DIOCESI DI TRIESTE
Rosario e Santa Messa per Papa Francesco
✠ Enrico Trevisi
Monte Grisa, 24 aprile 2025
Cari fratelli e sorelle,
Amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre
Il Vangelo (Lc 24,35ss) ci dice che Gesù è stato riconosciuto dai discepoli di Emmaus nello spezzare il pane. E poi apparendo agli apostoli nel Cenacolo, dopo essersi messo in mezzo e aver detto “Pace a voi”, di fronte ai loro dubbi e turbamenti Gesù li invita a guardare alle sue mani e ai suoi piedi.
Per riconoscere Gesù occorre anzitutto ritrovarci con Lui nello spezzare il pane. Lì noi vediamo il Cuore di Cristo, li ci immettiamo nel mistero della sua croce, lì cogliamo le sue piaghe per noi, quelle mani e quei piedi feriti dai chiodi. Si è donato completamente a noi. Papa Francesco ha scritto (Desiderio Desideravi del 2022):
7. Il contenuto del Pane spezzato è la croce di Gesù, il suo sacrificio in obbedienza d’amore al Padre. Se non avessimo avuto l’ultima Cena, vale a dire l’anticipazione rituale della sua morte, non avremmo potuto comprendere come l’esecuzione della sua condanna a morte potesse essere l’atto di culto perfetto e gradito al Padre, l’unico vero atto di culto. Poche ore dopo, gli Apostoli avrebbero potuto vedere nella croce di Gesù, se ne avessero sostenuto il peso, che cosa voleva dire “corpo offerto”, “sangue versato”: ed è ciò di cui facciamo memoria in ogni Eucaristia. Quando torna risorto dai morti per spezzare il pane per i discepoli di Emmaus e per i suoi tornati a pescare pesce – e non uomini – sul lago di Galilea, quel gesto apre i loro occhi, li guarisce dalla cecità inferta dall’orrore della croce, rendendoli capaci di “vedere” il Risorto, di credere alla Risurrezione.
8. Se fossimo giunti a Gerusalemme dopo la Pentecoste e avessimo sentito il desiderio non solo di avere informazioni su Gesù di Nazareth, ma di poterlo ancora incontrare, non avremmo avuto altra possibilità se non quella di cercare i suoi per ascoltare le sue parole e vedere i suoi gesti, più vivi che mai. Non avremmo avuto altra possibilità di un incontro vero con Lui se non quella della comunità che celebra. Per questo la Chiesa ha sempre custodito come il suo più prezioso tesoro il mandato del Signore: “fate questo in memoria di me”.
Papa Francesco ci ha insegnato a contemplare il mistero di amore del Signore Gesù per poi partire e irraggiare su tutti la novità del suo amore. Ecco il mandato che riceviamo, ma anche con la consapevolezza che Lui ci accompagna.
Nella Dilexit nos, papa Francesco ha detto:
215. Egli ti manda a diffondere il bene e ti spinge da dentro. Per questo ti chiama con una vocazione di servizio: farai del bene come medico, come madre, come insegnante, come sacerdote. Ovunque tu sia, potrai sentire che Lui ti chiama e ti manda a vivere questa missione sulla terra. Egli stesso ci dice: «Vi mando» (Lc 10,3). Questo fa parte dell’amicizia con Lui. Perciò, affinché tale amicizia maturi, bisogna che ti lasci mandare da Lui a compiere una missione in questo mondo, con fiducia, con generosità, con libertà, senza paure. Se ti chiudi nelle tue comodità, questo non ti darà sicurezza, i timori, le tristezze, le angosce appariranno sempre. Chi non compie la propria missione su questa terra non può essere felice, è frustrato. Quindi è meglio che ti lasci inviare, che ti lasci condurre da Lui dove vuole. Non dimenticare che Lui ti accompagna. Non ti getta nell’abisso e ti lascia abbandonato alle tue forze. Lui ti spinge e ti accompagna. L’ha promesso e lo fa: «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20).
216. In qualche modo devi essere missionario, missionaria, come lo furono gli apostoli di Gesù e i primi discepoli, che andarono ad annunciare l’amore di Dio, andarono a raccontare che Cristo è vivo e vale la pena di conoscerlo. Santa Teresa di Gesù Bambino lo viveva come elemento imprescindibile della sua offerta all’Amore misericordioso: «Volevo dar da bere al mio Amato e io stessa mi sentivo divorata dalla sete delle anime». [227] Questa è anche la tua missione. Ognuno la compie a modo suo, e tu vedrai come potrai essere missionario, missionaria. Gesù lo merita. Se ne avrai il coraggio, Lui ti illuminerà. Ti accompagnerà e ti rafforzerà, e vivrai un’esperienza preziosa che ti farà molto bene. Non importa se riuscirai a vedere dei risultati, questo lascialo al Signore che lavora nel segreto dei cuori, ma non smettere di vivere la gioia di cercare di comunicare l’amore di Cristo agli altri.
Sono parole bellissime, che ci spingono a rispondere con decisione alla nostra vocazione, a divenire autentici missionari. Ovunque. In ogni stagione della vita. In ogni professione.
Prima di partire da Trieste il 7 luglio 2024, papa Francesco con l’elicottero ha sorvolato su questo nostro Santuario di Monte Grisa, in cui veneriamo l’immagine della Madonna di Fatima. Non ha potuto fermarsi. Come in una prima programmazione avremmo voluto. Chissà forse nel suo cuore ha ripreso la preghiera che a Fatima aveva recitato il 12 maggio 2017. Ne riprendo un passaggio:
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria,
Regina del Rosario di Fatima!
Fa’ che seguiamo l’esempio dei Beati Francesco e Giacinta,
e di quanti si consacrano all’annuncio del Vangelo.
Percorreremo così ogni rotta,
andremo pellegrini lungo tutte le vie,
abbatteremo tutti i muri
e supereremo ogni frontiera,
uscendo verso tutte le periferie,
manifestando la giustizia e la pace di Dio.
Saremo, nella gioia del Vangelo, la Chiesa vestita di bianco,
del candore lavato nel sangue dell’Agnello
versato anche oggi nelle guerre che distruggono il mondo in cui viviamo.
E così saremo, come Te, immagine della colonna luminosa
che illumina le vie del mondo,
a tutti manifestando che Dio esiste,
che Dio c’è,
che Dio abita in mezzo al suo popolo,
ieri, oggi e per tutta l’eternità.