DIOCESI DI TRIESTE
Far scoprire l’amore di Cristo
Messaggio per la Giornata dei nostri Seminari – 8 dicembre 2024
«Ci ha amati», dice San Paolo riferendosi a Cristo (Rm 8,37), per farci scoprire che da questo amore nulla «potrà mai separarci» (Rm 8,39). Paolo lo affermava con certezza perché Cristo stesso aveva assicurato ai suoi discepoli: «Io ho amato voi» (Gv 15,9.12). Ci ha anche detto: «Vi ho chiamato amici» (Gv 15,15). Il suo cuore aperto ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere alcun requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia: Egli ci ha amati per primo (cfr 1Gv 4,10). Grazie a Gesù «abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1Gv 4,16).
È questo il primo paragrafo della Dilexit nos, l’enciclica di papa Francesco sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo.
Mi piace pensare che qui sia la radice della vocazione di ogni prete: far scoprire a tutti l’amore di Cristo che si è ammirato, che si è intuito, che sta alla base della propria scelta di consacrazione e di missione.
1. Anzitutto l’Amore di Cristo. Non c’è vocazione a divenire presbiteri se non si è rimasti stupiti e meravigliati di un Dio che manda suo Figlio che ci rivela lo straripante amore con cui siamo amati. Il Padre che dona suo Figlio per me, per noi. Questo legame d’amore, tra il Padre e il Figlio Gesù Cristo, si esprime nello Spirito che ci è dato e che ci consente la gioia di pensarci dentro questo mistero di amore. E allora la vita cambia: assume un senso, ci permette di lottare per la nostra conversione, ci sprona a sognare una vita di amore in cui tutti possano scoprire di essere amati. Tutti. Proprio tutti.
2. La scelta di consacrarsi al Signore e divenire presbiteri (cioè preti, sacerdoti) è la propria risposta meravigliata all’Amore che in Cristo è rivelato. Una risposta per la quale si scontrano da una parte la personale consapevolezza di essere indegni, di essere piccoli, di essere fragili, ma anche di essere sorpresi per l’amicizia con Gesù. E dall’altra il desiderio di Dio di arrivare a tutti, perché tutti possano partecipare al banchetto dell’Eucaristia, anticipo della festa senza fine che ci sarà in Paradiso. Constatiamo invece che tanti non conoscono di essere amati da Dio: tante persone vivono nella solitudine, nella disperazione, nell’ingiustizia che abbruttisce la propria dignità, nella umiliazione che fa cadere nella disperazione.
3. Far conoscere a tutti l’amore di Dio. Questo desiderio muove alla scelta di entrare in Seminario, di impegnarsi in un adeguato cammino di formazione. Guidati dallo Spirito Santo, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che rivela compiutamente l’amore del Padre, accompagnati dalla Chiesa, ci si impegna per un cammino bello ed esaltante: diventare preti! E perché il Vangelo risuoni vivo e accessibile, anche per i ragazzi, le famiglie, gli uomini e le donne di oggi; perché il pane spezzato, l’Eucaristia, sia vera esperienza di una comunità fraterna che si riunisce ad adorare il mistero del Dio con noi. Con i più piccoli e fragili che diventano i prediletti dove Dio si rivela ancora.
Invito tutti a pregare per nuove vocazioni sacerdotali, ma anche religiose e missionarie.
Fatelo con perseveranza. Fatelo nelle vostre famiglie, nelle parrocchie, individualmente. Chiediamo a Maria di intercedere: che ogni giovane trovi la sua vocazione e ne sia gioioso. E poi aiutate anche con generosità per contribuire alle spese per i nostri seminaristi, sia nel Seminario interdiocesano di Castellerio che nel Seminario Redemptoris Mater.
Chiedo che in tutte le Messe del 7 e 8 dicembre si raccolgano offerte per i nostri Seminari.
Ci si organizzi, con la segreteria vescovile, se si desidera avere un seminarista che venga in Parrocchia per una breve testimonianza.
Su tutti, guardando a Maria, l’Immacolata, Colei che con gioia ha risposto alla sua vocazione, invoco la Benedizione di Dio.
E una benedizione speciale ai nostri ragazzi, ai nostri giovani, ai nostri seminaristi.
✠ Enrico Trevisi
Vescovo di Trieste
Trieste, 1 novembre 2024