Sabato 16 dicembre 2023 sarà una giornata di gioia e di festa per tutta la Diocesi di Trieste.
Nella cattedrale di San Giusto, alle ore 18.00, i seminaristi Cristian Brunato e Pierluigi Peraro riceveranno il Sacramento dell’Ordine Sacro nel grado del Diaconato per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del Vescovo mons. Enrico Trevisi.
Sia Cristian che Pierluigi si sono formati nel Seminario Diocesano Missionario Redemptoris Mater di Trieste.
Di seguito una breve presentazione degli ordinandi tratta dall’intervista curata da Erik Moratto per il Domenicale di San Giusto.
Cristian Brunato
“Sono del ’79, sono nato a Latisana e cresciuto a San Giorgio di Nogaro, nel Basso Friuli. Sono figlio unico e vengo da una famiglia semplice e di modeste origini, il papà operaio e la mamma casalinga. La mia nascita così pure la scelta del mio nome sono frutto di un miracolo e di un voto fatto a Maria Bambina. Una gravidanza complicata, a rischio fino alla fine ed un cambio turno dei medici che stava segnando la mia morte: ma il Signore ha permesso diversamente”.
“Fin da quando ero piccolo, la mia famiglia è stata segnata da una malattia invalidante della mamma, che ha richiesto molte cure e molte attenzioni da parte del papà. Nei weekend ero affidato ad una zia che oggi ricordo con molto affetto e alle volte anche ai nonni. Per questa situazione sono cresciuto sentendomi abbandonato in certi momenti, non capendo bene perché non potessi stare tutto il tempo a casa mia. Inoltre il fatto di essere “unico” aveva minato sempre più la mia vita, facendo della solitudine una delle mie peggiori compagne di viaggio. Questo mi ha portato nell’adolescenza a credere che in fondo non fossi amato, che in fondo non c’era nessuno che mi volesse bene, che la mia storia fosse una specie di maledizione. Allora aveva senso continuare a vivere così, senza amore, senza amicizie, da soli? Bastava usare di qualche medicina che avevamo in casa per placare tutta la mia angoscia e la mia sofferenza. Qui, in questo momento di crisi esistenziale, di crisi profonda e irrisolvibile, ho ricevuto un invito ad ascoltare delle catechesi che si sarebbero svolte in parrocchia. Mi è arrivato un Annuncio, la Buona Notizia, il Kerygma: il Signore ti ama, il Signore ti sta cercando, il Signore ti ama così come sei, la tua storia è buona così com’è! Per me, sentire questo annuncio, sentire questo amore, è stato un qualcosa che ancora oggi non arrivo a spiegare, è un qualcosa che ho sentito vero per la mia vita. E grazie a questo annuncio, sono entrato nel Cammino Neocatecumenale, un cammino di iniziazione cristiana post-battesimale, che mi sta sostenendo ormai da oltre 30 anni”.
“Da poco meno di un mese il Signore ha chiamato a sé mio padre. Un uomo semplice che ha avuto tempi molto difficili nella sua vita: ha vissuto la povertà, ha visto la guerra, ha perso tante persone care, abituato al duro lavoro e ai sacrifici, ha portato avanti la mia famiglia e tutti i problemi che abbiamo avuto. Ma nonostante le difficoltà, una costante della sua vita è sempre stata la fede nel Signore, fede che non ha abbandonato neanche verso la fine. Vedo come la mia vocazione è un frutto non solo del Cammino, delle preghiere di alcune zie ma anche della fede e dei tanti sacrifici che mio padre ha offerto al Signore, per me. Sempre mi diceva “qualunque cosa mi succeda, Cristian vai avanti, il Signore ti chiama”. In un tempo in cui la figura del Padre sembra ormai sparita, distrutta dalle nuove ideologie e secondaria ad ogni scelta di vita che oggi si può fare, il mio più grande grazie va a lui ed al Signore che me l’ha donato e l’ha posto a guida e cura della mia vita”.
Pierluigi Peraro
“Sono nato 57 anni fa a Padova. Sono cresciuto in una famiglia numerosa, undicesimo di quattordici figli, da genitori credenti, in un paese a sud di Padova che quand’ero piccolo era prevalentemente agricolo. I miei avevano una azienda agricola: non erano ricchi ma di fatto non ci è mai mancato niente. Ho potuto studiare fino alla laurea, dando anche una mano per quanto potevo nell’azienda di famiglia, come gli altri fratelli che hanno voluto studiare”.
“Nell’avvento del 1992 ho seguito le catechesi iniziali del Cammino nella mia parrocchia su invito del mio parroco. Al termine delle catechesi è nata nella mia parrocchia una comunità e sono entrato in cammino. In quel periodo ero piuttosto in crisi: ero appena stato lasciato da una ragazza di cui ero molto innamorato, ero indietro con gli studi, piuttosto ripiegato su me stesso, triste. Il cammino ha fatto sì che prendessi sul serio il mio essere cristiano, la mia fede, che formalmente non ho mai abbandonato, ma di fatto rischiava un po’ alla volta di ridursi a una mera facciata e che permettessi a Dio di entrare nella mia vita e di aiutarmi a vincere contro i miei peccati che mi rendevano infelice”.
“Grazie al Cammino ho imparato a cercare ogni volta nella Parola di Dio una indicazione per la situazione concreta in cui mi trovo a vivere. Cercando di mettere davvero in pratica quanto la Parola mi viene suggerendo ho visto che “funziona”, che è vera. Questo mi ha portato un po’ alla volta a fidarmi sempre più di Dio e della sua chiamata. La fede è sicuramente un dono di Dio ma ha bisogno di essere continuamente messa alla prova scommettendo e rischiando su di essa”.
“Sono entrato in seminario a 52 anni! Dopo la laurea ho lavorato alcuni anni in una azienda informatica, poi ho superato il concorso per insegnante di matematica e scienze nella scuola secondaria di primo grado e ho insegnato fino al mio ingresso in seminario nel 2018”.
“Mi piacerebbe che diventasse un programma di vita anche per me, come lo è stato per Gesù, il brano di Isaia 61,1: «Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore»”.