DIOCESI DI TRIESTE
COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI
✠ Enrico Trevisi
Cimitero di Sant’Anna, 02 novembre 2024
Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno (Fil 1,21)
Se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede (Rom 15,12ss).
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace. (Sap 3,1)
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. (Ap 21,1)
La Bibbia ci presenta tante immagini. Tutte importanti e la teologia va avanti ad indagare come meglio esprimere le “cose ultime”. Nel frattempo noi “crediamo” in Gesù risorto che apre una strada nuova, che riapre al disegno originario di Dio.
Pensare l’incredibile: la vita che vince la morte…
Tutti facciamo l’esperienza che la morte vince la vita, ma nella fede diciamo il contrario. La morte è vinta: Gesù è risorto, primizia di coloro che credono in Lui. Noi non siamo destinati alla perdizione, all’annientamento, ma alla comunione con Dio.
Dire l’indicibile: come sarà la vita oltre la soglia della morte?
Le parole sembrano sempre insufficienti. La Scrittura, come nei testi citati e in tanti altri, parla di anime e di immortalità, ma anche di risurrezione dei morti e anche dei corpi. E poi di un banchetto festoso. Parla di un giudizio immediato e particolare (per cui Gesù in croce promette il paradiso: oggi sarai con me in Paradiso) ma anche di un giudizio universale e pertanto viviamo nell’attesa della sua venuta. Di un’attesa della fine dei tempi. E di un vederlo faccia a faccia: in una visione beatifica.
Quando ero seminarista pensare al Paradiso come a una “visione beatifica” mi pareva riduttivo. Oggi dopo quarant’anni invece capisco che ogni espressione biblica resta paradigmatica: pensiamo come oggi l’essere visti, ricevere tanti like nei vari social, l’essere guardati risulta una dimensione comprensibile di affermazione, di approvazione, di felicità, di identità (che però nei social ci appare come frivola e precaria).
Le domande ci assillano. I ragionamenti si intrecciano e si aggrovigliano. Cosa sarà di noi dopo la morte: come la possiamo descrivere? Come la possiamo immaginare? Dante ha scritto la Divina commedia; Michelangelo dipinto il Giudizio universale… eppure sappiamo che sono raffigurazioni parziali, poetiche e artistiche… Il cielo nuovo e la terra nuova del Paradiso non li conosciamo: sono una dimensione che intuiamo essere di una bellezza straordinaria, di una luce sfolgorante ma che travalicano le parole e le raffigurazioni che usano sempre immagini di questo mondo, di questa vita limitata e appesantita dal dolore, dalla colpa, dal male.
Una vita dove non ci sarà più il peccato. Dove sarà vinto per sempre il Maligno che semina divisione, menzogna, diffidenza, violenza.
In Cristo Risorto noi celebriamo il compimento della Rivelazione, e nell’attesa della sua venuta, quando finalmente saremo faccia a faccia con il Padre, noi viviamo di Lui.
Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno (Fil 1,21)
È un programma di fede, speranza e carità. È un vivere nella continua comunione con il Cristo e dunque liberi dall’angoscia delle morte, che vista e pensata in modo nuovo: un guadagno. Un essere totalmente in Cristo, conformati a Lui e dunque il raggiungere il disegno del Padre, l’originario progetto di Dio. E finalmente saremo tutti associati in una nuova città, dunque insieme, ma dentro un regno di amore e di pace, di comunione e di fraternità. Ora impegniamoci ad anticiparne alcuni tratti vivendo con gli occhi costantemente rivolti a Cristo per essere artefici di fraternità e di amore. Come ci insegna il Vangelo. E allora le Beatitudini non saranno retorica ma anticipo di quella gloria che vivremo nella comunione del Paradiso.