DIOCESI DI TRIESTE
Santa Messa Crismale
✠ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 6 aprile 2023
Carissimi Sacerdoti, dragi sobratje v Duhovništvu, Diaconi, Religiosi e Religiose, fratelli e sorelle, bratje in sestre!
1. La solenne Liturgia della Messa del Crisma è caratterizzata dal simbolo dell’olio. Tra poco benedirò quello per gli ammalati nel corpo e nello spirito e quello per i catecumeni e consacrerò il crisma di salvezza per tutti i rinati dall’acqua e dallo Spirito affinché siano partecipi della vita eterna e commensali al banchetto della gloria (cf. Liturgia della benedizione degli oli). In questo contesto liturgico in cui facciamo memoria, con gioiosa riconoscenza al Signore, del dies natalis del nostro sacerdozio, vi invito a pregare per le anime dei nostri confratelli – can. Piero Primieri, don Milan Nemac, can. Giuliano Vattovani, padre Gigi Sion, can. Lodovico Serafin, padre Rafko Ropret, mons. can. Furio Gauss – che quest’anno hanno raggiunto la casa del Padre celeste: li affidiamo al Suo abbraccio misericordioso. Inoltre, associamo a questo evento di grazia i fratelli presbiteri che – a motivo della lontananza fisica richiesta dal ministero o perché anziani o ammalati – sono impossibilitati ad essere con noi. Un saluto pieno di stima e gratitudine lo riserviamo ai fratelli diaconi con i quali condividiamo gioie e dolori del ministero pastorale. Salutiamo con affetto tutti i presenti: le persone consacrate e i fedeli laici, ringraziandoli di cuore per essersi uniti a noi in questa festosa circostanza in cui rendiamo grazie al Signore per il dono del nostro sacerdozio.
2. Dragi sobratje v Duhovništvu, l’olio, nella sua pregnante simbologia, ci interpella fortemente. In primo luogo, ci ricorda che siamo cristiani. La parola cristiani, infatti, con cui i discepoli di Cristo furono chiamati già all’inizio della storia della Chiesa, deriva dalla parola Cristo (cfr At 11,20-21), che è traduzione greca della parola Messia, che significa Unto. Essere cristiani vuol dire provenire da Cristo, appartenere a Cristo, cioè all’Unto di Dio, a Colui al quale Dio ha donato la regalità e il sacerdozio. Significa appartenere a Colui che Dio stesso ha unto con il suo Santo Spirito. Inoltre, l’olio ci ricorda che la nostra vita cristiana è collegata a ben quattro Sacramenti: il Battesimo, la Cresima, l’Ordine e l’Unzione degli infermi. Così l’olio, nelle sue diverse forme, ci fa compagnia lungo tutta la vita, dal Battesimo fino al momento in cui ci disponiamo all’incontro con il Dio Giudice e Salvatore. Ma, in particolare nella Messa crismale c’è qualcosa di speciale che riguarda noi sacerdoti: il segno sacramentale dell’olio ci parla di Cristo, che Dio ha unto Re e Sacerdote e ci porta a Lui che, nella nostra ordinazione sacerdotale, ci ha reso partecipi del suo sacerdozio, della sua unzione.
3. Carinissimi sacerdoti, il nuovo vescovo di Trieste, Mons. Enrico Trevisi, ha posto nel suo stemma la seguente frase, presa dalla Lettera agli Ebrei: Admirantes Iesum. Si tratta di un impegnativo richiamo programmatico per il suo ministero futuro, ma anche per tutta la nostra Diocesi e soprattutto per noi sacerdoti. Di fatto, è un motto che si collega con un’antica consuetudine liturgica della Chiesa quando il Vescovo, terminata l’omelia, esortava il suo auditorio con queste parole: Conversi ad Dominum, volgetevi verso il Signore. Era la sostanziosa esortazione a orientare e a volgere la propria anima verso Gesù Cristo. Tale esortazione poi si collega con un’altra che, ancora oggi prima del Canone, viene rivolta alla comunità credente: Sursum corda, in alto i cuori. Anche qui si tratta di lasciar fuori dal cuore tutti gli intrecci con le preoccupazioni, i desideri, le angosce, le distrazioni per far posto a Cristo. In ambedue le esortazioni c’è il richiamo ad abbandonare le direzioni sbagliate nel nostro pensare ed agire e ad essere admirantes Iesum, cioè a volgerci sempre, con stupore e ammirazione, verso di Lui, che è la Via, la Verità e la Vita. Sempre di nuovo dobbiamo diventare dei convertiti, rivolti con tutta la vita verso il Signore. E sempre di nuovo dobbiamo lasciare che il nostro cuore sia sottratto alla forza di gravità, che lo tira giù, e sollevarlo interiormente in alto nella verità e nell’amore del Signore.
4. Dragi sobratje v Duhovništvu, in occasione di questa celebrazione, così cara a noi sacerdoti, si è deciso di formulare un indirizzo di gratitudine per la mia persona che, tra alcuni giorni, lascerà il governo della nostra Diocesi a Mons. Enrico Trevisi. Ringrazio don Pieremilio per le parole che, a nome vostro, mi ha rivolto. Ringrazio tutti quelli che sono stati i miei più stretti collaboratori. Ringrazio di cuore quanti di voi sono stati in mezzo al popolo di Dio, per santificarlo, ammaestrarlo e guidarlo a Cristo Signore. A tutti chiedo la carità del perdono per le mie mancanze e assicuro la mia verso tutti, garantendo che vi porterò ogni giorno all’altare eucaristico. Guardando alla mia vita trascorsa vedo con riconoscenza la schiera di coloro – soprattutto i semplici e i piccoli – che mi hanno sostenuto con la loro preghiera, con la loro fede, con il loro amore e affetto. Ringrazio soprattutto il Signore che non mi ha mai fatto mancare il suo indispensabile sostegno e la sua misericordia nelle piccole cose e in quelle grandi. Chiudo con la preghiera di San Leone Magno: “Pregate il nostro buon Dio, affinché voglia nei nostri giorni rafforzare la fede, moltiplicare l’amore e aumentare la pace. Egli renda me, suo misero servo, ancora utile per l’edificazione vostra e del popolo di Dio”. Alla Vergine Maria e ai nostri Santi protettori chiedo la grazia – per me e per voi - di sostenerci fino alla fine della nostra vita nell’essere admirantes Iesum.