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Conferimento del mandato ai Ministri straordinari della Comunione


DIOCESI DI TRIESTE


Conferimento del mandato ai Ministri straordinari della Comunione


✠ Enrico Trevisi


Trieste, 6 aprile 2025



Cari fratelli e sorelle, amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

Fratelli, a noi è stata mandata questa parola di salvezza. Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l’hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato; e pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti. At 13, 26-30a

Il brano che abbiamo ascoltato ci porta nella sinagoga di Antiochia di Pisidia. Paolo e Barnaba dopo aver predicato a Cipro sono passati a Perge e in Panfilia… sono i grandi missionari che dapprima si rivolgono agli Ebrei ma poi vista la loro gelosia aprono le vie del Vangelo ai pagani.
Paolo ripercorre la storia di Israele, la liberazione dalla schiavitù in Egitto e poi i quarant’anni nel deserto, e poi Samuele, Saul, Davide fino ad arrivare a Giovanni il Precursore, il Battista. L’attenzione converge poi su Gesù presentato come il culmine di una storia di salvezza con la quale Dio aveva preparato il suo popolo alla Rivelazione compiuta.
Eppure gli Ebrei non lo riconoscono. Paolo sarà molto amareggiato per il suo popolo che non accoglie l’annuncio di Gesù. E tuttavia non si ferma: apre nuove vie al Vangelo.
Sorprende questa capacità di Paolo – sorretto dallo Spirito – di scegliere vie nuove perché l’annuncio del Vangelo sia aperto ad altri popoli. Anche noi possiamo essere amareggiati per il fatto che tanta gente si allontana da Gesù e dalla Chiesa. Certamente siamo chiamati a rinnovarci e ad essere più evangelici.
E in questa prospettiva tutti siamo chiamati a percorrere vie nuove (o meglio vie antiche da reinterpretare nell’oggi). E così ci siete anche voi e il vostro andare per le case a portare l’Eucarestia. Andare per le case e mostrare il volto di una Chiesa che fedele al suo Signore vuole essere vicina a chi è malato, sofferente.
Non nascondo che a me piace questa Chiesa che cammina e percorre le strade dei quartieri e dei paesi. E arriva dove c’è solitudine, dove c’è malattia, dove occorre seminare con abbondanza la speranza. La chiesa ha la missione di annunciare a tutti il Gesù che è nostra speranza (1Tim 1,1).

Nella Spes non confundit il papa dice: “Segni di speranza andranno offerti agli ammalati, che si trovano a casa o in ospedale. Le loro sofferenze possano trovare sollievo nella vicinanza di persone che li visitano e nell’affetto che ricevono. Le opere di misericordia sono anche opere di speranza, che risvegliano nei cuori sentimenti di gratitudine”.
In questo Giubileo sentitevi ingaggiati da Dio a diventare voi stessi segni di speranza per gli ammalati.
Imparate la delicatezza e l’empatia con cui relazionarvi. Siate premurosi nell’ascoltare e umili nell’esortare, accettando anche le fatiche, le inquietudini che vengono da chi si trova in condizioni difficili, con patologie gravemente invalidanti. Non abbiate fretta. Non mettete al centro voi stessi perché siete segno della premura di Dio. Non siate invadenti e curiosi ma affidabili custodi delle confidenze che ricevete.

Non esibite risposte semplicistiche, piuttosto abbiate il coraggio di esserci accanto al malato, di restare un po’ di tempo cioè senza essere frettolosi e, se è disposto – chiedendo con delicatezza: vuole che diciamo una preghiera? - aprire insieme il cuore a Dio.
Voi spesso andrete con l’Eucarestia e già saranno ad aspettarvi. Portate il tesoro più grande che abbiamo. Siate gioiosi di questo servizio. Abbiate sempre cura nel non banalizzare il rito, ma la vostra compostezza, il vostro raccoglimento sia indice della sacralità del mistero di Amore che entra in quella casa. Ma insieme datevi il tempo poi per parlare, salutare, dire parole gentili, annunciare la misericordia di Dio, mostrare una vera prossimità e interesse per il bene del malato e dei suoi cari. Siate il ponte tra quella casa e la Chiesa. Intuite e parlate con i presbiteri quando è il caso che anche loro vadano da quel malato per essere ministri di quella Riconciliazione che risana i cuori.

Voi siete gli ambasciatori di una Chiesa vicina, amica, alleata. Di quel Dio che per esserci vicino ha preso la carne umana. Per essere vicino anche a chi veniva condannato, Lui stesso si è lasciato condannare.
Voi siete ministri di una Chiesa che si prende cura dei fragili, dei disabili, degli anziani… una via di Vangelo che assomiglia a quel Gesù che percorreva le strade, entrava nelle piazze e nelle case ed era disponibile anzitutto per malati e disabili. Siate grati al Signore per la fiducia che vi ha accordato.