DIOCESI DI TRIESTE
Mercoledì delle Ceneri
✠ Enrico Trevisi
Cattedrale di San Giusto, 5 marzo 2025
Cari fratelli e sorelle, amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre
“La vita cristiana è un cammino, che ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù” (Spes non confundit 5).
La Quaresima è il tempo per rinnovare la consapevolezza della dimensione penitenziale e battesimale della vita cristiana. Questa è la via per irrobustire la speranza. L’articolazione di digiuno-elemosina/misericordia-preghiera che il Vangelo ci ripropone è per tutti la strategia da mettere in campo.
Viviamo la Quaresima come il tempo propizio per un incontro ancora più pieno con il Signore. La Pasqua, che quest’anno avremo la gioia di celebrare nella stessa data con i fratelli ortodossi che seguono il calendario giuliano (a differenza di noi che seguiamo il calendario gregoriano), ci trovi tutti ben preparati.
Vorrei riprendere alcuni passaggi del messaggio di papa Francesco per questa Quaresima: è anche il modo per riascoltarlo e per pregare per lui in questo tempo di grave malattia.
Il Papa riflette su cosa significa camminare insieme nella speranza.
“Prima di tutto, camminare. Il motto del Giubileo ‘Pellegrini di speranza’ fa pensare al lungo viaggio del popolo d’Israele verso la terra promessa, narrato nel libro dell’Esodo: il difficile cammino dalla schiavitù alla libertà, voluto e guidato dal Signore, che ama il suo popolo e sempre gli è fedele. E non possiamo ricordare l’esodo biblico senza pensare a tanti fratelli e sorelle che oggi fuggono da situazioni di miseria e di violenza e vanno in cerca di una vita migliore per sé e i propri cari. Qui sorge un primo richiamo alla conversione, perché siamo tutti pellegrini nella vita, ma ognuno può chiedersi: come mi lascio interpellare da questa condizione?”.
Vorrei fare un commento. Anzitutto c’è il nostro difficile cammino dalla schiavitù del peccato alla libertà del vivere da figli di Dio. Cogliamo la Quaresima come un forte impegno di conversione personale e comunitaria. Inoltre il Papa ci chiede di confrontarci con la realtà concreta di qualche migrante o pellegrino ma per cogliere cosa Dio ci chiede per essere “viaggiatori migliori verso la casa del Padre”. Questo dialogo concreto ci aiuti ad essere viandanti coraggiosi… Pensiamo al coraggio e alla speranza che hanno i pellegrini (esempio sul sentiero di Santiago de Campostela) oppure i migranti (quanti in mezzo a noi anche dal sud Italia o da altri parti del mondo) per recuperare in noi il coraggio del nostro cammino impegnativo di conversione.
Poi il Papa ci pone un secondo appello, che rimanda alla fase ecclesiale che stiamo vivendo: la sinodalità. Il nostro viaggio lo compiamo insieme.
In questa Quaresima, Dio ci chiede di verificare se nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nei luoghi in cui lavoriamo, nelle comunità parrocchiali o religiose, siamo capaci di camminare con gli altri, di ascoltare, di vincere la tentazione di arroccarci nella nostra autoreferenzialità e di badare soltanto ai nostri bisogni. Chiediamoci davanti al Signore – continua a provocarci il Papa – se siamo in grado di lavorare insieme come vescovi, presbiteri, consacrati e laici, al servizio del Regno di Dio; se abbiamo un atteggiamento di accoglienza, con gesti concreti, verso coloro che si avvicinano a noi e a quanti sono lontani; se facciamo sentire le persone parte della comunità o se le teniamo ai margini.
Si tratta di camminare insieme nella speranza.
“La speranza che non delude (cfr Rm 5,5), messaggio centrale del Giubileo, sia per noi l’orizzonte del cammino quaresimale verso la vittoria pasquale. Come ci ha insegnato nell’Enciclica Spe salvi il Papa Benedetto XVI, «l’essere umano ha bisogno dell’amore incondizionato. Ha bisogno di quella certezza che gli fa dire: “Né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,38-39)» [n. 26]. Gesù, nostro amore e nostra speranza, è risorto e vive e regna glorioso. La morte è stata trasformata in vittoria e qui sta la fede e la grande speranza dei cristiani: nella risurrezione di Cristo!”.
L’imposizione delle ceneri è un atto penitenziale, rafforzato in questo giorno dal digiuno. Siano segni esteriori perché il nostro cammino interiore sia sincero e vero. Aiutiamoci. Siamo in un’epoca di tenebre: le guerre, le violenze, le prepotenze ne sono il linguaggio. Ma il peccato ci vede tutti complici.
Camminare insieme nella speranza: sia un cammino personale/individuale ma anche comunitario. Aiutiamoci.
Domenica faremo qui in cattedrale il Giubileo dei volontari e vi invito a partecipare: impariamo da loro a rischiare di donare il tempo e dunque noi stessi. Si tratta di vincere il peccato che ci fa pensare solo a noi stessi. Facciamolo con maggiore generosità e gioia e così dare alla speranza di incarnarsi anche attraverso di noi, chiamati ad essere segni di speranza.