DIOCESI DI TRIESTE
Solennità di San Giusto martire
✠ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 3 novembre 2022
Eccellenza Sig. Prefetto, Sig. Sindaco, amici fraterni delle Chiese e Comunità ecclesiali, distinte Autorità civili e militari, cari presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, fratelli e sorelle, bratje in sestre!
1. Celebriamo, con solennità e devozione, san Giusto, patrono amato e venerato della nostra Chiesa diocesana e della nostra città di Trieste. Morì martire, rendendo testimonianza a Cristo, al quale era unito da un solido e infrangibile vincolo di amore (cf. CCC n. 2473). L’amore, e soltanto l’amore, giustificò il dono della sua vita, avendo fatto propria l’esigente richiesta di Gesù: Chi ama il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli e le sorelle, perfino la propria vita più di me, non è degno di me. Quello che aveva di più caro fu Cristo. Così deve essere per noi. Dentro a questa relazione di amore, Cristo cessa di essere un altro, una terza persona, per diventare una presenza che pervade la vita, fino a riprodurre se stesso in ciascuno di noi. Nella morte del discepolo, infatti, è riprodotta la morte di Cristo, così come nella vita del discepolo è riprodotta la vita di Cristo. In questa singolare prospettiva, il martirio è la suprema manifestazione dell’amore a Cristo; è il modo più eloquente di dirgli che a Lui non vogliamo anteporgli nulla, neppure la nostra vita.
2. Predragi bratje in sestre, l’amore di Cristo e l’amore per Cristo che san Giusto ci rivela con il suo martirio deve essere la bussola che orienta il cammino sinodale che la nostra Diocesi, in comunione con papa Francesco e con tutte le Diocesi italiane, ha messo in programma anche per quest’anno pastorale. Lungo il cammino sinodale, l’amore ci porterà ad essere cultori infaticabili della Parola di Dio. Nell’ascolto personale e comunitario e nella risposta d’amore alla Parola di Dio, conseguiamo la vera beatitudine: beati coloro che custodiscono la parola di Dio (cf. Lc 8,15). Gesù stesso disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11,28). Lungo il cammino sinodale, inoltre, l’amore ci convocherà attorno all’altare dell’Eucaristia, che dovrà essere il cantus firmus della nostra Chiesa diocesana quale fonte e culmine della sua comunione e alimento insostituibile per la sua missione. La nostra Chiesa imparerà così a essere casa di comunione nella quale trovano accoglienza gioiosa soprattutto i poveri di beni dello spirito e i poveri di beni materiali.
3. Carissimi fratelli e sorelle, nell’amore di Cristo e nell’amore per Cristo trovano posto tutti coloro con i quali Lui si è identificato: i piccoli, i poveri, gli ultimi, i malati. San Paolo, con la sua brevissima e rivoluzionaria Lettera a Filemone, ci dimostra che non solo l’amore cristiano scavalca tutte le barriere sociali, ma fa in modo che l’ultimo – si trattava di uno schiavo fuggiasco – diventi il prediletto. Tutto questo interpella fortemente noi cristiani e ci colloca in prima linea nella difesa di ogni persona umana, soprattutto dei più piccoli e dei più deboli, dal figlio che si vorrebbe abortire all’anziano che viene emarginato, anzi che si vuole far morire degnamente tramite l’eutanasia; dallo studente la cui mente è inquinata da un turbinio di ideologie senza capo né coda, ai troppi che si lasciano irretire dalla melassa del relativismo, dal caos veritativo e morale e sballottare dalle raffiche di vento di una società decadente, facili prede di altri, scaltri nel rubare il tesoro dell’anima, della libertà e dell’umanità con inganni diabolici. Credetemi, da questa deriva senza futuro, ci può salvare solo l’amore, di Cristo e per Cristo.
4. Predragi bratje in sestre, la lezione di amore che ci consegna il martirio di san Giusto è oggi drammaticamente smentita dalla tragica e insensata avventura bellica che si sta consumando nel cuore dell’Europa tra Russia e Ucraina, con conseguenze pesanti sulle nostre vite, sulle nostre famiglie, su intere nazioni. Non ci resta che fare nostro l’appello di papa Francesco a pregare affinché arrivi il tempo della pace e a promuovere quel giusto negoziato che ponga fine a questa disastrosa vicenda. Anche in questo lugubre scenario, Trieste, che conosce bene i costi incommensurabili della guerra, si ponga come Città della pace e della riconciliazione. Lo faccia con spirito unitario, come ha fatto in occasione della crisi della Wärtsilä, ritrovandosi tutta – Istituzioni, società civile, organizzazioni sindacali, Diocesi – accanto ai lavoratori e alle loro famiglie. Papa Francesco scrisse che il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita personale, familiare e sociale (cf. Fratelli Tutti, n. 162). Il lavoro sia anche il cuore delle realizzazioni e dei progetti, numerosi e promettenti, che, con lungimiranza e determinazione, stanno portando avanti le Istituzioni comunale, regionale e l’Autorità portuale e che riguardano il Porto, quello nuovo e quello vecchio: alla fine, entrambi siano porti di pace e di sviluppo. Preghiamo san Giusto, chiedendogli la grazia di proteggere la nostra Città, il suo territorio e la nostra Chiesa e di garantire alle nostre famiglie e a tutti giorni di pace, di concordia e di operosa serenità.