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Santa Messa per i giornalisti e gli operatori dei media


DIOCESI DI TRIESTE


SANTA MESSA PER I GIORNALISTI
E GLI OPERATORI DELLA COMUNICAZIONE


✠ Giampaolo Crepaldi


Cappella del Palazzo Vescovile, 26 gennaio 2023



Carissimi giornalisti e operatori della comunicazione!

1.      Sono particolarmente lieto di incontrarvi in occasione della memoria liturgica di San Francesco di Sales, vostro patrono. Sarà questo poi anche l’ultimo incontro che avrò con voi, in considerazione della fine del mio mandato come vescovo di Trieste. Considerando la biografia del vostro Patrono, ci sono alcuni tratti che sono molto attuali. Come Lui anche noi siamo chiamati a vivere un tempo di passaggio. Egli, davanti ai problemi nuovi che sfidavano la Chiesa e il mondo, non diede risposte vecchie, ma ne cercò di nuove. Radicò, infatti, la controriforma cattolica nel sentire interiormente la via indicata da Dio verso la libertà: scrisse lettere (più di 30 mila), predicò in un contesto calvinista, parlò di Dio nei colloqui personali, fondò insieme ad Antonio Favre l’Accademia Florimontana (1606-7), per incoraggiare l’approfondimento teologico, filosofico, scientifico e letterario. Scelse come simbolo l’arancio, un sempreverde, che porta fiori e frutti quasi in tutte le stagioni. Anche noi viviamo un profondo cambiamento d’epoca che pone sfide nuove e richiede risposte nuove anche per quanto riguarda i modi della comunicazione.

2.         Carissimi giornalisti e operatori della comunicazione, san Francesco di Sales ci insegna anche come affrontare le vicende storiche quando queste si complicano. San Giovanni XXIII scrisse che San Francesco di Sales non è di quelle figure “che si possono contenere entro limitati orizzonti”: “In verità san Francesco di Sales fu il più amabile tra i santi, e Iddio lo mandava al mondo in un’ora di tristezza… Ed egli apparve ed è rimasto come l’incarnazione della pietà sorridente e forte, in cui si fondono la poesia ingenua di san Francesco d’Assisi e l’amore chiaroveggente di sant’Agostino”. Di fatto, il nostro Santo era convinto che nel trattare con gli uomini, inclusi gli eretici, bisognava sempre evitare l’aceto, e usare invece la dolcezza, la comprensione, la stima, il dialogo serio e sincero: “Se sbaglio, diceva, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore”, oppure “ogni volta che sono ricorso a repliche pungenti, ho dovuto pentirmene. Gli uomini fanno di più per amore e carità che per severità e rigore”.

3.         Carissimi giornalisti e operatori della comunicazione, San Francesco di Sales dovette fare i conti anche con una profonda crisi di fede. Uscì da quell’ora tenebrosa della sua vita, affidandosi a Dio. “Io vi amerò, Signore”: queste parole costituiscono il fil rouge che tiene insieme Totum amoris est, il bel documento che papa Francesco ha recentemente pubblicato per il IV centenario della morte del nostro Santo. Scrive Papa Francesco: “L’esperienza di Dio è un’evidenza del cuore umano. È nel cuore e attraverso il cuore che si compie quel sottile e intenso processo unitario in virtù del quale l’uomo riconosce Dio e, insieme, sé stesso”. L’amore, per il Sales, non è mai astratto, ma concreto. Dai suoi scritti esce un tratto umano dolce, sereno, dall’animo grande, esempio di accoglienza degli altri e di se stessi: “Quel che facciamo per gli altri ci sembra sempre molto, quel che per noi fanno gli altri ci pare nulla”. Invitava alla pazienza: “Bisogna avere un cuore capace di pazientare; i grandi disegni si realizzano solo con molta pazienza e con molto tempo”. Figura modernissima e profetica anche ai nostri giorni, in un tempo, oggi come allora, di cuori spezzati, assettati di pace e di riconciliazione.