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Guardiamo al Cireneo. Poglejmo si Cireneje.


DIOCESI DI TRIESTE


Domenica delle Palme e della Passione del Signore


✠ Enrico Trevisi


Trieste, 13 aprile 2025



Cari fratelli e sorelle, amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre

Guardiamo al Cireneo. Poglejmo si Cireneje
Non ha scelto la croce. Neanche Gesù ha scelto la croce. Gesù ha scelto di amare fino alla fine e dunque fino all’abisso della violenza e della cattiveria umana.
Il Cireneo è stato obbligato a portare la croce. Gliela mettono addosso.
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. (Luca 23,26).
C’è la violenza di chi mette addosso la croce a Gesù e c’è la cieca violenza che uno passa per la strada e gli mettono addosso la croce di un altro. Pensiamo a quante vicende portano a sconvolgere la vita di chi innocente è implicato in un incidente, in una rapina, in una guerra…
Il Cireneo non è un sentimentale buonista che sceglie di aiutare un povero cristo che sta male. Il Cireneo è obbligato dalla violenza e brutalità di quanto accade a sconvolgere la sua giornata e la sua vita caricato di un peso che improvvisamente diventa suo; oppure si sente obbligato, non può non fermarsi perché Dio lo ferma e gli chiede di farsi carico di quel povero Cristo che è sulla sua strada.
Il Cireneo si fa intimo del Cristo che porta la Croce. Gli è a fianco. Volto a volto. Si sporca del suo sudore, del suo sangue. Sente il suo ansimare. Soffre della sua fatica e del suo dolore. Ne condivide le cadute e ricadute. Le umiliazioni.
Quando siamo Cirenei diventiamo partecipi di quella umiliazione e di quella dignità del sofferente portatore della croce che ci è dato di accompagnare. In una intimità inaudita. Che può diventare intimità di amore.
Non è bello portare la croce. Ni lepo nositi križa. Tanto più se di uno sconosciuto. Fa ribrezzo pensarlo. È da masochisti e presuntuosi il desiderarlo.
Potremmo allontanarci, schivare il Cristo che porta la croce: le soluzioni sono facili. Studiamo la strada, facciamo altri percorsi. Siamo zeppi di impegni. E la nostra vita è già pesante. Perché portare la croce di uno sconosciuto? E poi magari se l’è meritata quella croce.
E così – un po’ per paura, un po’ per facili alibi che mai mancano – ci perdiamo l’intimità con il Signore. Che passa anche dal portare gli uni i pesi degli altri. Gli uni le croci degli altri. Fin sul Calvario. Fin dentro lo scandalo della croce. Fin dentro il mistero di un amore che si rivela nella Croce portata per i propri crocifissori. “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno!”. "Oče, odpusti jim, saj ne vedo, kaj delajo!".
Quando ti metteranno addosso una croce non tua non scappare. Non imprecare. Accogli l’imprevedibile compagnia del tuo Signore, l’intimità con il tuo Signore e ama, comunque.
Grazie a tutti i Cirenei della nostra città. Grazie a tutti i volontari che si spendono negli ambiti più diversi. Come segno giubilare vogliamo sistemare dei locali per farne una casa chiamata Centro volontari “Pellegrini di speranza”. Grazie a tutti coloro che ci aiuteranno a realizzarlo: faccio appello alla generosità di tutti. Sia questo un segno tangibile che la nostra identità è l’amore fraterno, il portare gli uni i pesi degli altri, il diventare samaritani, l’essere Cirenei. In altre parole il conformarci a Cristo che dona la vita nell’amore.
Ma questa settimana diamo tempo alla preghiera, partecipiamo tutti alle celebrazioni del Triduo Pasquale, ricordiamolo nelle nostre famiglie, ridiamo priorità alle cose. Questa è la Settimana Santa e la vogliamo vivere come esperienza di profonda preghiera e contemplazione, come Cirenei che stanno accanto a Gesù e nell’intimità con Lui portano la Croce e si sfamano del suo Amore.