatori sanitari affinché, ricchi di misericordia, offrano ai pazienti, insieme alle cure adeguate, la loro fraterna vicinanza.