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Veglia di San Giusto


DIOCESI DI TRIESTE


VEGLIA DI SAN GIUSTO


✠ Enrico Trevisi


Cattedrale di San Giusto, 2 novembre 2024



Cari fratelli e sorelle, amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

“Io sono con te”, “Jaz sem s teboj”. È la promessa che Giacobbe (Gen 28,15) si sente rivolgere da Dio, nella sua travagliata vicenda, fatta anche di imbrogli, di paure, di prepotenza, di desideri santi. Quando ho fatto tradurre il testo in sloveno ci siamo trovati in imbarazzo. In italiano è stato tradotto al presente: “io sono con te”; in sloveno al futuro: “Io sarò con te”, “Jaz bom s teboj”.
Ed ecco la verifica: in ebraico ci troviamo di fronte ad una frase nominale, cioè ad una frase in cui manca il verbo. Letteralmente andrebbe tradotto: “Io con te”. I traduttori dal conteso inseriscono il verbo che legittimamente potrebbe essere al presente o al futuro. Anche tu inserisci il verbo: e inseriscilo sempre sia al presente che al futuro!

Una notte, in visione, il Signore disse a Paolo: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te…» (At 18, 9-10).

Le ultime parole di Gesù nel Vangelo di Matteo sono queste: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20).
Vorrei trarre tre insegnamenti grandi:
1. Abbiamo una missione grande: portare il Vangelo ovunque, viverlo ovunque e con chiunque…
2. Confessiamo questa fede: Il Signore ha promesso di essere con noi. Il Signore sempre è con me!
3. È indispensabile vivere in comunione con il Signore: coltivare il nostro personalissimo rapporto con il Signore. In altre parole… una preghiera vera, intensa. Chiedete ai vostri preti di aiutarvi a imparare a pregare. Non a dire le preghiere, ma a entrare in un rapporto personale e intimo con il Signore.

San Paolo parla di un culto spirituale, anzi che ha a che fare con la Parola, e che sa trasformare il modo di pensare e rende capaci di discernere ciò che piace a Dio. La sua volontà, ciò che è buono, ciò che a Lui è gradito e perfetto.

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Rom 12,1-2).

Ecco quanto è preziosa la preghiera, cioè il rapporto intimo con il Signore: comprendere ciò che è buono… il bene della vita, la nostra missione.
E per fare questo occorre osare quello che san Giusto ha osato: mettere a repentaglio la vita: offrire i vostri corpi, cioè voi stessi nella precarietà e fragilità di quello che siete. Osate rischiare l’amore di Dio. Tutto. Tutto. Come san Giusto martire.

Troverete così il vostro modo personale di vivere la carità, senza ipocrisia (Rom 12,9ss), detestando il male, con affetto fraterno, gareggiando nella stima reciproca. Abbiamo bisogno di giovani che non sono pigri nel fare il bene. Che non sono lieti nella speranza… premurosi nell’ospitalità. A questo riguardo invito a divenire volontari nel dormitorio di via S. Anastasio. Trovate l’emozione del fare un puzzle con dei bambini che hanno bisogno di recuperare la loro infanzia perduta. Oppure sogno di poter rilanciare volontariato giovanile con i bambini al Burlo. E vi educheranno a quello che die san Paolo: a rallegrarvi con chi è nella gioia e a piangere con quelli che sono nel pianto!
Siamo in una terra ferita perché al male subito si è risposto con altro male e dall’essere vittime si è passati ad essere complici del male.
Solo Gesù ci consente di essere nuovi: ma sappiamo che occorre osare come san Giusto.
Siate il sale della terra e la luce del mondo (Mt 5,13-14) nel vivere con Cristo anche quando sarete incompresi, e vi sentirete falliti, e bersagliati dalle ironie e dalle malelingue.
Non siamo fatti per una vita mediocre. Ma per ripresentare vivo e pro-vocatorio l’amore di Cristo. Il suo amore è provocatorio, cioè un appello, una chiamata ad essere rivissuto nel suo modo scandaloso, come di quando perdona i suoi crocifissori, come quando ci chiede di guardare al Padre e che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi.

C’è un mondo di violenze inaudite, di cattiverie spietate, di ritorsioni e risentimenti che non conoscono pietà alcuna. Dunque c’è un mondo che ha bisogno di cristiani veri, di una carità autentica, di persone intelligenti e capaci di inventare nuove strategie di pace. Come di cerchi che si allargano: parti da te, dalla tua famiglia, ma poi la tua comunità, la tua parrocchia, la tua classe e poi l’intera città e poi il mondo intero!

Il tuo tessere legami di fraternità e di pace, di accoglienza e di riconciliazione è una nuova pro-vocazione di Dio che per grazia passa attraverso la tua piccolezza: una chiamata perché altri si sentano interpellati a fare la loro parte. Nel frattempo sta a te osare, come San Paolo, come San Giusto, magari anche nell’umiliazione. Nella fede che il Signore è con te: io sono con te, io sarò con te. Capiti quel che capiti. Sii la pro-vocazione d’amore che il Cristo rinnova sulla terra.