DIOCESI DI TRIESTE
Solennità del Natale del Signore
Santa Messa del giorno
✠ Enrico Trevisi
Cattedrale di San Giusto, 25 dicembre 2024
Cari fratelli e sorelle, amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre
Mi piacerebbe fossimo tutti capaci di accogliere la luce che è Cristo. Purtroppo tante volte, troppe volte siamo in un mondo che preferisce le tenebre. E anche noi, che dovremmo essere pronti ad accogliere il Signore… poniamo resistenze: addolora quanto abbiamo sentito nel Vangelo:
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
Auguro a tutti invece di saper essere gioiosi. Come il popolo di cui parla Isaia:
Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse (Is 9,1s)
C’è una luce che rischiara la notte. Una luce che riaccende la speranza. Sollecito tutti a venire domenica prossima all’apertura del Giubileo: partiremo alle 15.30 dalla chiesa di Montuzza e, in processione, in pellegrinaggio, verremo qui in Cattedrale per aprirci alla luce e dunque per dare fondamenta alla speranza vera.
Ora vorrei fare a tutti, anche a coloro che ci seguono da casa, l’augurio di essere messaggeri di pace, messaggeri di quella luce che porta Gesù. Isaia nella prima lettura ha detto:
Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio» (Is 52,7)
Ti auguro di essere questo messaggero di amore e di pace: che tu abbia la gioia di metterti in cammino e di raggiungere chi trovi sulla tua strada per questo annuncio gioioso. Il Signore è con noi: Dio ci è vicino.
Ti auguro di essere un segno di Dio, anche attraverso la tua umile umanità. Se Dio si è presentato come un bambino in una mangiatoia… anche tu sei abilitato con la tua umanità ad essere segno di un Dio vicino, di un Dio che ci ridà speranza perché resta con noi.
Nei miei auguri natalizi ho voluto incoraggiare a rivalutare i gesti piccoli, ma renderli veri.
Anche attraverso la convenzione dello scambio di auguri, apri una breccia alla speranza che il bimbo di Betlemme fa brillare nell’ordinario delle tue relazioni. Sorprendi qualcuno con auguri calorosi e sinceri. Abbraccialo e fallo sentire amato. Spargi abbondanti sorrisi. Saluta con affetto i tuoi vicini e i tuoi colleghi, perdona di cuore, sii generoso con i poveri, se fai festa ricordati degli assenti e fai sentire che per loro c’è posto nel tuo cuore. Non l’aggressività ma la gentilezza e l’umiltà sono la chiave per cambiare il mondo. Guarda alla mitezza di Maria e ritroverai pace interiore.
Scrivi sulla sabbia il bene che hai compiuto, ma incidi sulla roccia la gratitudine per quello che ricevi. Dimentica tutto, ma non l’amore di Dio e quello degli angeli che pone sulla tua strada. E accogli l’invito di andare alla stalla di Betlemme, anche se fa buio, ancora.
Comprendi le fragilità e medica le ferite di chi ti trovi accanto e guardalo con affetto, con lo sguardo di Gesù bambino; e anche le tue smagliature cominceranno a risanarsi. Così fanno i pastori.
Sii rispettoso, insegna sempre ad essere cordiale e gentile, e onora il prossimo, soprattutto chi spesso soffre l’umiliazione dei prepotenti: i bambini (tutti, da quelli non ancora nati a quelli vittima di abusi e di bullismo); le donne (tutte, senza accampare distinzioni); i poveri e gli sconfitti (sapendo che la vita è una ruota e basta un soffio per trovarsi dalla parte dei perdenti).
Pensa ad una persona anziana, o disabile, o nel baratro della malinconia, o lontana dai suoi affetti e sola… guardala con gli occhi di Gesù bambino. E per questa persona invoca la benedizione di Dio, amante della vita. Solo dopo lasciati toccare il cuore e decidi come farle sentire che Dio è venuto anche per lei, che si è fatto piccolo e bisognoso perché tutti potessero sentirlo vicino. E goderne la compagnia. E anche il sorriso.
Un ricordo particolare per i lavoratori che rischiano il posto di lavoro e che sono nella precarietà. Quelli della Tirso, quelli della Flex, quelli della Wärtsilä. Un ricordo per i giovani che lasciano la nostra terra per cercare lavoro più degno in altri Paesi. Un ricordo per chi qui celebra il Natale e le feste perché anche lui costretto ad allontanarsi dalla sua casa.
“Io sono con te”, ti ripete il Signore, anche dentro i tuoi affanni. E tu godi della sua vicinanza e sii per gli altri il segno della compagnia di Dio, che passa anche attraverso di te. E così la speranza aprirà brecce potenti anche nel buio della notte. E luce sarà anche per i nostri cuori.