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Santa Messa e canto del Te Deum di fine anno


DIOCESI DI TRIESTE


Santa Messa e canto del Te Deum
a conclusione dell'anno civile


✠ Enrico Trevisi


Beata Vergine del Soccorso, 31 dicembre 2024



Cari fratelli e sorelle, amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

Finisce un anno e noi ci ritroviamo per cantare il Te deum.
Ci ritroviamo per lodare Dio e insieme. Lo facciamo in modo solenne e a nome dell’intera nostra comunità. La presenza della Cappella civica – che ringraziamo per la sempre impareggiabile maestria nell’aiutarci ad elevare il nostro spirito fino a Dio con la bellezza della musica e del canto – ci ricorda che siamo qui a nome dell’intera città che in qualche modo, anche se fieramente laica, non tralascia di innalzare lo sguardo oltre i problemi materiali e contingenti.

Siamo nel clima del Natale, siamo nell’ultimo giorno dell’anno. Guai però a rinsecchirci sulla pandemia consumistica della vita: essa ci priva di speranza, ci stordisce nell’assordante rincorsa dell’effimero, del godereccio illusorio, del piacere che frastorna ma poi lascia inevase le domande essenziali. Qual è il senso della vita? Che speranza sappiamo offrire ai nostri ragazzi e ai nostri giovani? Come assumerci responsabilmente il nostro posto in questo tempo che inesorabilmente fluisce e che potrebbe portarci a pensare che noi siamo irrilevanti, incapaci di correggere gli eventi geopolitici che ci deprimono per la crudeltà delle guerre, per le macerie che ci circondano?

Stiamo soffrendo per una mancanza di visione del futuro, dunque per una fatica a dare speranza a noi e ai nostri giovani.

Questa celebrazione non è la rassegna dei mali e delle disgrazie passate in questo anno. Le cronache delle guerre, delle violenze, delle calamità naturali, degli incidenti sul lavoro, della situazione carceraria, delle varie forme di povertà che interessano anziani, famiglie, migranti… hanno riempito i nostri giornali, le nostre TV e i nostri social. E spesso ci hanno visti litigare.

Qui invece siamo a lodare Dio. Perché Lui mai ci abbandona. Non riduciamo il nostro tempo al sentimentalismo che le luminarie natalizie ci infondono. Noi sappiamo che nel Natale c’è inscritto il nostro dramma di uomini e donne che possono respingere il mistero di Dio che si fa vicino. Noi sappiamo che Gesù è stato respinto e che anche noi possiamo continuare a respingerlo… nei fratelli poveri e bisognosi, che sono in questa nostra bellissima città oppure dall’altra parte del mondo… ma che non possiamo dimenticare, come se non ci interessassero. Possiamo avere il nostro cuore chiuso a Lui che ci interpella, ma non ci forza… Lui aspetta la nostra risposta…

Ma il Te deum mi porta a raccogliere i segni della vicinanza di Dio, che non vanno scordati, che vanno raccolti come semi preziosi da coltivare e da far crescere. Ne elenco alcuni. Ne scelgo tre… ma chissà quanti Dio ne ha seminati.

- Sabato 25 maggio 2024 nella Cattedrale di San Giusto, don Ruwan Arachchige, don Henri Godonou, don Cristian Brunato e don Pierluigi Peraro hanno ricevuto il Sacramento dell’Ordine Sacro. I nomi già dicono di appartenenze diverse, di provenienze disparate, di storie coraggiose di giovani uomini che in nome di Dio si sono impegnati per l’intera vita ad annunciare e vivere il Vangelo. Se a tutti ricordo l’impegno di accompagnare questi preti novelli con la preghiera, essi dicono a tutti che nelle nostre storie uniche e travagliate Dio lo si può accogliere, Dio può essere la presenza amica che ci autorizza alle grandi scelte della vita, alle nostre testimonianze particolari. Coltiva la presenza a mica di Dio nella tua vita!

- Dal 3 al 7 luglio qui a Trieste abbiamo avuto la 50ma Settimana sociale dei cattolici in Italia, iniziata con il Presidente della Repubblica e terminata con la solenne celebrazione della S. Messa presieduta dal Papa. Raccogliamo il compito di partecipare a costruire la nostra città e la nostra democrazia. Raccogliamo la sfida di essere cristiani attivi, propositivi, coraggiosi, capaci di portare il lievito del Vangelo dentro le piazze, dentro le istituzioni, dentro le famiglie, nei luoghi di lavoro e di divertimento. Raccogliamo la sfida di rispondere ai doni di Dio valorizzando i talenti che contraddistinguono la vita di ciascuno. Chiesa di Trieste, città di Trieste ritrovate il coraggio e anche la gioia di partecipare a costruire il futuro di questa comunità, sapendo che Dio ripete a ciascuno: “Io sono con te”. “Io non ti abbandonerò mai”.

- Domenica 29 dicembre abbiamo iniziato anche a Trieste il Giubileo, l’Anno Santo. È come il riconoscere che anche noi siamo “pellegrini di speranza” e come Giuseppe e Maria, con il piccolo e fragile Gesù, siamo nel cammino di questa storia. Non c’è niente di sentimentale: c’è l’urgenza e la fatica del cammino, ma anche la consapevolezza – come ho ricordato in questo inizio di Anno Santo – che noi abbiamo una meta: l’incontro pieno con Dio. Viviamo anticipatamente le forme della comunione con Lui (nell’Ascolto della Parola, nei sacramenti, nella sincera carità e fraternità) ma resta l’impegno personale e non delegabile del cammino, che è anche cammino di conversione e di riconciliazione e di giustizia. Con Dio e con i fratelli. Il cumulo di aggressività, di solitudini e di povertà materiali ma anche di senso, che ammantano anche le nostre famiglie e comunità suonano come una chiamata di Dio: non sciupare il tempo che hai davanti, vivilo con la tua dignità di Figlio di Dio, cogli la tua vocazione a costruire il Regno di Dio. E ricordati che davanti a Lui ti presenterai. Con la sua infinita misericordia ti abbraccerà, ma non mancherà di chiederti: “Avevo fame, mi hai dato da mangiare? Ero senza casa, mi hai accolto? Ero solo, mi hai fatto compagnia?”. Buon anno santo a tutti. Lodiamo Dio: è con noi e non mancherà di aiutarci nel nostro essere pellegrini di speranza.