DIOCESI DI TRIESTE
Festa di Sant’Ulderico, a Dolina
✠ Enrico Trevisi
Parrocchia di Sant’Ulderico, Dolina, 7 luglio 2023
Cari fratelli e sorelle,
Amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre
Siamo riuniti per celebrare il mistero di amore di Dio che si manifesta anche nei santi, e in particolare in Sant’Ulderico vescovo. Spesso siamo atterriti perché le incomprensioni avanzano, le tristezze sembrano affogarci, e anche la comunità ecclesiale sembra smarrita per le ferite e le asprezze che ci turbano. Anche le famiglie sempre più sono in conflitto: padri contro figli e figli contro padri, uomini contro donne e donne contro uomini.
Per questo abbiamo bisogno di riunirci in preghiera e di aprire sinceramente il cuore. Abbiamo bisogno del Signore, del Signore che salva da tutto questo male, da questo essere l’uno contro l’altro.
Vieni a noi Signore, vieni a noi!...Pridi k nam, Gospod, pridi k nam !
Talvolta ci sentiamo soli, abbandonati, dentro un mare in burrasca, un futuro che sembra tetro. E allora preghiamo:
Sami smo, Gospod, pridi k nam! ... Siamo soli, Signore, vieni a noi!
Ma come S. Ulderico anche noi ci scopriamo conosciuti, amati, inviati per una missione. La prima lettura (Geremia 1,4-9) ci suggerisce di non avanzare scuse. Non dire sono giovane… sono immaturo… non sono pronto. Nessuno è mai pronto… ma il Signore chiama e ha fiducia di te che sei giovane! Ma oggi per tanti di noi, si potrebbe ripetere: non dire che sei vecchio… accetta la tua missione. Non tirarti indietro. Il Signore ha assicurato il suo aiuto. Lo Spirito Santo, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura (2 Tim 1,13-14; 2,1-3), abita in noi. Come lo è stato con i santi, con s. Ulderico e con Maria, la madre del Signore.
Da san Paolo, dalla seconda lettura, traggo alcuni spunti:
- Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito: il nostro modello sono i santi, è Gesù che i santi ci rendono accessibile anche nella vita concreta. Ci sono “sani insegnamenti”. Sappiamo riconoscerli? In sintesi: “Come si comporterebbe Gesù al mio posto?”. O preferiamo seguire altri insegnamenti, altri modelli che ci fanno essere egoisti, ripiegati sui nostri interessi, prigionieri di quello che gli altri pensano di noi, volgari e risentiti? Quale modello di vita scegliamo?
- Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato. Devo custodire il dono della fede, il dono del Vangelo. Del nostro portafogli abbiamo cura, non lo lasciamo incustodito. Ma della mia fede mi prendo cura? Domandiamoci con quale impegno medito la Parola di Dio, con quale cura la custodisco nel cuore perché sempre mi ispiri nel mio agire e così sia pronto a chiedere scusa e a perdonare, ad aiutare e anche a lasciarmi aiutare, quando serve. Perché a volte occorre anche lasciarsi aiutare: il mondo è complesso, abbiamo il Vangelo come guida, ma nessuno osi condannare e giudicare puntando il dito, perché tutti sperimentiamo la fatica del trovare la strada del vivere il Vangelo. Per questo esiste la Chiesa: aiutarci a custodire il dono di Dio, il Vangelo.
- Attingi forza dalla grazia che è in Gesù Cristo: le cose che hai udite trasmettile: non dire “non sono capace”. C’è una grazia disponibile. Attingi ad essa. Vivi in modo pieno i sacramenti, apri il cuore e il Dio che abita in te ti darà la forza di fare il passo avanti o il passo indietro che il Signore ti chiede in questo nostro oggi. Un passo avanti nella carità e un passo indietro nell’umiltà serena che ci porta a vincere il male con il bene. Perché è meglio subire il male che farlo, ci insegna la Parola di Dio. Di fronte a un fratello che ha bisogno di aiuto occorre fare un passo in avanti, un passo di carità vera. Di fronte a un fratello alterato che ha perso il controllo, occorre fare un passo indietro e umilmente aspettare che ci siano le condizioni per il dialogo e la riconciliazione. C’è qualcosa da insegnare: ma prima occorre essere fedeli discepoli di Gesù, apprendere il suo stile.
- Soffri insieme con me. Ci sembra una proposta impossibile e invece viene dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato. Eppure guardiamo i genitori: per i figli, perché li amano sono disposti a soffrire non solo le doglie del parto, ma tante doglie che la vita presenta inaspettatamente. Non c’è amore, non c’è testimonianza evangelica senza disponibilità a soffrire con Cristo, come i santi. Un soffrire che è garanzia dell’amore: soffro perché anche se non compreso, continuo ad amare, a pregare, a trovare altre forme per testimoniare il Cristo Salvatore.
Questo è l’augurio che faccio a ciascuno: non cerchiamo alibi! Il Vangelo è da viversi, ovunque e comunque. Questo è quello che ci insegnano i santi, questo è quanto ci stiamo impegnando con questa Messa.