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Mons. Trevisi: il benvenuto della Chiesa di Trieste


Pubblichiamo il saluto di Mons. Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste, alla cerimonia di apertura della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia.

Benvenuti a Trieste. La Chiesa cattolica di lingua italiana e di lingua slovena, ma anche tutte le Chiese e le confessioni religiose, un po’ incuriosite di questo grande evento, vi accolgono con gioia. Tanti vi hanno già raccontato qualcosa di Trieste. Io vi racconto un’esperienza.
La grande tovaglia realizzata dagli studenti. Viene da dire che lo Spirito soffia davvero dove vuole e non sappiamo da dove viene e dove va (Gv 3,8). Sono stati alcuni insegnati che si sono posti l’interrogativo: come aiutare le nostre classi a lavorare sul tema della settimana sociale dei cattolici? Certo si può ragionare di partecipazione e di democrazia, ma si può anche sperimentare la partecipazione: e così, nella logica della peer education gli studenti delle superiori sono andati ad aiutare quelli delle medie e quelli delle medie quelli delle elementari. Ma non solo per ragionare di cosa vuol dire “partecipare”, ma anche per realizzare una lunghissima tovaglia, in un’esperienza estetica-operativa (ispirati dall’artista fra’ Sidival Fila). Si è partiti dalle famiglie, dalle case. Ogni studente doveva scegliere una stoffa significativa della sua famiglia che in qualche modo raccontasse un pezzo di storia, di vita familiare: per esempio un pezzo di una vecchia coperta di quando si era bambini; un pezzo di maglietta di calcio con la quale, accompagnati dal papà si andava a giocare; un pezzo di una tovaglia logora attorno alla quale tante volte si aveva mangiato insieme… A scuola si sono portati questi pezzi di stoffa e si è imparato a cucirli, aiutati dai più grandi. È bella la metafora: la scuola come l’istituzione che insegna a creare legami, a tessere legami di storie familiari. Su questi pezzi di stoffa ciascuno ha scritto qualcosa: chi il proprio nome, chi uno slogan che riassumesse un qualche aspetto di cosa significhi “partecipare”. Ne è saltata fuori una tovaglia di 90 metri e larga 180 centimetri. Vi hanno collaborato quasi 2000 ragazzi. Sia di scuole di lingua italiana che di lingua slovena. Poi l’hanno stesa in piazza Unità di Italia. I più grandi – circa 1100, più i loro insegnanti – vi hanno pranzato attorno. E poi dai loro zainetti hanno estratto pasta, riso, tonno, passata di pomodoro… per i poveri, per quelli che a quella mensa non c’erano. E si sono raccolte ben più di 12 ceste piene. È il miracolo della condivisione. Dalla partecipazione alla condivisione. Dalle famiglie e dalle loro storie, per la mediazione della scuola, si è arrivati – tutti sorridenti – al centro della città: piazza Unità d’Italia. La scena era bellissima: e non è mancata l’ispirazione di cogliervi come una grande tovaglia di altare, attorno alla quale tutti si è affamati, e non solo di pane ma dell’Amore di Dio. Tutti bisognosi di Lui. E saziati da Lui. Per ripartire ricordando chi ancora non ha partecipato a quella mensa.

Un tessuto è fatto di trama e ordito, cioè da due sistemi di fili. L’insieme di fili longitudinali è chiamato ordito; il sistema di fili orizzontali è chiamato trama. Tuttavia nella nostra lingua ci sono vocaboli che dicono la contraddizione e l’inganno che possono serpeggiare in una società: ordire e tramare. “Ordire e tramare un complotto”. Ecco la partecipazione distorta. Vi auguro invece di saper contribuire a rilanciare l’apporto dei cattolici alla costruzione della società civile e della nostra democrazia. A me la metafora della grande tovaglia degli studenti triestini evoca tanti bei pensieri di autentica partecipazione. Buon lavoro a tutti.