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Con il silenzio, Trieste grida il suo desiderio di pace


Trieste, con la preghiera silenziosa davanti al mare, implora la pace


Anche il cielo e il mare, che in questi giorni hanno flagellato Trieste e la sua costa, hanno benevolmente accompagnato il silenzio pieno di preghiera che si è levato dal Molo Audace.
Più di 1500 persone hanno accolto l’invito del Vescovo, del Rabbino e del Presidente della comunità islamica, assieme ai rappresentanti delle Chiese cristiane e confessioni religiose presenti a Trieste, per un momento di preghiera silenziosa, per gridare nel silenzio il dolore di tanti uomini e donne che piangono per le immani violenze che stanno insanguinando i popoli.
Ad introdurre i 15 minuti di raccoglimento orante sono state le parole del Vescovo che ha dato lettura del messaggio congiunto firmato da Rav Eliahu Alexandre Meloni, Rabbino capo di Trieste, mons. Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste, Omar Akram, Presidente della Comunità Islamica di Trieste.

La guerra e la sofferenza e la morte
di tanti uomini, donne e bambini ci lasciano sgomenti.
Dio non vuole né questa, né nessuna guerra.

Oggi noi nel nome dell’unico Dio ci siamo riuniti per chiedere
che venga permesso il ricongiungimento delle famiglie,
che cessi la violenza delle armi
che con umanità ci si prenda cura della popolazione civile
che si riprenda il dialogo.

Noi qui riuniti vogliamo essere un segno che ci si può parlare
rispettandosi e accogliendosi nella diversità di ognuno,
e così chiediamo il pieno rispetto di tutti, di ogni persona,
perché tutti abbiamo la stessa dignità davanti a Dio Creatore.

Dio ascolta il grido di chi piange.
Dio chiede a tutti il coraggio di fare un passo
per cercare di comprendere il dolore dell’altro che abbiamo di fronte.


Al messaggio sono seguiti i 15 minuti di silenzio, rotti solo alla fine dall'abbraccio fraterno tra i rappresentanti delle religioni e da un lungo applauso con il quale i presenti hanno voluto sottolineare la gratitudine per questa occasione di testimonianza senza bandiere, senza discorsi, senza striscioni, in un silenzio che è stato espressione comune del dolore di ciascuno per quanto sta succedendo nel mondo, stando con semplicità e vera fraternità, gli uni a fianco degli altri.