DIOCESI DI TRIESTE
Domenica delle Palme
e della Passione del Signore
✠ Enrico Trevisi
Cattedrale di San Giusto, 24 marzo 2024
Gli Osanna finiscono subito. E subito inizia il cammino verso il Calvario. Raccomando a tutti di vivere con intensità spirituale questa settimana. Con Gesù. E anche ora ripercorriamo il Vangelo appena ascoltato.
Signore Gesù, siamo con te nella casa di Simone il lebbroso. Anche noi commensali a quella tavola. E anche noi inebriati da quel profumo prezioso, puro nardo versato sul tuo capo. Avvolti in un mistero di comunione, anche noi da te difesi da quanti si infuriano e si indignano con pretestuosi argomenti con cui spesso si umiliano i semplici e gli sconfitti. Siamo tuoi, con te, per te: in un cammino che talora ci spaventa ma poi ci esalta… siamo con te!
Signore Gesù, poi mi ritrovo come Giuda, pieno di contraddizioni. Arrivo a tradirti. A venderti. Ad abbandonarti nelle mani dei prepotenti… come i tanti arroganti che vogliono saperne più di te. Che arrivano a voler insegnare anche a te cosa dire e cosa fare. Perdonami Signore per l’orgoglio di pensare di sapere dove è il bene e la giustizia senza bisogno di stare con te, di imparare ancora da te.
Signore Gesù sono alla tua mensa. Il pane e il vino sono preparati. Tu ti fai pane di vita, vino di salvezza. La tua carne è data per noi sulla croce. E decidi di restare per sempre con noi e per noi. Eucaristia, tuo corpo, dono di amore. Ti contempliamo rapiti nel silenzio della tua presenza che conforta, che rinvigorisce, che sprona a ripartire. Ma non sempre capiamo. Perdonaci per quando non gustiamo il tuo amore inscritto in questo Pane spezzato. Perdonaci per quando sprechiamo il tuo Sangue versato.
Signore Gesù, sono anch’io nel Getsemani. Spesso mi assopisco: resto superficiale e distratto distante dall’amico che ha un tumore e veglia tutta la notte con pensieri angosciati. E scaccio il ricordo di quella madre che veglia tutta la notte in preghiera per affidarti il figlio al fronte, costretto ad una insensata guerra che abbruttisce i popoli. E mi assolvo facilmente per chi resta al freddo, o affamato, o senza cure nell’indifferenza che avvelena la città, dentro il suo tranquillo cicaleccio.
Signore Gesù, ti guardo con sospetto mentre sei arrestato e giudicato e condannato. Come si fa presto a passare dall’altra parte: prima ero dei tuoi e ora mi ritrovo confuso, disorientato, massificato, indifferente, indurito. Ti guardo e tu sei l’offeso, il tradito, il dileggiato, il torturato, l’umiliato.
E resti in silenzio, come i tanti insultati, irrisi, bullizzati, falliti che percorrono le nostre strade e restano a noi invisibili… fino a quando non diventano cronaca nera da chiacchiera.
Signore Gesù ti vedo carico della croce. Sono i miei peccati. È il peso del mio egoismo, la chiusura di chi fatica a spendersi nella gratuità, la reticenza di chi giustifica l’impotenza verso chi soffre, verso chi scappa, verso chi è disperato, verso chi è sotto le bombe. Per i miei peccati tu sei il Crocifisso. Per i miei peccati tu sei l’Oltraggiato. Per i mei peccati tu sei l’Ucciso.
Signore Gesù tu sei via verità e vita. Ma le tenebre ancora prevalgono e di nuovo sei Crocifisso quando si smarrisce la strada della giustizia, quando la menzogna prende il sopravvento, quando la vita (dei bambini, dei vecchi, dei malati, delle donne…) è uccisa.
E fisso lo sguardo su di te, Crocifisso, e cerco di entrare nel mistero di amore del Padre che ti ha dato per me e per noi tutti. E contemplo l’Amore sorprendente di un Dio che ancora mi aspetta, che ancora ha pazienza di me, che ancora suscita l’ebrezza della mia libera risposta di rischiare il mio amore crocifisso per coloro che attendono un segno di speranza.