DIOCESI DI TRIESTE
Benedizione del monumento a Baden Powell
✠ Enrico Trevisi
piazzale Biagio Marin (Pineta di Barcola), 23 febbraio 2025
Cari fratelli e sorelle, amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre
BP, Baden Powell è anzitutto un grande educatore. Vorrei dargli la parola, per riascoltarlo in questo nostro tempo in cui siamo talvolta noi adulti affaticati nell’assumerci con gioia e slancio la missione educativa. Il primo testo di BP che vi leggo ci porta a sgonfiarci dalla nostra superbia e dal nostro orgoglio. Il testo è rivolto a tutti noi:
“C’è una malattia che oggi è estremamente diffusa, tanto che la maggior parte di noi ne è più o meno affetta: è la malattia di chi è troppo pieno di sé. Abbiamo tendenza a pensare che le nostre particolari scelte politiche, la nostra visione della società, o qualunque altra cosa sia al centro dei nostri interessi sia la sola cosa realmente importante che esiste al mondo, Il miglior antidoto a tale malattia è quello di dare uno sguardo alla vastità dell’universo o alla storia antica e all’evoluzione del nostro pianeta e alle specie che lo abitano. Allora la nostra testa si sgonfia ed in tutta umiltà ci rendiamo conto che non siamo che piccole pedine nel grande gioco della Natura. Siamo su questa terra solo per un breve periodo per fare la nostra parte, con le altre creature viventi che sono con noi, nel portare avanti i grandi progetti del Creatore, che sono talmente al di là della nostra comprensione”. (Taccuino, Nuova Fiordaliso, Roma 1997, p.16)
L’educazione deve fare i conti con il desiderio di felicità che c’è in ciascuno, anche in ogni ragazzo. BP parla di successo ma poi precisa che si tratta della felicità:
“Se vuoi veramente intraprendere la tua strada verso il successo, cioè verso la felicità, non devi soltanto evitare di farti ingannare dai ciarlatani antireligiosi, ma devi dare una base religiosa alla tua vita. Non si tratta solo di frequentare la chiesa o di conoscere la storia della Bibbia o di comprendere la teologia. Molti uomini sono sinceramente religiosi quasi senza saperlo e senza avere studiato. La religione molto brevemente esposta, significa:
- primo, sapere chi e che cosa è Dio;
- secondo, utilizzare al meglio la vita che Egli ci ha dato e fare quanto Egli aspetta da noi. Ciò consiste soprattutto nel fare qualcosa per gli altri.
Questo dovrebbe essere il tuo credo, non come argomento di meditazione riservato alle domeniche, ma come qualcosa che tu devi vivere in ogni ora fase della tua vita quotidiana.
Come passi per raggiungere i due punti suddetti ed evitare l’ateismo, ci sono due cose che ti raccomando di fare. La prima è di leggere quell’antico e meraviglioso libro che è la Bibbia, nella quale scoprirai, oltre alla Rivelazione Divina, un compendio meravigliosamente interessante di storia, di poesia e di morale. La seconda è di leggere un altro vecchio libro meraviglioso: quello della Natura, e di vedere e studiare tutto quanto puoi delle bellezze e dei misteri che essa ti offre per la tua gioia. E quindi rifletti al modo con cui puoi meglio servire Dio finché ancora possiedi la vita che Egli ti ha prestato”. (La strada verso il successo, Nuova Fiordaliso, Roma 2000, pp.192-193)
BP è un grande educatore. Su questi temi torna continuamente. E lo fa volendo affascinare: non si tratta di dare ai ragazzi semplicemente nozioni e teorie, ma di suscitare uno spirito religioso. Non si tratta semplicemente di adempiere delle pratiche (e magari confinando Dio in una pratica settimanale) ma di fargli prendere coscienza con tutto il proprio animo dell’esistenza, della presenza di Dio e dunque poi di come poterlo servire, di come adempiere i propri doveri. Io oggi tradurrei così: di come fare della propria vita una risposta al dono di Dio che è la vita.
Tra i tanti testi di Baden Powell ne cito ancora alcuni:
“Il ragazzo è naturalmente portato verso la religione, ma istruirlo in ciò che può interessare un adulto conduce al risultato di annoiarlo o di fare di lui un saccente. Un mezzo sicuro perché egli prenda coscienza con tutto il suo animo dell’esistenza di Dio è lo studio della natura: così come la pratica scout della Buona Azione ecc. gli fa prender coscienza dei suoi doveri di cristiano”. (Giocare il gioco, Nuova Fiordaliso, Roma 1997, cit. 534 già in: Scautismo per ragazzi, Salani, Firenze 1948, p.25).
“La religione … non è un abito esteriore da indossare per la domenica. È una vera e propria parte del carattere del ragazzo, uno sviluppo della sua anima, e non un rivestimento esterno che può staccarsi. È una questione di personalità, di convinzioni interiori, non di istruzione… (Il Libro dei Capi, Nuova Fiordaliso, Roma 1999, pp.67).
E infine mi piace terminare con un rimando alla dimensione spirituale e alla sua apertura al bello e alla meraviglia:
“C’è poi un aspetto spirituale. Sorseggiando la natura, di cui sono impregnate le camminate nei boschi, chi è gracile cresce e comincia a guardarsi intorno. Uscire di casa è la migliore scuola per osservare e comprendere le meraviglie di un meraviglioso universo. Apre la mente all’osservazione del bello che ha dinanzi, giorno per giorno.
Rivela al ragazzo di città che le stelle stanno proprio là, oltre i comignoli della città, come le nubi al tramonto risplendono nella loro gloria molto più in alto del tetto del cinema teatro. Lo studio della natura introduce in un tutto armonico il problema dell’infinito, dello storico, e del microscopico, come parte del progetto del Creatore”. (Adventures and Accidents, Methuen & Co., London 1934, p.168, tr.it. a cura di Lucio Sembrano).