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Ingresso di don Daniele Scorrano come parroco di N.S. della Provvidenza e di Sion


DIOCESI DI TRIESTE


Ingresso di don Daniele Scorrano come parroco di N.S. della Provvidenza e di Sion


✠ Enrico Trevisi


Nostra Signora di Sion, 28 settembre 2024



Cari fratelli e sorelle,
Amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

Nel Libro dei Numeri come anche nel Vangelo troviamo che i discepoli (di Mosè o di Gesù) sembrano essere gelosi e non consentire che altri possano essere profeti, annunciare la Parola di Dio, compiere i miracoli della fede.
Si occupano degli spazi, si esercita un ministero, ma poi lo si trasforma in un potere e non si sopporta che ci siano altri a svolgerlo. Anzi si reclama una punizione: Mosè e Gesù sono invitati, pressati a mantenere il potere nelle mani di coloro che non ammettono che ci siano altri e che Dio si fidi anche di altri.
È un rischio che corrono i politici attaccati alle loro poltrone, e che invece nella Chiesa vogliamo aiutarci a restare umili discepoli del Signore. Imperfetti discepoli del Signore, ma amati e scelti dal Signore.
Quando Paolo si presenta ai Corinti usa queste parole, che voglio essere di augurio a te don Daniele:
quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione” (1Cor 2,1ss).
E poi parla di una fede non fondata sulla sapienza umana o su discorsi persuasivi e ammalianti, ma sulla potenza di Dio, che sappiamo, come Paolo ha appena ricordato, è la croce.
San Paolo si presenta con debolezza e con molto timore e trepidazione. Anche tu, don Daniele, sei qui con la tua umanità fragile, ma anche con la tua fede nel Signore Gesù. Mantieni sempre il tuo sguardo su di Lui e se qualche volta ti distrai, ti distraggono, torna ancora a guardare a Lui. Anche quando patirai le incomprensioni e le solitudini, e anche le menzogne guarda a Lui, al Crocifisso Risorto. E sappi che anche tu sei un figlio perdonato, un figlio risollevato dalla Grazia.
E poi conta sulla comunità cristiana. Tu raccogli tutto quello che di bene ha seminato don Ettore, a cui va tutta la nostra riconoscenza. E tutto il Vangelo seminato e incarnato nella vita ci porta a confidare che si cammini insieme.
San Paolo usa altre espressioni che ci sono di guida e che affido alla meditazione di tutti. Non è un testo rivolto ai preti, ma a tutti i battezzati, tutti accomunati dalla serietà del vivere il battesimo e del non farci sconti… Guai se leggiamo la Scrittura pensando che non sia rivolta a noi ma solo agli altri. Nella Lettera ai Colossesi (3,12ss) Paolo afferma:
Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!
La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre
”.

Non facciamo indebiti sconti: siamo scelti da Dio, santi e amati. E allora dobbiamo rivestirci di sentimenti di tenerezza, umiltà, mansuetudine, magnanimità, Non meno di questo, e non avanziamo scuse. Ci è chiesto sopportazione e perdono, anche quando siamo offesi. Perché anzitutto deve prevalere la carità e la pace di Cristo nei nostri cuori. Ed ecco l’appello alla comunione, al fatto che la Parola di Cristo deve abitare tra noi.

Questa domenica è anche la giornata dei migranti. “Dio cammina con il suo popolo” è il titolo. Un popolo che migra. Anche tu don Daniele hai migrato dal Salento sei partito per raggiungere trieste passando per Bologna, gli Stati Uniti, Reggio Emilia… Ma questa è la certezza: che Dio cammina con il suo popolo che migra per le più svariate ragioni (e a Trieste lo sappiamo bene sia per la tragedia degli esuli istriani e dalmati che ora per i migranti della rotta balcanica). Ma è bello pensare che Dio sta con noi, sempre sarà non noi. E anche a te ripete: “Io sono te” (Gen 28,15).

Carissimi tutti, affido don Daniele, voi e tutta la comunità a Maria. Modifico un poco la preghiera conclusiva della lettera pastorale:

Con Te, Nostra Signora di Sion,
nell’accogliere tuo Figlio, l’Emmanuele.
Con Te, Nostra Signora di Sion,
nella carità che ha acceso il cammino di Cristo.
Con Te, Nostra Signora di Sion,
nell’ascolto del Maestro, Parola che si è fatta carne.
Con Te, Nostra Signora di Sion,
nella trama di costruire una comunità di fratelli e sorelle.
Con Te, Pellegrina sul Golgota,
accanto ad ogni cuore trafitto e spezzato.
Con Te, Pellegrina nel Cenacolo,
in docile accoglienza dello Spirito.
Con Te, l’Umile in cui tracima il disegno divino,
nella storia ma in attesa dell’abbraccio compiuto della Pasqua. Amen