Giubileo 2025
La lettera del Vescovo
DIOCESI DI TRIESTE
Giubileo 2025
Pellegrini di speranza
Lettera del Vescovo
Cari Presbiteri e Diaconi,
Cari fedeli della Diocesi di Trieste
In vista del Giubileo, voglio sintetizzare alcune disposizioni che vi prego di tener presente per vivere al meglio il Giubileo e aiutare tutti a non sciupare questa Grazia che ci viene offerta. Fatevi promotori che il messaggio di misericordia arrivi a tutti e che tutti possano lasciarsi toccare il cuore e vivere bene il tempo del Giubileo.
Nel Calendario diocesano sono già predisposte una serie di iniziative per “categorie”, ma sarà bello che ci siano espressioni di popolo, a prescindere da altre appartenenze, in cui ci si senta attesi.
Invito anche a considerare la possibilità del Pellegrinaggio diocesano a Roma che si terrà dal 24 al 27 marzo 2025. Affrettatevi per la prenotazione.
Come pellegrini di speranza, siamo chiamati a vivere bene il Giubileo e a rinnovare il nostro incontro con la misericordia di Dio, che ci spalanca ad un futuro più luminoso. Aiutiamoci a raccogliere la sfida di scegliere di usare il tempo, di trovare spazi di silenzio, di metterci in cammino per un vero Giubileo. Il segno del pellegrinaggio, la dimensione penitenziale e il sacramento della Riconciliazione, il segno delle opere di misericordia (corporale e spirituale) siano riscoperti.
In questa prospettiva si colloca anche l’indulgenza, che mi piace pensare come una forma specifica dell’infinita misericordia di Dio che ci viene incontro. Le categorie usate dal catechismo per spiegare le indulgenze possono risultare distanti dal nostro linguaggio corrente.
Proveremo a tradurle perché nessuno possa sentirsi estraneo a questa offerta di amore che si rinnova anche nel nostro tempo (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica 1471-1479). Qui riporto la sintesi operata dal Catechismo degli Adulti:
I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l’equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche una riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere. In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l’immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione.
La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, opere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti. Nei primi secoli i vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità.
I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell’indulgenza. Si ha l’indulgenza “plenaria” quando la liberazione è totale; altrimenti si ha l’indulgenza “parziale”. Per ricevere l’indulgenza plenaria si richiedono: una disposizione di distacco affettivo da qualsiasi peccato, anche veniale; l’attuazione di un’opera indulgenziata; il soddisfacimento, anche in giorni diversi, di tre condizioni, che sono la confessione sacramentale, la comunione eucaristica e la preghiera secondo l’intenzione del Papa. Le indulgenze, plenarie e parziali, possono essere applicate ai defunti a modo di suffragio.
La pratica delle indulgenze non pregiudica il valore di altri mezzi di purificazione, come anzitutto la santa Messa e l’offerta della propria sofferenza. Costituisce anzi un incoraggiamento a compiere opere buone a vantaggio di tutti (Catechismo degli Adulti 710).
Le Norme della Penitenzieria Apostolica stabiliscono che in ogni diocesi ci sono luoghi di pia visita in cui acquistare l’indulgenza giubilare: “I Vescovi terranno conto delle necessità dei fedeli nonché della stessa opportunità di mantenere intatto il significato del pellegrinaggio con tutta la sua forza simbolica, capace di manifestare il bisogno ardente di conversione e di riconciliazione”.
Per la nostra diocesi le chiese giubilari sono:
- La Cattedrale di San Giusto martire
- Il Tempio Nazionale di Maria, Madre e Regina - Santuario di Monte Grisa
- Il Santuario della Beata Maria Vergine Assunta/Blažena Devica Marija Vnebovzeta di Monrupino/Repentabor
- Il Santuario di Santa Maria Assunta - Muggia Vecchia
Pertanto dispongo che sia le Parrocchie sia i Decanati programmino pellegrinaggi verso queste mete, con coloro che sono in grado anche con tratti a piedi, dando particolare rilievo alla celebrazione del sacramento della riconciliazione. Propongo che si facciano pellegrinaggi decanali verso la Cattedrale, da concordare con la Segreteria vescovile e il Parroco della Cattedrale. E che a livello parrocchiale si promuovano pellegrinaggi verso le nostre chiese giubilari, con l'attenzione che ci siano sempre presbiteri a disposizione per le confessioni.
Le Norme stabiliscono le modalità per ricevere l’Indulgenza giubilare nelle chiese giubilari:
“I fedeli, pellegrini di speranza, potranno conseguire l’Indulgenza giubilare concessa dal Santo Padre se intraprenderanno un pio pellegrinaggio:
verso qualsiasi luogo sacro giubilare: ivi partecipando devotamente alla Santa Messa (ogniqualvolta lo permettano le norme liturgiche si potrà ricorrere anzitutto alla Messa propria per il Giubileo oppure alla Messa votiva: per la riconciliazione, per la remissione dei peccati, per chiedere la virtù della carità e per la concordia dei popoli); ad una Messa rituale per il conferimento dei sacramenti di iniziazione cristiana o l’Unzione degli infermi; alla celebrazione della Parola di Dio; alla Liturgia delle ore (ufficio delle letture, lodi, vespri); alla Via Crucis; al Rosario mariano; all’inno Akathistos; ad una celebrazione penitenziale, che termini con le confessioni individuali dei penitenti, come è stabilito nel rito della Penitenza (forma II).
[...]
Altresì, i fedeli potranno conseguire l’Indulgenza Giubilare se, individualmente, o in gruppo, visiteranno devotamente qualsiasi luogo giubilare e lì, per un congruo periodo di tempo, si intratterranno nell’adorazione eucaristica e nella meditazione, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e invocazioni a Maria, Madre di Dio, affinché in questo Anno Santo tutti ‘potranno sperimentare la vicinanza della più affettuosa delle mamme, che mai abbandona i suoi figli’ (Spes non confundit, 24)".
Chiedo una particolare attenzione verso chi è impedito a partecipare ai nostri pellegrinaggi giubilari e a spiegare che anche loro sono nel flusso di questa straordinaria Misericordia di Dio, che trova le modalità di raggiungerli anche nella loro particolare situazione:
“I fedeli veramente pentiti che non potranno partecipare alle solenni celebrazioni, ai pellegrinaggi e alle pie visite per gravi motivi (come anzitutto tutte le monache e i monaci di clausura, gli anziani, gli infermi, i reclusi, come pure coloro che, in ospedale o in altri luoghi di cura, prestano servizio continuativo ai malati), conseguiranno l’Indulgenza giubilare, alle medesime condizioni se, uniti in spirito ai fedeli in presenza, particolarmente nei momenti in cui le parole del Sommo Pontefice o dei Vescovi diocesani verranno trasmesse attraverso i mezzi di comunicazione, reciteranno nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene (ad es. nella cappella del monastero, dell’ospedale, della casa di cura, del carcere...) il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e altre preghiere conformi alle finalità dell’Anno Santo, offrendo le loro sofferenze o i disagi della propria vita”.
Le Norme della Penitenzieria stabiliscono anche altre modalità per conseguire l’indulgenza:
- “Inoltre, i fedeli potranno conseguire l’Indulgenza giubilare se, con animo devoto, parteciperanno alle Missioni popolari, a esercizi spirituali o ad incontri di formazione sui testi del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, da tenersi in una chiesa o altro luogo adatto, secondo la mente del Santo Padre”.
- L’indulgenza plenaria la si può ricevere una sola volta al giorno. Tuttavia si stabiliscono le modalità per applicare l’indulgenza ai defunti che è un atto di carità: “l’indulgenza giubilare, in forza della preghiera, è destinata in modo particolare a quanti ci hanno preceduto, perché ottengano piena misericordia” (Spes non confundit, 22). Si chiede di partecipare nello stesso giorno a due Sante Messe accostandosi legittimamente per due volte alla Santa Comunione.
- “Ma, in modo più peculiare, proprio ‘nell’Anno Giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio’ (Spes non confundit, 10): l’Indulgenza viene pertanto annessa anche alle opere di misericordia e di penitenza, con le quali si testimonia la conversione intrapresa”. Si suggerisce di vivere frequentemente le opere di misericordia corporale e spirituale.
- “Allo stesso modo i fedeli potranno conseguire l’Indulgenza giubilare se si recheranno a rendere visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine, diversamente abili... ), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro (cfr. Mt 25,34-36) e ottemperando alle consuete condizioni spirituali, sacramentali e di preghiera. I fedeli, senza dubbio, potranno ripetere tali visite nel corso dell’Anno Santo, acquisendo in ciascuna di esse l’Indulgenza plenaria, anche quotidianamente”.
- “L’Indulgenza plenaria giubilare potrà essere conseguita anche mediante iniziative che attuino in modo concreto e generoso lo spirito penitenziale che è come l’anima del Giubileo, riscoprendo in particolare il valore penitenziale del venerdì: astenendosi, in spirito di penitenza, almeno durante un giorno da futili distrazioni (reali ma anche virtuali, indotte ad esempio dai media e dai social network) e da consumi superflui (per esempio digiunando o praticando l’astinenza secondo le norme generali della Chiesa e le specificazioni dei Vescovi), nonché devolvendo una proporzionata somma in denaro ai poveri; sostenendo opere di carattere religioso o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita in ogni sua fase e della qualità stessa della vita, dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi o soli, dei migranti dai vari Paesi ‘che abbandonano la loro terra alla ricerca di una vita migliore per se stessi e per le loro famiglie’ (Spes non confundit, 13); dedicando una congrua parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato, che rivestano interesse per la comunità o ad altre simili forme di personale impegno”.
“Al riguardo, questa Penitenzieria esorta tutti i sacerdoti ad offrire con generosa disponibilità e dedizione di sé la più ampia possibilità ai fedeli di usufruire dei mezzi della salvezza, adottando e pubblicando fasce d’orario per le confessioni…, programmando celebrazioni penitenziali a cadenza fissa e frequente, offrendo anche la più ampia disponibilità di sacerdoti che, per raggiunti limiti di età, siano privi di incarichi pastorali definiti”.
✠ Enrico Trevisi
Trieste, 15 ottobre 2024