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V DOMENICA DI QUARESIMA

V DOMENICA DI QUARESIMA

 


DIOCESI DI TRIESTE
V DOMENICA DI QUARESIMA
+ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 29 marzo 2020
 
Carissimi fratelli e sorelle,
1. In questa quinta domenica di Quaresima la Chiesa ci fa meditare il brano del Vangelo di Giovanni che narra la risurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-45). Al cuore del brano troviamo una stupefacente affermazione di Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”. In primo luogo, con questa affermazione Gesù rivela che la vita e la risurrezione è Lui stesso. In altre parole, afferma che la morte fisica non è una vittoria definitiva sull’uomo perché in Lui c’è una vita così potente che è in grado di comunicarsi anche a chi è fisicamente morto. In secondo luogo, Gesù ci fa sapere che “chi crede” in Lui “anche se muore, vivrà”. In altre parole ci viene detto che, mediante la fede, noi entriamo in possesso di una vita che, pur segnata dalla morte fisica, continua sempre nell’eternità. Inoltre, la morte colpisce certamente il nostro corpo, ma solo in maniera temporanea, perché anch’esso sarà risvegliato dalla potenza di Gesù. Quello che ci prospetta il brano del Vangelo è quindi qualcosa di grandioso: ognuno di noi, in carne ed ossa, vivrà in pienezza della stessa vita di Gesù e in eterno.
2. Cari fratelli e sorelle, in questa sofferta e faticosa stagione segnata dall’epidemia da coronavirus, la morte è tornata prepotentemente sulla scena della nostra quotidianità sia per le migliaia di morti – morti spesso in una solitudine desolante e senza alcun conforto familiare e religioso – sia perché ha costretto tutti a fare i conti con la paura e lo smarrimento di un suo improvviso e subdolo arrivo a mettere fine alla nostra vita e a quella dei nostri cari. Se compariamo la nostra situazione con il racconto evangelico della risurrezione di Lazzaro si resta colpiti dalla compassione che prova Gesù per la scomparsa dell’amico e per il dolore delle due sorelle, Marta e Maria: “Gesù […] si commosse profondamente” (Gv 11,33) e “scoppiò in pianto” (Gv 11,35). Questa sua umanissima compassione ci deve portare ad affidarci a Lui e a fidarci della sua Parola di vita. Egli fa uscire vivo da una tomba un cadavere che era lì da quattro giorni. Anche oggi nella drammatica situazione di morte che ci circonda, Gesù ci raggiunge come risurrezione e vita, perché Lui ha vinto la morte ed è più forte della morte. Chi crede in Lui, chi lo incontra veramente e profondamente mediante la fede, i sacramenti, la preghiera vive già ora della vita stessa di cui vive Gesù: “chiunque vive e crede” in Lui “non morrà in eterno”. A Maria chiediamo la grazia del credere in Gesù che è la risurrezione e la vita.

 

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