DIOCESI DI TRIESTE
IN MEMORIAM DEL PAPA EMERITO BENEDETTO XVI
✠ Giampaolo Crepaldi
Parrocchia Sant’Antonio Taumaturgo, 2 gennaio 2023
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo Signore!
1. In questa santa Eucaristia vogliamo pregare per l’anima benedetta del Papa emerito Benedetto XVI che, all’età di 95 anni, ha lascito questo mondo per andare incontro al Padre celeste. La preghiera si fa anche atto di gratitudine per la sua luminosa testimonianza: come cristiano, sacerdote, vescovo e papa è stato sempre il servo fedele, che il padrone, di ritorno dalle nozze, ha trovato sveglio e pronto (cf. Lc 12,36-38); è stato il pastore che ha servito la Chiesa assicurando al gregge di Cristo le cure necessarie; è stato il testimone del Vangelo che ha dato prova di operosa vigilanza e di generosa dedizione alla causa del Regno di Dio. Fu soprattutto un uomo di Dio. E possiamo intuire la profondità del suo rapporto con il Signore, meditando questa sua commovente testimonianza: “Molto presto mi ritroverò davanti al giudice finale della mia vita. Anche se, ripensando alla mia lunga vita, posso avere grandi motivi di timore e tremore, sono comunque di buon umore, perché confido fermamente che il Signore non è solo il giusto giudice, ma anche l’amico e il fratello che egli stesso ha già sofferto per le mie mancanze, ed è quindi anche il mio avvocato, il mio Paraclito. Alla luce dell’ora del giudizio, la grazia di essere cristiano mi diventa tanto più chiara. Mi concede la conoscenza, e anzi l’amicizia, con il giudice della mia vita, e così mi permette di passare fiducioso attraverso la porta oscura della morte”.
2. Carissimi fratelli e sorelle, Benedetto XVI lascia alla Chiesa un’impegnativa eredità che riguarda questo punto decisivo per il futuro della fede: se Dio debba avere un posto in questo mondo. A questo riguardo e con la consueta chiarezza e lucidità, scrisse: “Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio. Non ad un qualsiasi Dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine (cfr Gv 13,1) - in Gesù Cristo crocifisso e risorto. Il vero problema in questo nostro momento della storia é che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più. Condurre gli uomini verso Dio, verso il Dio che parla nella Bibbia: questa è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa e del Successore di Pietro in questo tempo”. Ecco l’eredità che ci lascia Benedetto XVI: “Rendere Dio presente in questo mondo”, poiché “con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento”.
3. Carissimi fratelli e sorelle, Benedetto XVI ha avuto una parola di carità e di verità anche per il nostro mondo, attraverso discorsi e scritti memorabili, come l’enciclica Caritas in veritate. In essi ritorna spesso su un punto: la valorizzazione dei principi non negoziabili della difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, del rispetto della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e della libertà di educazione, ossia della possibilità che i genitori non siano sostituiti da altri nel loro compito educativo. Era profondamente convinto che il Vangelo sia la più grande forza di trasformazione del mondo. È dall’annuncio del Vangelo che scaturisce anche una società dal volto umano. Ascoltiamo ancora le sue parole: “Dalla fede vissuta con coraggio scaturisce, anche oggi come in passato, una feconda cultura fatta di amore alla vita, dal concepimento fino al suo termine naturale, di promozione della dignità della persona, di esaltazione dell’importanza della famiglia, fondata sul matrimonio fedele e aperto alla vita, di impegno per la giustizia e la solidarietà”. Con Papa Francesco, anche noi “sentiamo nel cuore tanta gratitudine: gratitudine a Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo; gratitudine a lui, per tutto il bene che ha compiuto, e soprattutto per la sua testimonianza di fede e di preghiera, specialmente in questi ultimi anni di vita ritirata”. Chiudo con un richiamo alle parole finali del testamento di Benedetto XVI che sono come la sintesi luminosa della sua vita e un programma di vita per ognuno di noi: “Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!... Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita - e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo”.